Pedicciano, 30 years later

Non ricordo neanche più quando è stata l’ ultima volta che sono andata a Pedicciano prima della settimana scorsa. Diciamo tra i 25 e i 30 perché già avevo la DAF. Qui alcune foto e ricordi in inglese ad uso dei parenti americani

Abruzzo in my heart

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(please note the stone rings on the wall, to tie horses and donkeys)

Pedicciano is a tiny village on the Aterno-valley and belongs to the city Fontecchio, with more interesting monuments and buildings whose pictures you will see in a next post. It is the village of my Aunt Vittoria’s husband, zio Ginetto.

Zio Ginetto’s father tried to get him baptized as Lucifero, just to annoy the priest of the village, who refused. Then he chose to call him luigi, just like a rich, childless uncle, as everybody was saying that: “Call the kid Luigi, so his uncle will remember him in his will”, and the father just hated everybody minding his business, but in the end complied.

But at the city hall he could choose, so he registered his son under the names of Lucifero Luigi. Which everybody called Ginetto, except people in the village using his family-title of…

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Baruda sotto sfratto: storia di una truffa

Polvere da sparo

Provo a raccontarvi una storia ma non so nemmeno da dove partire tanto è surreale.

Di case e di doppi contratti
Dal 2010 viviamo in una casa di periferia nel quartiere del Trullo, dove paghiamo regolarmente 930 euro al mese di affitto (eravamo partiti da 870, ma poi sapete, con gli aggiornamenti Istat…) ad una signora che non abbiamo mai conosciuto né sentito al telefono, avendo a che fare da sempre con suo figlio.

A che fare poi è un modo di dire perché questo signore si è immediatamente comportato da farabutto, dal giorno dopo il nostro trasloco quando entrò in casa, dove mi trovavo sola con un neonato, pretendendo in contanti una caparra di due mesi e l’affitto del mese in corso. Rifiutava il mio assegno urlando che senza contanti non sarebbe uscito.

Tanto nervosismo era dovuto al fatto che nei giorni precedenti si era presentato con due contratti:…

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Fuori porta: Nieuwendammerdijl

imageimageAd Amsterdam Noord ai primi del Novecento c’era il tram, che collegava tra loro tutti i paesetti  sulla riva dell’IJ: Nieuwendam, Schellingwoude,  Durgerdam. Ognuno con la sua diga, le sue chiesette per ogni confessione e il suo porticciolo con il suo cantiere navale.

Dietro alla Nieuwendammerdijk c’è il boschetto Vliegenbos, e dentro al bosco c’è il campeggio. Io ve lo consiglio proprio, e già che ci siete fatevi un bel giro in bici.

Da oggi mi trovate su www.mammamsterdam.net

Un altro piccolo passo verso l’autonomia è stato staccarmi dal pacchetto standard di wordpress. Da oggi quindi mi trovate qui, su Mammamsterdam.net. Un po’ alla volta sposterò i post interessanti che non si sono esportati durante il trasloco manualmente, quindi cose vecchie per un po’ ne trovate ancora qui.

Ci vediamo di là.

Oostelijke Havensgebied at night

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Qua

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Quando nel ’98 rientrammo ad Amsterdam per la seconda volta questo quartiere residenziale tirato su dal vecchio porto Est, quello del Lloyd hotel e della sala partenze dei transatlantici, quello scalo merci fuori mano durante la guerra dove Keesje Brijde a 12 anni venne fucilato dai tedeschi per essere andato di nascosto a spigolare tra i binari per raccogliere dei pezzi di carbone che cadevano dai treni. Quel porto dismesso negli anni ’80 e prontamente occupato da comunità di artisti, quei nomadi di città giovani e accampati, che 15-20 anni dopo ormai affermati rimasero a vivere in zona, negli appartamenti che vennero dopo e che furono il miglior successo urbanistico ad Amsterdam dopo la Amsterdamse School ai primi del ‘900.

