Quando nel ’98 rientrammo ad Amsterdam per la seconda volta questo quartiere residenziale tirato su dal vecchio porto Est, quello del Lloyd hotel e della sala partenze dei transatlantici, quello scalo merci fuori mano durante la guerra dove Keesje Brijde a 12 anni venne fucilato dai tedeschi per essere andato di nascosto a spigolare tra i binari per raccogliere dei pezzi di carbone che cadevano dai treni. Quel porto dismesso negli anni ’80 e prontamente occupato da comunità di artisti, quei nomadi di città giovani e accampati, che 15-20 anni dopo ormai affermati rimasero a vivere in zona, negli appartamenti che vennero dopo e che furono il miglior successo urbanistico ad Amsterdam dopo la Amsterdamse School ai primi del ‘900.
Il mutevole tempo olandese 2
Stamattina esco alle 7.50 e mi compiaccio del tempo sereno e asciutto, che neanche sembra che ci siano solo 3,5 gradi.Arrivo da Amsterdam Noord ad Amsterdam Zuid e noto sorpresa i resti di neve e ghiaccio sui marciapiedi e sull’erba. Ma come, a sud è più freddo? di solito è il contrario, basta superare l’ IJ e i fossi sono ghiacciati. Al ritorno, mentre fuori si susseguono 50 sfumature di nevischio mi tolgo lo sfizio di fare una foto a ogni semaforo.
Leggetevele voi e fate due più due. Rientro e il nevischio sembra quasi neve seria. Faccio una telefonata ed esce il sole. Scrivo questo e la pioggia ricomincia a sbattere sui vetri.
Meno male che sono meno metereopatica del solito.
(Aggiornamento delle 10.04; adesso si è fatto proprio buio e stanno nevicando grossi fiocchi bianchi e abbondanti. Che francamente era pure ora).
10 cose da non dire a chi ha a che fare con l’ ADHD
Ci sono scesa un po’ a patti nel frattempo, ma scoprire da adulto che hai l’ ADHD è sempre una botta. Facciamo finta che tutti abbiamo un minimo presente di cosa sto parlando quando dico ADHD, tanto questo post è appunto per ricordarci cosa ne pensa chi ne sa poco e niente. Poi quando ho sedimentato ancora un po’ cercherò di spiegare cosa sia esattamente, come me l’hanno diagnosticata (e le cantonate prese per strada) e le fonti di informazione affidabili che ho trovato in giro e ve ne scriverò a parte.
Ammetto di aver sofferto a non dirlo prima. Non a caso quando proprio non ce la facevo più a tenermela, mi sono limitata a una roba un po’ generica. Non so, magari lo sarebbe lo stesso se mi avessero diagnosticato i piedi piatti, la celiachìa o la presbiopia (ah, fermi, quest’ultima me l’ hanno appena scoperta e dopo 4 decenni da ‘cecata’ non riesco ancora a farmene una ragione, io con gli occhiali da lettura vedo appannato, con quelli vecchi da miope/astigmatica no). Comunque ti ci devi abituare. E io intanto che mi abituavo cercavo di tenere a mente i lati positivi che mi ricordava la mia psicologa. Tutto questo ha portato a una bellissima chiacchierata con Miss Nathalie Finch che essendo per mestiere dall’altro lato della scrivania qui ha spiegato ottimamente come funzionano le diagnosi ai bambini.
Io intanto parlo per me che sono adulta. Ci vuole un po’ di tempo per capire che una serie di cose che mi hanno sempre dato noia nella vita (e fingo di andarci su leggera, eh) in realtà non le posso proprio influenzare. Il tuo cervello funziona così, con quei doni e quei limiti e basta farsene una ragione. Disse quella che ha passato 47 anni a sentirsi disadattata e diversa dagli altri, ma in fondo siamo tutti i diversi di qualcun altro, so what’s new?
