Trucchi per l’ AD(H)D: Manualità per teste in (troppo) movimento

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Come ho già avuto modo di dire in precedenza avere l’ADD o l’ADHD non è tanto caratterizzato da irrequietezza fisica, anche se questa è la caratteristica che il profano che non ne sa molto associa alla sindrome. Infatti si parla genericamente di ADD (Attention Deficit Disorder) con o senza iperattività (indicato nell’ acronimo dalla H di Hyperactivity) ma piùttosto da un continuo movimento nella testa e dall’ incapacità di filtrare e selezionare gli stimoli che ci arrivano da tutte le parti. Come difendersi da una testa in continuo movimento?

Di recente la mia amica P. che ha ricevuto la sua diagnosi di ADHD a 35 anni e che nel frattempo sta per finire la sua specializzazione come insegnante di yoga, mi ha raccontato che le prime volte che lei ha iniziato a meditare seriamente e si è ritrovata con lo spazio vuoto nella testa, momento tanto ambito da chi aspira al nirvana, lei si è assolutamente terrorizzata. Era la prima volta in quarant’anni che nella sua testa c’ era silenzio e lei non solo non ci era abituata, ma non sapeva più chi era e cosa doveva fare.

“Per fortuna la mia solita voce nella testa si è fatta risentire subito” mi ha detto, “dicendomi: ma no, cosa credi, sono sempre qui. Un sollievo che non ti dico”.

P. dice di aver fatto fatica ad avvicinarsi allo yoga, e in questo riconosco molto me stessa che quando ho provato a fare yoga o meditazione invece di rilassarmi mi innervosivo. Come cercavo di raggiungere il silenzio mi scattava in testa la lista della spesa: porca miseria, ho dimenticato di fare quella cosa urgentissima prima di uscire, e adesso? (e siccome l’ impulsività è la caratteristica principe di noi ADHD stavo per alzarmi dal tappetino e scalza e in calzamaglie correre a casa per farlo, ma mi trattenevo. E a me trattenermi costa fatica e mi mette di cattivo umore.) Insomma, passavo l’ora a pensare a tutte le cose che dovevo fare di corsa e invece di perdere tempo a stare lì a fare yoga avrei potuto farne 4 o 5 e mettermi più serena, aaaaaaarghhhh. No, per dire che a me non mi dovete venire a dire quanto sia rilassante lo yoga, perché potrei mordere. E neanche dirmi che se mi mettessi a correre mi farebbe tanto bene. A voi fa bene, mica a me.

“Infatti la mia insegnante dice sempre che a quelli come noi correre fa male, perché non ci fa l’effetto rilassante che fa agli altri, ma accentua ancora di più il movimento a vuoto infinito che abbiamo in testa”, mi conferma P.

Fondamentalmente l’ effetto speed. Che forse spiega perché non ho mai e poi mai sentito la necessità di sperimentare con le droghe. A me la camomilla, se funzionasse, sarebbe il massimo dello sballo mi sa.

Ecco, tu non puoi neanche dire in giro che hai le voci nella testa che la gente pensa subito a cercare la più vicina camicia di forza. Ma così è, abbiamo sempre compagnia noi AD(HD). Poi uno dice lo stigma sociale. Su questa cosa delle voci nella testa io e P. abbiamo tanto riso all’ epoca in cui, lo scorso anno, la sua bambina undicenne è stata testata e ha seguito un training intensivo di quasi un mese in un centro specializzato di neuropsichiatria infantile di Amsterdam, De Bascule.

Dice P. che quando sua figlia ha detto che lei non riesce ad addormentarsi per via delle voci nella sua testa lei per un attimo ha pensato: “No, dio, pure le voci in testa no”.  Ma mentre lo psichiatra serissimamente le chiedeva: “E queste voci come sono? Le senti da dentro la testa o da fuori? Sono voci di uomini o di donne? Le senti solo quando stai per addormentarti o anche in altri casi?” e poi le ha spiegato: “Guarda che i bambini della tua età possono averle spesso queste cose, a volte dipende anche da un po’ di stress e sicuramente in questo periodo con lo screening, il corso e la scelta delle superiori e l’ attesa della pagella di stress sicuramente ne hai, non ti preoccupare e vediamo cosa succede. Per un adulto sarebbe diverso”.