Il mutevole tempo olandese 2

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Stamattina esco alle 7.50 e mi compiaccio del tempo sereno e asciutto, che neanche sembra che ci siano solo 3,5 gradi.Arrivo da Amsterdam Noord ad Amsterdam Zuid e noto sorpresa i resti di neve e ghiaccio sui marciapiedi e sull’erba. Ma come, a sud è più freddo? di solito è il contrario, basta superare l’ IJ e i fossi sono ghiacciati. Al ritorno, mentre fuori si susseguono 50 sfumature di nevischio mi tolgo lo sfizio di fare una foto a ogni semaforo.

Leggetevele voi e fate due più due. Rientro e il nevischio sembra quasi neve seria. Faccio una telefonata ed esce il sole. Scrivo questo e la pioggia ricomincia a sbattere sui vetri.

Meno male che sono meno metereopatica del solito.

(Aggiornamento delle 10.04; adesso si è fatto proprio buio e stanno nevicando grossi fiocchi bianchi e abbondanti. Che francamente era pure ora).

Il mutevole tempo olandese


Stamattina ho approfittato di un bel raggio di sole per andare in centro a controllare i saldi. E per strada mi cantavo “Pioggia di marzo” perché tra i primi germogli che mettono voglia di primavera e la giornata luminosa arrivata davanti a “Il Ponte” veniva quasi voglia di sedersi fuori a prendersi il caffè. Ma c’ era il traghetto e l’ ho preso al volo.

Mentre stavo per entrare ai magazzini Bijenkorf ho evitato i primi fiocchi di neve. Poi sono uscita a fare un giro per strada. Era asciutto e luminoso e si stava bene.

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Poi a furia di camminare mi accorgo che è ora di recuperare figlio 2 e amichetto da scuola e decido di sveltire le pratiche prendendo il tram fino a dove ho parcheggiato la bici. Prendo il tram. Scendo dal tram. Comincia a grandinare. Apro la bici. Mi tiro su il cappuccio. La grandine si scioglie. Sul collo. Pedalo 50 metri. Asfalto da bianco ridiventa nero.

Poi dicono il mutevole tempo olandese. Copritevi.

 

 

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Scuola in Olanda: groep 7, entreetoets e la scelta delle superiori e dell’ università

Oggi nelle scuole di Amsterdam i bambini di settima classe iniziano l’entreetoets o test di ingresso. Questi test annuali corrispondono a un sistema per seguire i progressi dei singoli alunni in riferimento a quelli dei loro coetanei su scala nazionale, e si riferiscono alle abilità linguistiche, matematiche e di gestione dello studio. Anche se l’entreetoets si tiene in quinta, sesta e settima (9, 10 e 11 anni) quello di settima è molto importante per la successiva scelta delle superiori, e non tutti i genitori stranieri conoscono il sistema e sanno come regolarsi. Qui tento di spiegarvelo.

La scuola primaria nei Paesi Bassi dura dai 4 ai 12 anni (dal groep 1 al groep 8), e dopo si va alle superiori, direttamente o tramite una cosiddetta classe-ponte (brugklas). Quello che non tutti sanno è che tra i vari tipi di scuola superiore c’è proprio una specie di gerarchia dal punto di vista della formazione accademica. Per andare all’università, insegnamento superiore di tipo accademico, bisogna aver fatto un Gymnasium o Atheneum (WVO), in soldoni l’ equivalente del nostro liceo classico o scientifico con in più un sacco di lingue. Altrimenti puoi fare un HBO, ovvero un insegnamento superiore di tipo professionale/pratico, che dura un anno meno dell’università. Per entrare all’ HBO occorre avere almeno un diploma di scuola superiore di tipo HAVO. Altrimenti ci sono sempre il MAVO (negli anni ’70 c’ era il moeder-MAVO, corsi per far prendere un diploma alle donne che avevano interrotto le superiori per sposarsi e fare figli, comodamente da seguire in orario scolastico, un bel sistema per l’ emancipazione, che almeno una poi poteva almeno fare la segretaria se si diplomava) o il VMBO o professionali, che si divide in indirizzo pratico (proprio per fargli finire l’ obbligo scolastico fino a 16 anni, tanto non combineranno mai nulla nella vita, questi bambini) o a indirizzo teorico.