Ancora più difficile è dirlo in giro, perché la gente che ti ha sempre conosciuto (e apprezzato) così cosa vuoi che ti dica? E la gente che ti conosce poco, cosa vuoi che ti dica? E in generale, ma dell’ ADHD cosa si sa in giro? Non chiedetelo a me che forse per motivi di pura sopravvivenza ancora non mi metto per bene dietro google per informarmi, quindi posso solo dire quel paio di cose su cui sono inciampata io. Che sono ridotte, personali e di parte, quindi praticamente di nessuna utilità per chicchessia. O forse si.
Eccovi quindi le cose da non dire a che ha l’ADHD, tranne me che nel frattempo per scriverle me le sono elaborate, oppure ho già sfanculato il primo che me l’ ha dette e adesso posso gestire meglio i prossimi.
1) Ah, queste malattie di moda
Ecco, vai magari a dirlo a uno che ha un tumore raro, l’ebola, l’ AIDS o qualcosa di più facilmente quantificabile. Ah, non glielo diresti? Come mai? (E comunque è una sindrome, non una malattia).
2) Ah, ma è quella cosa dei maschietti troppo vivaci?
Si, quella, ma non viene solo ai maschietti. Viene anche alle femminucce. E non viene solo ai bambini. Ce l’ hanno anche gli adulti. E non si esprime solo con irrequietezza e vivacità, quello è il sintomo “facile” che non hanno neanche tutti. Insomma, io sono femmina, adulta e relativamente tranquilla fisicamente, anzi, proprio pigra. Ma ce l’ ho, talmente inequivocabilmente che quando mi è arrivata una bella diagnosi scritta la prima reazione di chi mi vuole bene e mia è stata: ma come mai non ci abbiamo pensato prima?
3) Si, ma secondo me non hai l’ ADHD (qualsiasi cosa ciò voglia dire), è che tu sei un tipico gemelli, sempre sognatore e con la testa fra le nuvole
Il meccanismo di minimizzare per consolare e sdrammatizzare lo capisco, è umano, io l’ho applicato allo sfinimento con gli amici (molti dei quali essendo più civili di me non mi hanno neanche sfanculata) ma non aiuta, anzi, irrita. Io sto facendo una fatica enorme per accettare questa cosa, perché la devo accettare, la devo capire e me la devo fare amica visto che me la devo tenere, per cortesia non banalizzare tutto questo, anche se è un processo invisibile e ti sfugge. E io sono già stanca di mio. Provaci tu a vivere ogni minuto, ogni giorno della tua vita con 40 schermi che urlano a tutto volume una cosa diversa nella testa, senza meccanismi efficaci per filtrarli, che poi l’ oroscopo lo riscriviamo insieme.
4) Si, ma adesso diagnosticano queste cose a chiunque e prima non ce l’ aveva nessuno, secondo me è una scusa (per vendere medicine, per dare una scusa ai pelandroni, per controllarci attraverso le scie chimiche, perché i vaccini e big pharma e il complotto plutogiudaicomarziano).
Questa mi fa incazzare, ma tanto, per motivi che non sono in grado di spiegare razionalmente. E piantatela di linkarmi Robinson perché sono perfettamente d’accordo con lui sulla situazione di iperdiagnosi negli USA, a cui sottendono metodi di testing e politiche scolastiche nei diversi stati, ma appunto, non è il mio caso e la diagnosi non me l’ha fatta una maestra stanca ma una batteria di gente che ne sa. Questo TED Talk mi piace, ci credo, ma appunto, l’ epidemia di ADHD di cui parla non è la mia
5) Ma mica prenderai le medicine?
Si, all’inizio non capivo se mi servissero o meno, se facessero una differenza o meno. Poi ne dovevo prendere due al giorno, e io a prendere al mattino ci arrivavo, ma la pasticca di mezzogiorno proprio non riuscivo a ricordarmela manco segnandomi l’allarme sul telefonino. Ho smesso di prenderla per sciagurataggine due settimane (ahò, in fondo ho l’ ADHD, ci sta che mi scordi di farmele riprescrivere quando finiscono) in cui dovevo organizzare un sacco di cose ed è stata un’ esperienza così stressante da farmi ricredere.