“Alla sua età?” sono saltata su io. “Ma allora io che devo dire, che ce le ho sempre. Ma che ha detto lo psichiatra sugli adulti che sentono le voci?” che io mi preoccupo subito e ho la tendenza a riferire tutto a me, quando sento informazioni interessanti.

“Cosa vuoi che ti dica”, ha risposto P., “le sento pure io, ormai mi ci sono abituata”, e poi mi ha raccontato quella cosa dello yoga e della meditazione, perché lei alla fine una sua via l’ ha trovata e si sta specializzando proprio in training di mindfulness che sembra aiutino come e meglio dei medicinali per quelli come noi.

“Spicciati che sarò la tua prima corsista, che qui di mindfulness ce n’ è un gran bisogno.”

Comunque poi a sua figlia hanno fatto fare il famoso training a de Bascule, le ha fatto bene e hanno deciso di non medicarla, ma vedere cosa succede. E da quando ha iniziato le superiori c’ è da dire che si è fatta un mucchio di amiche e se la cava in qualche modo, anche se sua madre ha scoperto che la scuola superiore scelta, tanto quotata, tanto gradita che ci è andata metà della sua classe delle elementari, ha talmente pochi mezzi che il sostegno lo riserva a casi disperati.

“Signora”, si è sentita dire P. quando è andata a chiedere cosa offrisse la scuola per continuare il percorso iniziato a De Bascule, “il fatto stesso che lei si sia venuta a informare vi esclude dal sostegno, perché vuol dire che questa bambina almeno un genitore in grado di cercare e trovare risorse ce l’ha, noi quel poco che possiamo fare lo riserviamo a chi non ha neanche quello.” No, vabbè, meno male che un’ altra scuola dove invece si sbattono molto per tutti gli alunni e in particolare quelli con DSA la conosco.

Ora a me lo yoga non funziona ma da qualche anno, e per puro caso, ho scoperto un’ altra cosa che a me fa bene per riportare un po’ di silenzio nella testa. Io ho bisogno di qualcosa che mi tenga i neuroni impegnati al minimo mentre faccio una cosa manuale. Una cosa che non ci devo pensare troppo. E ho iniziato con l’uncinetto, che rispetto ad altre attività ha il vantaggio che te lo metti in tasca e te lo porti ovunque, che ho potuto iniziare con dei baschi lavorati in tondo semplici semplici (i primi anche abbastanza orrendi, ma non era l’ effetto estetico la cosa fondamentale). E devo ringraziare Roberta Castiglione, conosciuta grazie al blogging, che non solo è la madre delle Lane d’Abruzzo ma anche la mente geniale dietro al gruppo Facebook del Social Crochet dove a tempo perso imparo qualche nuovo punto, perché una volta mi mandò il link di un video-tutorial su come fare un basco e da lì, è proprio il caso di dirlo in inglese I was hooked, sono stata agganciata dalle catenelle.

Io che non sopporto le attese, neanche quelle dell’autobus (in orario) o dal medico, e che per anni mi sono stordita leggendo, ho scoperto che tenere le mani impegnate fa tanto per la mia testa, crea una specie di rumore bianco che copre tutti gli altri 30-40 che mi circolano intorno. Insomma, per dire, ho scoperto che quando faccio interpretariato in cabina, se mi faccio un paio di giri di uncinetto alla cieca con le mani sotto al tavolo,  altrimenti pare brutto se qualcuno degli oratori mi vede, io riesco a concentrarmi meglio e a ottenere risultati migliori per il mio lavoro. Ora con tanti colleghi abbiamo da anni constatato che avere qualche rotella che gira a modo suo fa tanto per questa professione e prima o poi ho deciso di lanciare la domanda in qualche forum di interpreti.

Dall’ uncinetto comunque sono passata a scoprire altre attività manuali, quello che funziona per me evidentemente è la tridimensionalità del lavoro, visto che in precedenza lo stesso effetto me lo hanno fatto la ceramica e il feltro. O magari l’ esperienza metafisica di partire da un punto, una linea (di filo), una superficie bidimensionale e creare qualcosa a 3D. Prescindendo dal risultato estetico, che non è quello il motivo.