O per dirla con le parole di una mia amica italiana che insegna da anni all’ università di Amsterdam, è un sistema che serve a garantire l’ accesso all’ università e alle carriere meglio pagate ai figli maschi dei genitori bianchi olandesi di estrazione medio-alta. A mantenere ricchi e potenti i figli (maschi, preferibilmente) di quelli che già sono ricchi e potenti. Maschi perché l’ opinione corrente è che le donne, anche se laureate, quando fanno i figli si prendono un part time per seguirli e allora chi glielo fa fare a farle sforzare? (Lo so che detto così sembra brutto, e so che non è vero per un sacco di ragazzine che conosco, anzi, ad Amsterdam il ginnasio è quasi più una scuola a pari numero maschi e femmine, mentre l’HAVO è a forte predominanza maschile. I bias inconsapevoli sono quelli che funzionano meglio).

Un’affermazione del genere può sembrare molto forte e molto estrema, ma come spesso accade nella vita un fondo di verità c’è. E chi viene da fuori e non è cresciuto in questo sistema, potrà essere bianco, acculturato e di estrazione medio-alta, ma non conosce il sistema e non sa come fare del suo meglio per inserivi i propri figli. Voglio raccontarvi quel poco che ho appreso con i miei figli, perché oggi figlio 2 inizia il suo test, ma se non fosse stato per amichetta preferita che la settimana scorsa, en passant, ha accennato al test, io col cavolo che ne sarei stata consapevole.

Non che ci sia bisogno di preparazioni particolari, anche se chi vuole seguire al meglio i propri figli può trovare su questo sito risorse ed esercizi per farli preparare. Come tutto nella vita, ma soprattutto nei Paesi Bassi, anche la chiave del successo accademico è una questione di organizzazione e tempistiche.  Questo è il mio punto debole purtroppo, per cui mi rivolgo a chi ha figli nei gruppi 6 e 7: cominciate a prepararvi adesso.

Insomma, alla fine ci siamo limitati mandare a letto e far addormentare presto l’esaminando, a garantirgli un risveglio soft e rilassato, a chiedergli se voleva qualcosa di particolare da mangiare o delle caramelle per tirarsi su, ma l’unica cosa che ha fatto è stato portarsi un libro da leggere nelle pause, perché quando finisci il tuo test devi stare zitto e buono per non disturbare gli altri.

Alla fine di questa settimana aspetteremo per qualche settimana i risultati (sto cercando di ricordarmi com’era andata con figlio 1), fra un mesetto inoltre le varie scuole superiori della città inizieranno ad avere le giornate a porte aperte, e anche se abbiamo ancora tutto un anno di groep 8 per pensarci (in realtà mezzo anno), il mio consiglio è di visitarne un paio, da soli o con il bambino già da adesso. Io me ne sono ricordata in ritardo all’ epoca di figlio 1 e me ne sono pentita, anche vedendo amici molto più previdenti con figli in groep 7 che incrociavamo alle varie giornate delle superiori quando noi ci siamo andati un anno dopo e bisognava scegliere. Il periodo delle giornate informative e delle iscrizioni è abbastanza limitato (a seconda del tipo di scuola potete visitarle tra il 9 gennaio e l’11 marzo 2015, controllate nella guida), ma ve ne accorgerete comunque dai vari poster informativi che troverete appesi nelle scuole elementari dei vostri figlio quando sarà ora. il volkskrant ha pubblicato, come tutti gli anni, uno speciale numero sulle valutazioni delle varie scuole, perché anche loro hanno i voti.

Per chi ha i figli in groep 8 ricordate che il periodo per iscriverli alle superiori quest’anno è dal 16 marzo al 2 aprile.

Perché l’entreetoets è importante? Perché è un test normalizzato che dà la prima (ma non l’ unica) indicazione sul tipo di scuola superiore a cui potrà venir ammesso vostro figlio, basato sui suoi risultati. Ma considerato quanto detto sopra, 12 anni non è un po’ presto per cominciare a chiarirsi se vostro figlio potrà fare o meno l’ università? Eh, ma così è e così ci tocca, e l’unica è pensarci subito o mandarlo a studiare all’ estero. E in Germania cominciano pure un anno prima, se vi consola.