A me la medicazione fa davvero tanto, in meglio, non è detto che sia così per tutti. Proverò altre cose ma intanto va bene così. In Italia peraltro il Ritalin costa meno dell’aspirina, così, sempre per tranquillizzare i complottisti da Big Pharma, che mi chiedo cosa si prendano quando hanno il mal di testa. E no, non mi cambia il carattere. Sono sempre io. Riconoscibilissima. Ma mi stanco meno, mi stresso meno e ho più tempo di tirare fuori quei lati piacevoli, che sempre miei sono, e che conosciamo bene.
6) Ma sono psicofarmaci, sono pericolosissimi, è stato dimostrato che hanno sul cervello lo stesso effetto della cocaina
Ormai gli articoli allarmistici ad minchiam si riconoscono dallo stile e dalla mancanza di argomentazioni serie, sostituite dalla suggestione. Me ne avete spediti a chili con le migliori intenzioni, ma o ve li leggete voi criticamente prima o piantatela, che reggere una diagnosi del genere già è faticoso di suo. Si è vero, se sniffassi il principio attivo in quantitativi equivalenti alla dose di cocaina che mi brucerebbe il cervello avreste pure ragione. Ma a parte che nessuna ricetta ne contiene tanto, poi stare lì a polverizzare e sniffare, ma dai, siamo seri. le dosi che prendo io sotto assiduo controllo medico non sono neanche lontanamente paragonabili (a parte che continuo a scordarmi la seconda pasticca e quindi ne prendo ancora meno).
Facciamo così, tutti quanti abbiamo sicuramente dei conoscenti che ammettono di farsi di coca lucidamente nel weekend a scopo ludico e rilassante che tanto non gli succede niente, loro si che se la sanno gestire. Andate prima a dirlo a loro che si bruciano il cervello e regalano i soldi alle mafie che poi ci fanno cose che rovinano la vita, direttamente o indirettamente anche a noi. Il risultato è triplice, vi cavate dalle mie scatole, vedete a scopo di studio antropologico che vi rispondono loro e fate opera meritoria contro le mafie. Ah, già, ma voi magari vi fate le canne lucidamente e state benissimo. Vi dirò, sto bene pure io che non me le sono mai fatte.
7) Ma ai tuoi figli la daresti?
Se ve ne fosse necessità e alle stesse condizioni con cui la prescrivono a me, certo, di corsa. Il punto è che nei miei anni di volontariato a scuola ne ho visti alcuni di bambini ridotti talmente male a causa di un problema non meglio determinato, una bimba giù di morale, depressissima e con l’autostima a zero che faceva cose che oggettivamente rischiavano anche di metterla in pericolo (e mandare in galera noi sorveglianti).
Un altro ragazzino, neanche cattivo, visto che l’ ho conosciuto al nido di mio figlio e l’ho visto crescere, a un certo punto stava diventando un pericolo per sé e per gli altri quando partiva con i cinque minuti di aggressività. A scuola non si poteva dire niente per via della privacy, poi seppi che la madre, con una diagnosi e tutto, comprensibilmente aveva avuto paura delle medicine e rifiutava di farlo medicare. Fino a che non è finito in una brutta rissa, è intervenuta la polizia e i servizi sociali, qualcosa deve essere successo perché nel giro di una settimana è cambiato da così a così ed è tornato il ragazzino gentile che ho conosciuto da piccolo. Con grande sollievo di tutta la scuola. E della madre, con cui poi ho parlato. (Una dei rappresentanti dei genitori si lasciò sfuggire: “si vede che gli hanno cambiato dosaggio”).
Sono cambiati da così a così nel giro di una settimana, hanno finito bene la scuola e sono riusciti and andare alle superiori che volevano, sono diventai felici, hanno ricominciato a socializzare, a una è venuta la botta creativa che evidentemente prima era troppo deconcentrata per dedicarcisi, si è rimessa a fare danza che aveva dovuto interrompere e l’hanno scelta come comparsa per un musical nazionale che non vi cito, anche se lo stanno dando adesso.
Ma guarda, se sapessi che fanno bene così a prescindere pure io inizierei a prescriverle come party pill. Purtroppo non sono la pillola magica che funziona per tutto e tutti, non a caso sono controllatissime e per fortuna da noi si vendono solo su prescrizione di uno specialista. Come è giusto che sia.