Per Genitoricrescono la settimana scorsa ho pubblicato un tutorial super semplice per tessere un tappetino tondo con un telaio usa e getta in cartone (se vi dico che lo sto realizzando io, ci può riuscire chiunque con un interesse minimo per il fai-da-te, anche se fornito di due mani sinistre). Certo, era incompleto, ma io per troppo entusiasmo e per non sforare con la scadenza di pubblicazione l’ho pubblicato lo stesso anche se al momento il diametro totale del tappetino non superava i 10 cm. invece dei 180 previsti per la fine. O come diceva una mia socia: solo Summa può far diventare virale un post con un lavoro incompleto (gotta love me).

Ecco, io nel frattempo non solo sono andata avanti, come vedete dalla foto sopra, ma ho anche suscitato l’interesse dei figli, che con l’ uncinetto hanno cortesemente e blandamente tentato un approccio curioso piantato subito lì, ma non è detto che magari a furia di vedermi pasticciare non gli venga voglia. Orso in fondo è lo specialista dei lavoretti tridimensionali, di carta anche se al momento si è preso una pausa creativa.

Insomma, io come famiglia creativa non sarò mai concentrata e finalizzata come Soulemama, la mia guru web su conciliazione, creatività, lavoro e pace interiore (sospetto che di Soulemama e della sua famiglia tutto si possa sospettare, tranne che abbiano l’ADHD) ma mi arrangio con quello che posso.

E posso solo dire che per me funziona benissimo e lo consiglio a chiunque voglia provarci. Io ci sto mettendo la faccia su questa cosa dell’ADHD, ma metterci le mani fa anche tanto.

Ricette per un natale senza (troppo) stress

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La mia filosofia per le feste comandate è che bisogna godersele, non stressarsi. A me in genere servono per sistemare casa, scrivere le fatture arretrate, controllare i vestiti dei bambini per capire quanto gli tirano sui polsi e sulle caviglie i vestiti, che come crescono questi bambini, signora mia. Insomma, per rimettermi a pari con la manutenzione ordinaria e straordinaria.

Mettiamoci che le scuole ne approfittano per tenere noi genitori occupati con pagelle, colloqui, cene di Natale ecc. proprio quella settimana dell’ anno in cui tutti siamo stanchi, i figli sono isterici, qualcuno che si ammala, non lo auguriamo a nessuno, ma ci sta spesso anche quello. E il piacere di vedersi con gli amici, salutarsi, farsi qualche cenetta insieme visto che comunque stiamo pulendo la casa.

Insomma, come forse avrete visto per genitoricrescono ho scritto un post per regali e decorazioni senza fatica e fra pochi giorni ne uscirà un altro per le ricette senza fatica, perché natale, e la tradizione,dil vin brulè, e la casa da finire da sistemare, ma in tutto ciò una lasagna che sia una, e non la vuoi fare, anche solo per la santa memoria di Nonna Peppina? Su genitoricrescono il 22 dicembre la versione veloce per ospiti inattesi, sminchiamento vario festivo e lasagna rapidissima, ve lo anticipo così il 22 mentre starete a fare la spesa per il cenone vi prendete gli ingredienti, praticamente tutti a lunga conservazione, così se non vi serve a Natale la fate a Capodanno.

Ma dicevo di Nonna Peppina che tutte le Vigilie, dopo il cenone, in attesa della messa si portava avanti con la sfoglia della lasagna del giorno dopo, tanto che un amico giornalista polacco corrispondente per l’ Italia, incaricato di scrivere un pezzo sulle tradizioni natalizie italiane e memore di mia nonna, disse che “la lasagna è un piatto tipico della tradizione natalizia italiana e la madre di famiglia passa tutta la notte a prepararlo” (poi sarà subentrata la wodka, anche quella una tradizione della vigilia a casa mia. infatti un anno che pure noi figli eravamo maggiorenni e potevamo bagnarci le labbra nel bicchierino di pragmatica, io e mamma vedemmo inorridite, al rallentatore, quelle catastrofi che ti si svolgono davanti agli occhi e sei paralizzata e non puoi né urlare, né fermarle, ma solo accogliere l’ ineluttabile e vederle svolgersi sotto i tuoi oggi, insomma, nonna Peppina che appunto non era la wodka la tradizione sua, la portò alle labbra, fece uno sguardo schifato e rapidamente se la versò nel bicchiere di gazzosa. Vino e gazzosa. Insomma, noi vedemmo questo rimescolamento di wodka e vino che le ingollò subito per togliersi il saporaccio dalla bocca e dopo manco 5 minuti la sentimmo dire: “Oddio, mi è venuto un sonno, ma un sonno, scusate” si fiondò a letto prima ancora degli antipasti caldi e quell’anno saltò messa e sfoglia). Il mattino dopo io e mia madre che avevamo assistito inorridite al fattaccio, ma poi non potendoci comunque mettere rimedio passammo agli antipasti caldi, e alla zuppa, e alle 6 portate di pesce e al dolce e alla frutta e al torrone senza colpo ferire, le raccontammo cosa era successo. “Ma non mi potevate fermare prima che la bevevo?”. Eh, no,  non  ci siamo riuscite.