Uno nel corso degli anni e delle pagelle si fa una certa idea dello sviluppo cognitivo dei figli e si fa pure un’ idea se sarà in grado di fare un liceo o meno. Per questo a volte capita che l’ indicazione risultante dal test possa essere una sorpresa per genitori e figli.

La vecchia classe delle elementari di figlio 1, per una serie di circostanze dovute al quartiere, alla storia della scuola e al tipo di genitori che vivevano da quelle parti, era la classica classe “brava”. Normalmente al liceo ci vanno, su una classe di 24 bambini, che dire, 3, 4, forse anche cinque. Lì chiunque avrebbe messo la mano sul fuoco che dal test sarebbero risultati almeno la metà da ginnasio (considerato che il bambino più bravo era andato l’ anno prima a una scuola speciale per bambini con un IQ di 130, abbassando così la media 🙂 ). Furono 2.

I peggiori danni si scoprirono sui test di lingua, in particolare grammatica e spelling (in groep 7 la classe era stata divisa per problemi di capacità e la maestra titolare aveva avuto una commozione cerebrale la prima settimana di scuola, con un seguito di supplenti temporanee e ben tre bambini estremamente difficili – uno anche violento – in classe. il che spiega parecchio).

Noi già eravamo ai ferri corti con la scuola da due anni per le questioni del bullismo e maltrattamenti e avevamo segnalato già dal gruppo 6 un calo nei risultati, chiedendo un supporto su vari fronti, mai avuto. E avevo già vissuto l’esperienza di un’amica che anni prima mi aveva spiegato cosa aveva fatto lei: aveva detto chiaramente alla scuola che un test di due giorni è la proiezione di un momento e non lo specchio di un processo di apprendimento sul lungo termine, che loro per la valutazione definitiva non avrebbero mai accettato quel’ indicazione e che la scuola aveva un anno, insieme ai genitori, per riportare le prestazioni scolastiche della figlia al livello che tutti le riconoscevano. Infatti per anni a ogni colloquio era tutto un: è brava, va bene, non dà pensieri, poi all’entreetoets le erano uscite le professionali. Un colpo. La mia amica è americana di origine vietnamita, quindi con un’etica del lavoro e scolastica che punta all’eccellenza.

Conservati fotocopie di tutte le pagelle” mi raccomandò. L’idea è che al colloquio sui risultati del test metti sotto al naso tutte le pagelle in cui fai vedere: in quarta ha preso il massimo, in quinta pure, in sesta anche, come mai proprio a questo test prende il minimo? forse lo possiamo considerare un risultato non indicativo?

Il motivo si capisce: in genere ogni anno nelle scuole elementari olandesi la classe cambia insegnante. Se il test lo fanno a gennaio, da un lato la maestra ha avuto pochi mesi per capire che tipo di bambini ha in classe, dall’altro proprio quel periodo tra 11 e 12 anni non è che sia l’ideale per decidere la tua vita accademica e professionale futura: crescono di botto, spesso hanno i dolori alle ossa, alle femminucce possono venire le mestruazioni, i maschi hanno l’ ormone esagitato e tocca fargli fare sport tutti i giorni o ti tirano ai matti (sempre parlando genericamente e riferendomi ai preadolescenti di mia conoscenza, e ai loro poveri genitori).

I nostri a suo tempo avevano avuto pure i servizi sociali che ci hanno messo 7 mesi a togliergli dalla classe il bambino che aveva bisogno di un approccio speciale – storico rimase l’ episodio della doccia dopo la palestra in cui lui e un altro si sono fatti la pipì addosso, con grande orrore e sbigottimento degli altri. Dopo una settimana qualcuno iniziò a dirlo ai genitori e la povera supplente si dovette beccare pure la sorveglianza in spogliatoio.