8) Ma non si conoscono gli effetti a lungo termine
Oddio, in fondo è stata brevettata solo negli anni ’50, magari invece gli effetti su certi tipi di indicazioni sono pure noti. Se io fossi un’ adolescente magari me la prescriverebbero solo per un certo periodo, visto che i bambini crescono, si evolvono e tante cose passano.
E comunque farei una considerazione diversa:
Vedi sopra, la bimba depressissima e autostima a zero di cui vi dicevo sopra ha rischiato più di una volta, con le reazioni e le cose che faceva per disperazione, di sfracellarsi per sbaglio dal tetto, impiccarsi e simili. Se un bambino di manco 7 anni rischia questo, ma sai quanto gliene frega ai genitori l’ effetto che avrebbe potuto fargli fra vent’anni la pillola se nel frattempo a vent’ anni non ci sarebbe mai arrivato?
Insomma sembra la dietologa che voleva mettere a stecchetto mia nonna a 92 anni portati benissimo e dopo una vita di frugalità al limite degli stenti: “Dottoressa, ma alla mia età neanche un peccato di gola posso più fare, visto che degli altri non mi è rimasto niente?”
9 e 10) Eh, quando ho scritto il titolo ce le avevo tutte in mente, e forse anche qualcuna in più
Adesso mi sfuggono. Però cosa volete che vi dica, il sintomo fondamentale del deficit di attenzione con o senza iperattività (ADHD o ADD per gli amici) è quello di non avere filtri che dicano al mio cervello qual era di nuovo la cosa su cui mi dovevo concentrare proprio adesso tra le 30 – 40 che mi urlano in testa. Facciamo così se mi torna in mente ve lo dico un’ altra volta. Anche perché ce n’è da dire.
E a questo punto una domanda ve la faccio io: se non fosse un handicap – perché di questo si tratta – invisibile, come ce ne sono tanti, voi la stessa cosa la direste a qualcuno con una diagnosi più nota e visibile?
Il mutevole tempo olandese
Stamattina ho approfittato di un bel raggio di sole per andare in centro a controllare i saldi. E per strada mi cantavo “Pioggia di marzo” perché tra i primi germogli che mettono voglia di primavera e la giornata luminosa arrivata davanti a “Il Ponte” veniva quasi voglia di sedersi fuori a prendersi il caffè. Ma c’ era il traghetto e l’ ho preso al volo.
Mentre stavo per entrare ai magazzini Bijenkorf ho evitato i primi fiocchi di neve. Poi sono uscita a fare un giro per strada. Era asciutto e luminoso e si stava bene.
Poi a furia di camminare mi accorgo che è ora di recuperare figlio 2 e amichetto da scuola e decido di sveltire le pratiche prendendo il tram fino a dove ho parcheggiato la bici. Prendo il tram. Scendo dal tram. Comincia a grandinare. Apro la bici. Mi tiro su il cappuccio. La grandine si scioglie. Sul collo. Pedalo 50 metri. Asfalto da bianco ridiventa nero.
Poi dicono il mutevole tempo olandese. Copritevi.
Ricetta superveloce: crumble dolce o salato senza uova al semolino e zucchine
Come vi spiegherò meglio domani, a gennaio ne approfitto per sistemare un po’ le cose in casa. E siccome quest’ anno sono riuscita a fare davvero le feste senza stress che vi consigliavo qui e qui diciamo che la situazione generale di partenza è favorevole. Inoltre da mia madre in Polonia ho imparato una ricetta per un crumble di mele scandalosamente facile, allora ne ho approfittato per rielaborarlo in versione dolce e salata.
E siccome me ne sono ricordata dal verduraio turco ho preso al volo un pacchetto di semolino fine e tre zucchine e mi sono messa all’ opera. Con una piccola modifica se ne fa facilissimamente una versione vegana, per chi magari si ritrova ospiti vegani all’ ultimo momento e non sai mai cosa fare.