Quindi io con tutto questo e scusate per la digressione rimembrantizia, ma è Natale e la nostalgia, e i ricordi, e meno male che un anno  mia madre ci ha provato a dire: “allora venite prima da me così facciamo la vigilia e natale e cucino io e poi andate in montagna”, e si è sentita rispondere: “no, senti, prenota invece in montagna dal 23 e dì alla signora che tutti i cenoni di vigilia, natale e Santo Stefano li facciamo da lei”, che fino a che uno sta a spendere quelle due lire per le feste, meglio stare rilassati, che già a Natale ci si mette un attimo a litigare con la propria madre, meglio non cercarsele le occasioni, o come dicono in Polonia non tentare il diavolo, che come per la wodka di nonna, è un attimo e poi è troppo tardi per porci rimedio.

Ecco, la mia maledizione sono poi le scuole, che dopo aver appena deciso con mio figlio che al cenone della sua scuola porteremo il nostro meraviglioso sciroppo di sambuco (si, questo è uno dei post vintage lunghissimi che le digressioni, altro che le svolte di Popoli, ma la ricetta sta alla fine e in corsivo, se vi serve di saltare la parte narrativa) stamattina mi sento dire che no, le bevande ce le mette la scuola e che lui vuole portare i annkoeken. 30. Col cavolo, abbiamo dirottato su pizzettine con pasta sfoglia congelata ritagliata con le formine da biscotto e un avanzo di sugo in frigo.

E con l’ avanzo di pasta sfoglia ho fatto questa fantastica Pizza salata degli avanzi.

Ingredienti: stendete col matterello gli sfridi della pastasfoglia e con un piatto a farmi da stencil ho ritagliato due cerchi

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Il primo l’ ho messo sulla carta da forno e l’ ho coperto con una mousse fatta di fave lesse che non avevano incontrato il favore dei figli, insaporite con un po’ di pomodori secchi sottolio e acciughe, il tutto passato al minipimer.

ho coperto con l’ altro disco facendo intorno il pizzico per chiudere i ravioli 20141218-152350.jpg

 

Ho decorato e infornato e la mangeremo durante la cena di natale in palestra, per la festa di tutti i genitori con il DJ, che avere un padre DJ professionista a scuola ha sempre un suo perché.20141218-152340.jpg

Insomma, il mio consiglio è di mettervi in freezer un paio di confezioni di pasta sfoglia e anche pastafrolla se la trovate, un pacco di pisolini, una bottiglia di wodka,  come dicono i boy-scout, siete a posto per le feste: be prepared.

E noi ci prepariamo alle sante feste anche se resteremo a casa a fare la manutenzione, che c’ è crisi, signora miaaaaaah.

La cura dei libri (e dei vestiti) dagli attacchi degli insetti

Da sempre vivo in case in cui si accolgono tanti libri, è una schiavitù di cui ancora non riesco a liberarmi. Da piccola mi risultava complicato capire quei genitori che per motivi scolastici insistevano perché i figli leggessero, quando poi loro stesso non leggevano abitualmente e non avevano libri in casa.

Dite quello che vi pare, le case senza libri saranno belle, ordinate, facili da pulire, ma le trovo sempre estremamente fredde e impersonali. Invece quando ti trovi davanti un bello scaffale pieno di carta stampata, o di film, o di CD, è sempre un piacere buttarci un occhio, anche per capire meglio i gusti del tuo interlocutore.

Lo devo aver detto in precedenza, una delle cose più belle dello scambio casa per le vacanze, rispetto all’ affittare un posto perfettamente pulito, ordinato e anonimo, è che ci sono i libri dei tuoi ospiti e spesso puoi anche leggerteli.