Ma insomma, siamo ottimisti, ci sono scuole in gambissima, classi unite e bambini che non danno troppi problemi e si gestiscono la crescita senza troppi spigoli, come grazzialcielo quest’anno con la classe di figlio 2, in cui hanno lasciato la maestra bravissima dello scorso anno, che li conosce e sa dove insistere in cosa con chi. Una scuola che sui punti deboli di figlio 2 (pianificazione e abilità di studio) ci sta avvertendo e consigliando da due anni e i risultati si vedono.

Ho sempre pensato di figlio 2 che lui con la sua manualità e creatività dovrebbe fare un mestiere tecnico o artigianale, che ne so, il sarto, o il restauratore di macchine antiche, per esempio. Però ci tengo anche che possa esprimere tutte le sue potenzialità che devono ancora saltare fuori, e bloccargli a prescindere a 11 anni la possibilità di andare all’ università direttamente, senza passare per le allungatoie dei vari anni integrativi per “salire di grado” nella scala delle superiori, non mi sembra il massimo. Temo una perdita di entusiasmo e motivazione che già un po’ fisiologica di suo ci è negli anni dell’ adolescenza.

Poi per carità, il bello dei Paesi Bassi è che non è mai troppo tardi per cambiare vita e mestiere, ho una collega interprete che si è iscritta a Legge quando la figlia aveva 16 anni, sapendo che con lo studio part-time prima di 8 anni non si sarebbe laureata, e una cosa del genere a quaranta e rotti anni ha tutta la mia ammirazione. Un entreetoets che ti sbatte alle professionali a indirizzo pratico non è il peggio che ti possa capitare, se hai le doti, e la voglia, e chi ti mantiene nel frattempo, ti farai.

Uno dei miei problemi, che condivido con diversi genitori stranieri, è la differenza di mentalità e il diverso valore che si dà ad attività diverse. Per esempio nei Paesi Bassi l’ambizione è considerata quasi una cosa negativa. Il bambino che fa troppe domande, perché magari le cose gli interessano, viene visto come insicuro (letto in uno studio che ora non ritrovo ma che linkerò appena mi ricapita). Il bambino olandese e anche l’adulto olandese deve avere sempre un’ opinione personale  e deve partecipare alle discussioni. Anche se non ha niente di ulteriore da dire, quando gli tocca di esprimere la sua opinione deve almeno dire: sono d’ accordo, o pare che si voglia estraniare, non voglia partecipare, non voglia socializzare. Il bambino solitario che sta bene con se stesso qui sembra strano.

Ovvio, gli olandesi di base devono costruire le dighe per salvarsi e le dighe non le costruisci da solo, ma con lo sforzo collettivo e l’accordo del gruppo. Questo ha influito sulla mentalità.

Allora, rispetto alla scuola l’importante è partecipare e divertirsi, non vincere. Il genitore che OSA ipotizzare apertamente un liceo perché il bambino in fondo ce la fa viene subito visto come quello che rovina il bambino insistendo a spingerlo oltre i propri limiti.

Esiste una guida alle scuole superiori di Amsterdam che vien data in gruppo 8 per farsi strada tra le varie insidie dell’ iscrizione (che merita un capitolo a parte, tanto è complicata, ci dedicherò un post a parte) che dice letteralmente: attenti, conviene sempre che il bambino faccia un tipo di scuola superiore più facile, mica lo vorrete traumatizzare?

E la mia risposta è: ma se il bambino ci arriva, è curioso, gli piace sapere il perché delle cose, ha sempre avuto voti alti, lo vogliamo stimolare mandandolo in un ambiente congeniale, o lo vogliamo demotivare mettendolo troppo in basso, così da solo, specie nell’ età cretina e pigra, col cavolo che ne esce di sua spontanea volontà?