Premessa: in Polonia come in America le ricette che prevedono ingredienti secchi non pesano gli ingredienti ma ne calcolano il volume, che a me viene anche più facile. Inoltre fare una ricetta del genere è anche una scusa per svuotare i fondi delle confezioni di ingredienti e in questo usare i volumi è semplicissimo. Gli ingredienti eliminabili sono il pacchetto semivuoto di farina, un resto di noci, pinoli o nocelle varie, spezie assortite o meno, un resto di salmone affumicato, o cubetto di salame, o crosta di formaggio (questi ultimi non per il dolce e neanche per i vegani, ovvio). Insomma, intanto che preparate una cosa buona e facilissima ne approfittate per iniziare a riordinare a fondo la cucina e la dispensa. E cosa vuole di più una casalinga pigra per tener fede al proprio motto di massimo WOW col minimo sforzo?
Ricetta originale del crumble dolce di mele
4 mele
1 bicchiere di zucchero (circa 150 gr)
1 bicchiere di farina
1 bicchiere di semolino
spezie, noci, uvette a piacere
125 gr di burro, se per vegani sostituitelo con olio di cocco, che come il burro a temperatura ambiente solidifica
Scaldare il forno a 180 gradi. Sbucciare e grattugiare le mele evitando il torsolo, e mettetele in una ciotola con lo zucchero, mischiate e lasciate riposare. Mettete a bagno e poi strizzate le uvette o altra frutta secca a pezzettini, se ne utilizzate, unitele alla ciotola di mele e zucchero e mescolate. Mescolate la farina e il semolino, prendete una forma in silicone da dolci o una normale, foderata di carta da forno.
Se la forma è irregolare bagnate e ciancicate tra le mani la carta da forno strizzandone l’ acqua in eccesso e foderateci la forma. Mettete uno strato di farina/semolino sul fondo e scuotete la forma per fare uno strato omogeneo. Scucchiaiateci sopra una cucchiaiata di mele condite, un altro strato di farine e uno di ripieno e andate avanti così, regolandovi sullo spessore, fino a terminare con uno strato di farine. Sull’ultimo strato di mele versate tutto il liquido rimasto sul fondo della ciotola e mettete poi l’ ultimo strato di farine. Mano a mano che fate gli strati spingete forte per compattare e terminate con una bella pressatina in cima.
Tagliate a fettine sottili il burro o grasso di cocco e copriteci la forma e infornate. In genere in un’ ora è pronto, ma siccome io per fare gli esperimenti ho dimezzato gli ingredienti e ho usato due tegliette piccole, ho fatto 45 minuti e poi ho controllato e aggiunto del tempo. A un certo punto siccome mi sembrava che il burro restasse tutto in alto invece di calare e far appiccicare gli ingredienti tra loro ho preso una forchetta, inserito i rebbi qui e lì fino al fondo della forma per fare come delle canaline per farci scendere meglio il burro? Era necessario? e chi lo sa?
Quanto la torta vi sembra bella abbrustolita sopra cacciatela dal forno e fatela raffreddare completamente nella forma per renderla compatta. Se invece la volete servire calda con del gelato, fatelo in coppette e servitela al cucchiaio perché non si tiene ancora troppo insieme. Quella di capodanno fatta così era ottima.
Ricetta del crumble dolce di zucchine alla Mammamsterdam
1 grossa zucchina
1/2 bicchiere di zucchero (circa 75 gr)
1 bicchiere di farina
1 bicchiere di semolino
buccia grattugiata di un arancia (o altro agrume a piacere)
una manciata di uvette
125 gr di burro, se per vegani sostituitelo con olio di cocco, che come il burro a temperatura ambiente solidifica
Grattugiate la zucchina (che in perfetto stile casalinga pigra non va neanche sbucciata e si risparmia tempo) e per il resto proseguite esattissimamente come descritto sopra. Io ci ho messo anche della buccia di arancia grattugiata con le zucchine e le uvette non le ho ammollate, ma forse un pochino non gli avrebbe fatto male. Ho diviso a metà il mix di farina e semolino, e a parte le zucchine, aggiungendo zucchero e uvette solo alla metà delle zucchine. Con queste ho fatto il crumble che vedete sopra nella foto.