Il controcanto di ciò, specie per quelle case che non vengono abitate stabilmente per tutto l’ anno, è che spesso e volentieri tarme e pesciolini d’ argento hanno piede libero in mezzo ai nostri beni.

Per Genitoricrescono oggi la Casalinga Pigra vi racconta come ovviare, con un metodo provato che da cinque anni protegge i nostri libri. Lo trovate proprio qui. Non è tossico (più di tanto, anche la cicuta è un ingrediente naturale in fondo) e profuma. Che vogliamo di più.

I tutorial della casalinga pigra: come stirare le camice (ma molto di malavoglia)

IMG_9699Io odio stirare, ma proprio perché a 12 anni ho iniziato a stirare i cumuli di camice dei miei, che gli servivano per lavorare e considerato che uscivano presto e rientravano tardi, ci pensavo io. Anche perché a 14 anni ho cominciato a prendergliele in prestito, perché tutti gli adolescenti sono convinti di non avere niente da mettersi, ma nel mio caso era abbastanza vero, e quindi un po’ la passione per l’ oversize, un po’ quella per le camice bianche, un po’ che ero cresciuta abbastanza e improvvisamente mi si aprivano due armadi altrui, insomma, il minimo che potevo fare era rimettergliele a posto nell’ armadio dopo averle usate io (che tanto uscivano la mattina presto e rientravano la sera tardi e me mi vedevano sempre in pigiama).

Con maschio alfa non abbiamo posseduto un ferro da stiro fino a che non ho iniziato a lavorare in uniforme, avevo due camice, una a maniche corte e una a maniche lunghe e mi toccava tenerle a posto. Poi ha iniziato a lavorare lui e da bravo maschio olandese se le stirava da solo oppure, fino a che avevamo qualcuno che ci aiutava in casa, le stirava qualcun altro. Adesso siamo nella situazione che io ho poco lavoro retribuito e sto di più a casa, lui ha un sacco di lavoro arretrato e poi ci mette più tempo di me, quindi ho ricominciato a stirare.

Insomma, odio stirare ma per le camice sono velocissima e ho il mio metodo collaudato che metto a disposizione di tutti coloro che si pagano il mutuo dovendosi presentare al lavoro con la camicia stirata. Ma siccome l’ideale nella vita sarebbe non stirare affatto, che è più ecologico, vi metto anche alcuni consigli su come evitarlo.

Prevenzione a monte

A un certo punto ho iniziato a comprarmi i vestiti in previsione di non stirarli. Con tutte le magline e tessuti tecnici che girano oggi, tocca proprio amare il tessuto inamidato per insistere. Ho sostituito le camice di seta e lino con dei bellissimi twin set per le volte che mi devo vestire più formalmente, le giacche le compro ai saldi, le arieggio bene tra un uso e l’ altro e le porto in tintoria al cambio di stagione, se proprio serve e seguendo un ottimo consiglio di Paola Maria Traspedini, la mia guru dello Stile Quotidiano, abbondo in vestiti di maglina. In qualsiasi catena se ne trovano da quelli a canottiera estivi a quelli con le maniche lunghe invernali, in genere li scelgo in cotone o simili, se devo renderli più habillé si fa subito a metterci sopra una giacca, foulard, collana, sciallino o cardigan, e altrimenti, quando cerco disperatamente di far addormentare i figli entro tempi umani e poi invece sono io che mi abbiocco e mi risveglio alle tre di notte in un letto non mio, si fa subito a togliersi il reggiseno da sotto che come camicia da notte restano comodissimi.

Anche per le camice ci si libera di molto lavoro se ci si pensa a monte. Compratene poche ma buone, cercate stoffe che non fanno troppe pieghe, basta a volte stringere la stoffa in un pugno e guardare come reagiscono le pieghe quando la si lascia andare. Evitate anche i colletti button down, che a girare intorno ai bottoncini del colletto si perde tempo, e poi magari si staccano e vi tocca pure ricucirle. Una bella camicia classica, senza ruches, piegoline, decorazioni, non si sbaglia mai. E se adesso trovate quelle leggermente elasticizzate, esistono anche da uomo, compratele, riempitele e si stendono da sole.