Una mia carissima amica ha deciso di mandare il figlio, un bambino intelligente e capace, ma con un percorso scolastico alle elementari travagliato, alle professionali per non metterlo sotto pressione. Capisco e rispetto la sua scelta, ma sapendo quello che so di suo figlio, io con un figlio mio non l’ avrei mai fatto. Perché una scuola non è solo un certo tipo di programma, un certo tipo di livello di ingresso e un certo tipo di possibilità future. Una scuola è una comunità, e i genitori tendono a mandare i figli nelle scuole in cui si riconoscono negli altri genitori. È molto personale come scelta, ma io preferisco sapere i miei figli in una scuola dove non passano per quelli “strani” per il fatto che amano leggere e sapere cose nuove. Una scuola in cui le regole sono regole chiarissime e seguite, dove i ragazzi vengono seguiti, dove non è ammesso non fare i compiti per casa anche se poi passo le domeniche a litigare per vedere cosa ha fatto, dove i bulli vengono tenuti d’ occhio e dove ci sono tante attività extracurricolari. Perché conosco mio figlio e penso che con il suo passato scolastico lì starebbe meglio. E perché sono amica su Facebook di un paio di suoi amichetti vecchi e vedo il livello delle conversazioni che hanno con i loro amici.

Per questo anche se questa è una mia personalissima esposizione del sistema come lo abbiamo vissuto noi, se avete figli in età da entreetoets, cominciate a interessarvi e informarvi, e se il risultato non corrisponder`a quello che sapete i tutto il percorso scolastico di vostro figlio, parlatene subito e serenamente con la scuola e cominciate a prendere provvedimenti e capire se ha bisogno di una mano.

Potrebbe non cambiare nulla o potrebbe, col senno di poi, cambiare tutto. Averlo saputo, quando figlio 1 era ingroep 7, mis arsi risparmiata il 90% dei patemi che ci siamo fatti per lui in groep 8.

Coccola la tua casa, come affrontare la manutenzione annuale straordinaria

Gennaio, dopo tutte le feste e le corse di dicembre è tradizionalmente un mese un po’ pigro e in genere le aziende, le famiglie e un po’ tutti quanti cerchiamo di prendercela comoda dove possiamo. Per questo per me è il periodo per fare i grandi lavori: controllo l’ amministrazione, cerco di mettermi alle costole di chi non paga, e spesso e volentieri metto mano ai lavori di casa.

Ho visto che anche altri lo fanno, magari grazie anche all’ aiuto di eventuali regali in denaro ricevuti per le feste e con un occhio ai saldi. Quindi mi dico che sicuramente è il periodo giusto per molti.

Oggi per Genitoricrescono ho scritto uno schema a punti che mi sono fatta consultando durante tutte le feste siti, esperti e decaloghi altrui, fino a farmi un’idea di quello che fa per me. Ho pensato un po’ a quello che volevo dalla nostra casa, che comunque è come la fabbrica del Duomo, stiamo continuamente sistemando qualcosa. Poi sono partita come sempre, un po’ d’impulso, un po’ in modo ragionato visto che mi si sono sedimentate tutte le elucubrazioni.

E mentre scrivevo il decalogo per GC mi è scattata la famigerata botta di logorrea per cui sono, giustamente anche, famosa. E dopo un po’ mi sono detta che ai cari lettori di genitoricrescono e anche ai colleghi non glielo posso fare, sempre i post lunghissimi quando si sa che i lettori di blog stanno cambiando, l’attenzione è sempre più frammentaria e nessuno ha tempo di leggere. E però mi dispiace non raccontarvi come procede l’apparentemente caotica gestione di casa nostra, perché alla fine tutti i nodi vengono al pettine (no, non è proprio l’ espressione adatta, aspetta, ci riprovo) alla fine tout se tient e l’ importante è quello che ho imparato nel processo. E l’ essenza di quello che ho imparato nel processo è:

1) Non fare acquisti d’ impulso su e-Bay, anche se l’ asta sta per scadere e tu non hai ancora in piedi i presupposti che ti permettono di aggiungere quel pezzo bellissimo di design al tuo ambiente

2) Ogni lasciata è persa, se è bellissimo, se ci stavi già pensando, se costa pochissimo e hai modo di trasportarlo fino a casa senza svenarti finanziariamente, fallo. E quando ti ricapita una libreria di Molteni, un divano di Bretz – oltretutto fuori catalogo nel frattempo – una lampada di Artemide a un quinto del prezzo da nuovo? Vai, lo esamini, ci pensi e poi ti butti. O anche no. Io per esempio sono già 5 i divani che vorrei che vedo passare su e-Bay. Fino a che non ho tempo, soldi e non convinco Maschio alfa che se tolgo dalla cucina/soggiorno il cassettone e il divano vecchio di quarta mano il Bretz ci sta, anche se è enorme, l’ unica cosa che posso fare è riordinare, pulire e fare spazio. Fatto questo, si decide meglio, e si decide in 4 (i figli prima di Natale hanno preteso di avere voce in capitolo anche nell’ arredo di altri spazi e non solo camera loro. li sto manipolando sul Bretz da allora e ne sono entusiasti).