Ricetta del crumble salato di zucchine alla Mammamsterdam
1/2 grossa zucchina grattugiata
1 cipolla sminuzzata
1 bicchiere di farina
1 bicchiere di semolino
sale e pepe
un pezzetto di salmone affumicato a pezzetti
125 gr di burro, se per vegani sostituitelo con olio di cocco, che come il burro a temperatura ambiente solidifica
Questa mi è venuta meno bene e la rifarò per poi aggiornare la ricetta. Ho salato la zucchina sperando che come la versione con lo zucchero cacciasse molta acqua, e invece no. Ho soffritto la cipolla in olio di oliva, mischiato il tutto, aggiustato di sale e pepe e proceduto secondo la ricetta. L’ altro errore è stato quello di sostituire il busso in cima con olio di oliva che è rimasto tutto sopra. Mi è rimasta polverosa parte della farina e semolino per mancanza di umidità, e inoltre non ho passato i rebbi della forchetta per aiutare a scendere il grasso. Io dire quindi di passare intanto le zucchine con olio abbondante in padella in modo da fare venire la miscela più umida, usare magari un semolino di grana media invece che fine per far scendere meglio il grasso in superficie e direi che se ci si aggiunge del formaggio al ripieno, anche quello aiuta ad umidificare.
Ci riprovo e vi saprò dire meglio.
Scheepsvaartmuseum by night
Buon Anno
Ricette per un natale senza (troppo) stress
La mia filosofia per le feste comandate è che bisogna godersele, non stressarsi. A me in genere servono per sistemare casa, scrivere le fatture arretrate, controllare i vestiti dei bambini per capire quanto gli tirano sui polsi e sulle caviglie i vestiti, che come crescono questi bambini, signora mia. Insomma, per rimettermi a pari con la manutenzione ordinaria e straordinaria.
Mettiamoci che le scuole ne approfittano per tenere noi genitori occupati con pagelle, colloqui, cene di Natale ecc. proprio quella settimana dell’ anno in cui tutti siamo stanchi, i figli sono isterici, qualcuno che si ammala, non lo auguriamo a nessuno, ma ci sta spesso anche quello. E il piacere di vedersi con gli amici, salutarsi, farsi qualche cenetta insieme visto che comunque stiamo pulendo la casa.
Insomma, come forse avrete visto per genitoricrescono ho scritto un post per regali e decorazioni senza fatica e fra pochi giorni ne uscirà un altro per le ricette senza fatica, perché natale, e la tradizione,dil vin brulè, e la casa da finire da sistemare, ma in tutto ciò una lasagna che sia una, e non la vuoi fare, anche solo per la santa memoria di Nonna Peppina? Su genitoricrescono il 22 dicembre la versione veloce per ospiti inattesi, sminchiamento vario festivo e lasagna rapidissima, ve lo anticipo così il 22 mentre starete a fare la spesa per il cenone vi prendete gli ingredienti, praticamente tutti a lunga conservazione, così se non vi serve a Natale la fate a Capodanno.
Ma dicevo di Nonna Peppina che tutte le Vigilie, dopo il cenone, in attesa della messa si portava avanti con la sfoglia della lasagna del giorno dopo, tanto che un amico giornalista polacco corrispondente per l’ Italia, incaricato di scrivere un pezzo sulle tradizioni natalizie italiane e memore di mia nonna, disse che “la lasagna è un piatto tipico della tradizione natalizia italiana e la madre di famiglia passa tutta la notte a prepararlo” (poi sarà subentrata la wodka, anche quella una tradizione della vigilia a casa mia. infatti un anno che pure noi figli eravamo maggiorenni e potevamo bagnarci le labbra nel bicchierino di pragmatica, io e mamma vedemmo inorridite, al rallentatore, quelle catastrofi che ti si svolgono davanti agli occhi e sei paralizzata e non puoi né urlare, né fermarle, ma solo accogliere l’ ineluttabile e vederle svolgersi sotto i tuoi oggi, insomma, nonna Peppina che appunto non era la wodka la tradizione sua, la portò alle labbra, fece uno sguardo schifato e rapidamente se la versò nel bicchiere di gazzosa. Vino e gazzosa. Insomma, noi vedemmo questo rimescolamento di wodka e vino che le ingollò subito per togliersi il saporaccio dalla bocca e dopo manco 5 minuti la sentimmo dire: “Oddio, mi è venuto un sonno, ma un sonno, scusate” si fiondò a letto prima ancora degli antipasti caldi e quell’anno saltò messa e sfoglia). Il mattino dopo io e mia madre che avevamo assistito inorridite al fattaccio, ma poi non potendoci comunque mettere rimedio passammo agli antipasti caldi, e alla zuppa, e alle 6 portate di pesce e al dolce e alla frutta e al torrone senza colpo ferire, le raccontammo cosa era successo. “Ma non mi potevate fermare prima che la bevevo?”. Eh, no, non ci siamo riuscite.