Se anche voi fate parte della categoria di gente che indossa le camice perché ci è costretta dal lavoro che fa, sceglietele bene. Io adoro Marks & Spencer per esempio perché hanno un sacco di abbigliamento formale da ufficio a poco, e hanno anche linee di camice a bassa manutenzione se non addirittura che non si stirano. Quando andate in vacanza in un posto dove ci sono i loro negozi, fateci un giro, che male non vi fa. Queste camice basta lavarle, afferrarle saldamente per il colletto e farle schioccare come bandiere e appenderle sullo stendino di plastica, abbottonandole.

Un’ altra soluzione meno intuitiva è quella di comprare vestiti e abiti di lino. Il lino per definizione si stropiccia e ha di bello appunto il modo con cui lo fa. Inoltre si presta benissimo a un paio di tecniche alternative che vi dico qui sotto.

Alternative al ferro da stiro

Ci sono quelle persone che hanno una tecnica speciale per stendere le camice tirandole, stendendole, sistemandole in modo che si asciughino perfettamente senza pieghe. Se qualcuno me la vuole spiegare, sarei felice, ma da quel poco che ho capito, è una tale scocciatura farlo bene che io faccio prima a stirarle, visto che sono veloce.

Un’ altra tecnica che va bene per i periodi di canicola e anche per il lino è dell’ asciugatura a sgocciolo. Inzuppate di acqua il capo da asciugare (se per esempio avete un’ ottima centrifuga toccherà immergere i capi nell’ acqua) e poi stendete nel modo più dritto possibile usande se servono tante mollette. Il peso dell’ acqua che sgocciola a terra tende la stoffa mentre si asciuga. Non si può usare sempre a meno non viviate in climi tropicali, ma in estate è più piacevole giocare con l’ acqua che con il vapore del ferro da stiro. è fantastico per tutte le cose di forme semplici, tovaglie, lenzuola, federe, mantelle da supereroe.

Le famose camice a bassa manutenzione, le t-shirt, i jeans e simili invece si lavano in lavatrice, si strizzano o gli si fa fare mezzo giro in asciugatrice e si appendono direttamente su uno stendino ad asciugarsi, o su un corrimano tondeggiante in piano per stenderli senza creare la riga del filo che poi va stirata. E comunque basta arrotondarsi un po’ fisicamente che la maglina si tende e ti si stira addosso (consiglio per questo anche le lenzuola con gli angoli in jersey, che si stirano da soli pure loro).

Insomma, questa tecnica della maglina che poi tanto si stende io la uso con tutto perché una volta asciugati jeans, magliette e tute e felpe dei maschi di casa, se proprio proprio devo esagerare me li piego per benino sul tavolo e basta passarci sopra energicamente con le mani, impilarli, e se avete quei bei comò con il piano in marmo, metteteci sopra la pial, schiacciatela con qualcosa di pesante e fatele stare per un po’.

Se volete fare come le nostre nonne, piegate bene le lenzuola, sedetevici sopra e sculateci mentre vi guardate il vostro programma preferito, che l’ ancheggiamento vi fa tanto bene agli addominali e intanto la stoffa si alliscia.

Ma per le camicie, a parte che ci si può semplificare la stiratura appendendole al filo per il colletto (facendoci passare il filo sotto l posto della cravatta e tenendolo fermo con le ciappette) tocca proprio mettersi al lavoro. Questo quindi è il mio metodo.

Come stirare le camice spicciandosi

Intanto tocca attrezzarsi: so di gente bravissima a stirare sul tavolo di cucina foderato con un asciugamano piegato e sopra una tovaglia, ma è faticoso. Basta una buona tavola da stiro, e siccome noi siamo alti, ne scelgo sempre una robusta con la possibilità di regolare l’ altezza. Se ho mal di schiena e poca voglia la abbasso ad altezza seduta sul divano e posso cercare di guardarmi qualcosa, un film o altro. Ma l’ ideale e metterla a un’ altezza che ci permetta di stirare senza piegare la schiena, che poi ci farà male.

Inoltre se preferite cotone e lino, attrezzatevi con un buon ferro a vapore, in questo momento ne ho uno con il serbatoio esterno, tocca dargli un po’ di tempo per scaldarsi, ma avere un bel gettone di vapore aiuta assai.

L’ idea è di seguire un ordine di stiro delle varie parti della camicia (collo, spallone, maniche, schiena, falda davanti con i bottoni, falda con le asole) in modo che si stirino per ultime le parti che devono essere perfette e si vedono di più, ovvero il davanti.