Quindi io con tutto questo e scusate per la digressione rimembrantizia, ma è Natale e la nostalgia, e i ricordi, e meno male che un anno mia madre ci ha provato a dire: “allora venite prima da me così facciamo la vigilia e natale e cucino io e poi andate in montagna”, e si è sentita rispondere: “no, senti, prenota invece in montagna dal 23 e dì alla signora che tutti i cenoni di vigilia, natale e Santo Stefano li facciamo da lei”, che fino a che uno sta a spendere quelle due lire per le feste, meglio stare rilassati, che già a Natale ci si mette un attimo a litigare con la propria madre, meglio non cercarsele le occasioni, o come dicono in Polonia non tentare il diavolo, che come per la wodka di nonna, è un attimo e poi è troppo tardi per porci rimedio.
Ecco, la mia maledizione sono poi le scuole, che dopo aver appena deciso con mio figlio che al cenone della sua scuola porteremo il nostro meraviglioso sciroppo di sambuco (si, questo è uno dei post vintage lunghissimi che le digressioni, altro che le svolte di Popoli, ma la ricetta sta alla fine e in corsivo, se vi serve di saltare la parte narrativa) stamattina mi sento dire che no, le bevande ce le mette la scuola e che lui vuole portare i annkoeken. 30. Col cavolo, abbiamo dirottato su pizzettine con pasta sfoglia congelata ritagliata con le formine da biscotto e un avanzo di sugo in frigo.
E con l’ avanzo di pasta sfoglia ho fatto questa fantastica Pizza salata degli avanzi.
Ingredienti: stendete col matterello gli sfridi della pastasfoglia e con un piatto a farmi da stencil ho ritagliato due cerchi
Il primo l’ ho messo sulla carta da forno e l’ ho coperto con una mousse fatta di fave lesse che non avevano incontrato il favore dei figli, insaporite con un po’ di pomodori secchi sottolio e acciughe, il tutto passato al minipimer.
ho coperto con l’ altro disco facendo intorno il pizzico per chiudere i ravioli
Ho decorato e infornato e la mangeremo durante la cena di natale in palestra, per la festa di tutti i genitori con il DJ, che avere un padre DJ professionista a scuola ha sempre un suo perché.
Insomma, il mio consiglio è di mettervi in freezer un paio di confezioni di pasta sfoglia e anche pastafrolla se la trovate, un pacco di pisolini, una bottiglia di wodka, come dicono i boy-scout, siete a posto per le feste: be prepared.
E noi ci prepariamo alle sante feste anche se resteremo a casa a fare la manutenzione, che c’ è crisi, signora miaaaaaah.
Moschea a Kraaiennest
Campagna olandese contro la violenza domestica
Il 25 novembre si parla di violenza domestica e volevo segnalare questa campagna che stanno facendo ad Amsterdam usando i personaggi dei cartoni animati. Nel poster di sopra ci si domanda: E vissero a lungo felici e contenti? In quello sotto invece lo slogan dice: A casa non sono io l’ eroe. Segue l’ invito a far cessare la violenza domestica e il numero di telefono da chiamare.
A me è piaciuta l’ idea di usare questo tipo di disegni rispetto a una foto. Mi ha permesso di parlarne con i bambini, che hanno subito notato i poster e hanno attaccato il discorso. E credo proprio che questo tipo di poster, nella sua semplicità e con il numero di telefono locale accanto, sia utile a chi ha bisogno e cerca aiuto ma non sa bene da dove cominciare.
Il punto è che il grosso degli atti di violenza avviene ancora tra le mura di casa, alla faccia di tutti i proclami che ci spingono a voler credere che i veri pericoli sono fuori (lo straniero, il poliziotto, Ebola). Ci sono certo, ma quelli più difficili da affrontare li trovi molto più regolarmente tra le persone che conosci e che forse ami e che forse, nel loro modo malato, ci tengono a te. Ma è terribilmente difficile parlarne, proprio perché venendo da dentro, da quello che dovrebbe essere il tuo rifugio contro il mondo, va a toccare tutte le basi in cui cerchiamo sicurezza.
Ecco, io spero che un bambino che viva una situazione difficile in casa sia attratto dal personaggio dei cartoni in veste inusuale, legga il numero e gli venga in mente di parlarne con qualcuno, gli insegnanti, o chiamando il numero di telefono. Perché non possiamo sperare di mettere telecamere in tutte le case e in qualunque momento del giorno e della notte, ma possiamo, come società, capire tutti insieme che la violenza domestica e la violenza sulle donne sono un problema culturale che va affrontato su tutti i piani.
Io trovo che si siano fatti tantissimi passi avanti: appartengo ancora a una generazione in cui picchiare i bambini “per il loro bene” o per “insegnargli a stare al mondo” era non solo accettato, ma spesso visto anche come un dovere del buon genitori (vabbè, chi ci vuole credere ci credeva allora e ci crede oggi). In cui Celentano cantava tranquillamente “e uno schiaffo all’ improvviso, le mollati sul suo bel viso” si, perché lui l’ amava, ma anche la odiava, e che deve fare un pover’ uomo colpito nei suoi sentimenti? A me quella canzone è sempre sembrata terrificante, anche da piccola, ma quanta gente amava e ama Celentano e ascolta tutti i giorni per anni una – e tante, fateci caso esattamente a quanti dei testi delle cosiddette canzoni d’ amore italiane sono basate su amore = prevaricazione?
No, ma parliamone, veramente. In un certo senso mi piace l’ idea che abbiano messo anche un personaggio maschile nella serie (perché sono sicura che sia una serie con anche altri tipi di poster) ma in un qualche modo profondo mi ha dato anche fastidio, perché il femminicidio e i maltrattamenti domestici sono soprattutto fortemente connotati dal genere, e dire: eh, ma ci sono anche le donne che menano al proprio uomo viene sempre usato come modo per spostare il problema e rifiutarsi di parlarne.
È vero, ci sono tante persone che maltrattano il proprio partner e so personalmente di casi di uomini che maltrattano i propri fidanzati/mariti. Che mi sembra una situazione ancora più stigmatizzante per le vittime, che hanno contro e il partner violento, e i pregiudizi sociali.
A me quello che manca un po’ in tutte queste campagne è anche il rivolgersi non solo alle vittime, ma anche a chi abusa. Perché sono fondamentalmente convinta che tutti, in una situazione del genere abbiano veramente bisogno di aiuto. E sono anche convinta che se un violento di suo spesso non è in condizione di chiederlo questo aiuto, e neanche di riceverlo, si potrebbe agire dall’ altro e condizionare per esempio l’ esercizio della patria potestà in caso di accertate violenze domestiche all’ obbligo di una terapia. Proprio terra terra, del tipo: o ti fai aiutare o perdi il figlio e sarebbe un peccato per entrambi, perché sei comunque l’ unico padre che ha e di cui ha bisogno. Senza botte e senza paura, possibilmente.
Ecco, io spero che ci arriveremo, ci stiamo anzi arrivando, quindi benvenute le campagne come questa sopra, ma possiamo fare di più e possiamo fare di meglio, non un solo giorno l’ anno, ma tutti e 365 + le 4 ore.