IMG_97001) Si inizia dal colletto, stendetelo sulla tavola con l’ esterno in giù e stiratene energicamente la parte interna. Poggiate il ferro.

IMG_97012) segue lo spallone, infilatelo nella punta della tavola da stiro con l’ interno in sotto e con un colpo solo stiratene la metà. Se vi impratichite stendete l’ altra metà sulla tavola e fate anche quella. Altrimenti poggiate il ferro, rigirate la seconda metà dello spallone sulla punta, tirate bene e stiratela. Poggiate il ferro.

IMG_97023) afferrate i due capi della cucitura della manica, con pollice e indice di entrambe le mani, una dal lato sotto l’ ascella e l’altra dal lato dove si unisce al polsino, Tirato la cucitura che sarà il vostro punto di partenza per stendere la manica perfettamente piegata in due sulla tavola. Passateci sopra le palme delle mani per stendere bene, se volete, o fatelo direttamente con il ferro. L’ apertura del polsino deve essere rivolta verso l’alto.

NB: io lo so che ci sono persone stilosissime (e che probabilmente non si stirano da sé le camice) che odiano la riga di stiratura a metà della manica, ma io non ho di questi patemi e mi rifiuto di farne un problema. Se invece a voi scoccia o dovete infilare la manica nella mini tavoletta fatta apposta per stirare le maniche, o ve la ruotate mano a mano che la stirate senza mai raggiungere l’ orlo).

IMG_9703Se avete stirato a modo mio basta aprire bene l’ apertura della manica e stirarvi il polsino dall’ interno, come avete fatto con il colletto.

4) ripetete la stessa identica cosa per l’ altra manica: afferrate i due capi della cucitura, stendete piegando a metà, stirate la manica,s tirate il polsino. Nelle pieghe vi infilate con la punta del ferro  e stirate con quella. O ci mandate un bel getto di vapore, poggiate il ferro e tirare pianino i lati della piega, che essendo umida di vapore finché dura si stira con la semplice tensione.

IMG_97045) voltate la camicia, e stendete sulla tavola il dorso, tenendo il colletto dal lato stretto della tavola. Usate anche qui la cucitura di fianco alla camicia come punto di partenza, tirandola bene per stendere, cominciate a stirare in lungo dal colletto al’ orlo e mano a mano ruotate sulla tavola la parte ancora da stirare fino a che non finite. Essendo la nostra una famiglia di persone XXL ho scelto apposta una tavola da stiro più ampia del solito, in modo che con due passaggi faccio una schiena.

IMG_97056) a questo punto voltate la falda con i bottoncini sul piano, sempre con il colletto dal lato della punta della tavola da stiro, pareggiate l’ angolo della manica con l’ orlo della tavola e stirate. IMG_9706Quando avrete steso la falda bene, passate la punta del ferro da un bottone e l’ altro per stirare l’ orlo, e alla fine passate la punta sul lato esterno per finire anche quell’ angolino lì (se volete, eh, perché tanto sta sotto la riga delle asole, che è tanto più facile da stirare, e quindi chi lo vede se lo spazio tra un bottone e l’ altro non è perfettamente stirato? Io salterei).

7) Finalmente mettete sul piano la falda con le asole, che non avendo interruzioni di sorta, basta tirarla un pochino, e stirarla eprfettamente e pace.

A questo punto appendete la camicia sullo stendino, abbottonate il secondo bottone che si fa prima che ad abbottonare il primo che ha anche l’ asola sulla parte rigida del colletto, appendete e dimenticatevene fino al giorno in cui la indosserete.

Passate alla camicia successiva.

Note conclusive

Se avete una pila di camice di tessuto diverso, cominciate da quelle in lino, poi abbassate leggermente la temperatura e stirate quelle in cotone, poi quelle eventualmente sintetiche (che io sconsiglio, a meno non ne siate costretti da esigenze di uniforme, amore a prima vista con una camicia assolutamente deliziosa e simili) e finite con quelle in seta. L’ ultima di seta la fate a ferro spento che si risparmia elettricità.

Motivazioni etiche

Ma visto che il pianeta, e il buco nell’ ozono, e il riscaldamento globale, e il costo della vita e dell’ elettricità, me lo dite chi ve lo fa fare a stirare? Adottate soluzioni alternative e fatevi belli dicendolo che sono motivazioni etiche quelle che vi spingono a farlo, non il divano che sta lì ad aspettarvi con un libro da leggere e una bella tazza di tè.

Rinfrescare creativamente gli arredi: quasi un tutorial

IMG_9172A furia di darmi arie da casalinga pigra nessuno crederebbe quanto sono brava, creativa ed efficiente quando si tratta di trasformare l’ aspetto di uno spazio (mi sto facendo pat pat sulla spalla da sola).

Ma nel corso degli anni mi sono sempre riuscita a sfogare con il materiale tessile, quello che preferisco, anche se non so cucire e ricamare, mi accontento di saper attaccare bottoni (e quello mi viene bene in tanti sensi). E la mia passione assoluta e il riciclo e la tintura di stoffe, iniziata decenni fa con operazioni di tie and dye che vi ho descritto qui  e di crocheting selvaggio (questo post incredibilmente resta il più letto di tutti, poi uno dice che mi devo dare al craft-blogging).

Insomma, visto che Genitoricrescono riesce sempre a tirar fuori il meglio da me, a questo giro proseguo da loro con una serie di suggerimenti operativi su come arredare o rinfrescare casa usando stoffe rielaborate grazie a colori, colla, candeggina e anche una pinzatrice. Questo il post:  se volete aggiungerci i vostri suggerimenti, mi farà molto piacere perché a casa nostra sono appena iniziate gli spostamenti di primavera.

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Orso ha appena ricevuto il suo primo vero letto (gli piaceva quello sopra, ma era più l’ idea del lettone in alto con la scrivania in basso e siamo riusciti a dirottarlo su un modello diverso, in legno piuttosto che in metallo e soprattutto più stabile e meno traballante), e siccome voleva un letto che sembrasse una cabina da cacciatore, abbiamo deciso di prendergli un soppalco a una piazza e mezzo per ospitare tutti i suoi pigiama party sopra e le sue collezioni di sassi e minerali sotto, e il tema che abbiamo scelto è quello del bosco, visto il suo enorme amore per gli animali e la natura.

Spero di soddisfare un suo e mio sogno costruendogli un paio di sgabelli su ruote fatti con una fettona di tronco d’ albero con delle rotelle avvitate sotto, se riesco a capire dove trovare le fette d’ albero. Se state potando o abbattendo alberi, ricordatevi di noi che vi mando mio fratello a prendersi i tralci di tronchi.

Sto svuotando casa e dando via mobili e divani ingombranti, visto che stiamo per comprarci il nostro primo divano proprio nuovo e scelto da noi, finora ne avremo avuti almeno 6 o 7 di terza e quarta mano, da cui la mia esperienza nel rifoderarli, come spiego su Genitori crescono.

Ma non sia mai detto che noi cerchiamo e troviamo il divano perfetto a cui non devi fare niente (se non ci complichiamo la vita non ci divertiamo noi Diga): il colore non ci soddisfa, i soldi non sono molti e quindi ce ne compriamo uno semplice ed economico che tingerò.

Insomma, la pigrizia di questi tempi è solo una comoda etichetta che qui stiamo lavorando duro per arginare la roba che ci sommerge. Quasi quasi mi apro un account su Marktplaats, l’ e-bay olandese, e comincio a vendere cose lì. Hai visto mai che trovo il sistema per finanziarmi un divano migliore di quello che abbiamo visto?

Scappo che devo approfittare dell’ onda positiva di primavera, prima che mi torni la deriva pigra. Ma mi sto già immaginando i dopocena tutti insieme appassionatamente sul nostro nuovo divano. Speriamo bene

Scialba della Zozza: ragtime

cool-walk-in-closets-1-500x414Oggi troverete un post della mia gemella siamese, la casalinga pigra, su Genitori Crescono. Lei che è una sciacquetta, diciamocelo, le voglio benissimo, ma la verità è quella e non bisogna nascondercela su quelli che amiamo, ha deciso di parlare del suo trucco segreto della pezzetta. Tsè. Noi che siamo cresciuti con la nanny, le cose volgarmente pratiche le chiamiamo con i nomi inglesi: spread and buttersafe-sexstitch and bitch. E quindi la pezzetta, che pesantezza, che pedestrità, io la chiamo, ovviamente, rag. Oggi, quindi, ragtime. Continua a leggere Scialba della Zozza: ragtime