3) Fai quello che ti pare e ti dà soddisfazione purché non ti illuda sul fatto che ci vorrà più tempo, fatica e pulizia di quello che avresti voluto. E anche quando non ti illudi, sappi che sarà sempre un po’ di più. Ma se ne vale la pena per te, ne vale la pena. ti godrai una casa un po’ più accogliente, un po’ più tua, un po’ più fruibile. E come dice anche mia madre, se uno non fa qualcosa, e che vogliamo fare nella vita, andare avanti in attesa della morte? No, no, ognuno si scelga quello che lo rende felice e lo faccia, che importa se non è seconde le regole che ti hanno inculcato. La vita è una e la schiena anche amale entrambe, non risparmiarle, ma non spezzartele neanche nell’ interazione necessaria.

E adesso ve lo spiego con un peresempio. Quello che non ho avuto cuore di aggiungere al catalogo di là

A casa nostra c’ è una libreria larga 180 cm. di cui un’ estremità poggia su un cassettone largo pure 180 cm. 180 + 180 – i 60 cm in cui si sovrappongono fa troppo per i muri che abbiamo senza che il tutto incomba e tolga luce e ariosità.  Per questioni di spazio li abbiamo separati, intorno alla libreria su un muro più corto abbiamo costruito una colonna e dei pensili con un sistema di catalogo poco costoso (tre gennai fa ho passato un mese a disegnare alternative sulla carta millimetrata) e il cassettone da allora sta sotto la finestra a fare angolo col divanetto a due posti per capire se ci piace il divano ad angolo. Ci ho messo sopra cuscini, gran foulard, niente, sta in mezzo ai piedi e nessuno ci si siede comodo. Dobbiamo toglierlo così ci possiamo comprare un divano serio.

Figlio 1 vorrebbe il cassettone in camera sua, quindi prima delle feste ho trasferito il suo scaffale dei giocattoli in camera del fratello, dove lo scorso gennaio avevo piazzato un lettone a soppalco. Adesso sistemeremo camera di figlio 1 per fare spazio al cassettone, forse gli toglieremo definitivamente il letto a castello scassato sopravvissuto a tre traslochi e gli metteremo temporaneamente il lettone a una piazza e mezzo inutilizzato a casa di mia madre in attesa di comprargliene uno nuovo. A quel punto il cassettone ci entra e sarà comodissimo per sostituire lo scaffale giocattoli trasmigrato al fratello.

Già che stiamo facendo tutto ciò ne approfittiamo per ridipingergli camera (cosa che dal fratello è avvenuta prima di mettergli il soppalco) e i battiscopa mai messi dal trasloco 6 anni fa, ma prima eliminiamo il letto a castello, lui dormirà per un tempo indeterminato dal fratello.

Insomma, prima o poi, il processo che era iniziato con un utilizzo meno ingombrante della bellissima libreria con cassettone di Molteni comprata a poco e per impulso su e-bay anni fa (“come fai a lasciare lì una libreria con vetrina e cassettone di Molteni a 700 euro che nuova ne costa minimo € 4-5.000?”), e definitivo arredo della camere dei bambini che dal trasloco stavano lì con mobili di recupero, terminerà trionfalmente con l’acquisto del primo, vero divano comprato a casa nostra, che è un anno che mi sto studiando quelli dell’ Ikea ma sono giunta alla conclusione che quello che voglio davvero è il divano La Ola della Bretz, che NON ho comprato 13 anni fa quando ero incinta perché al posto dei piedi ha delle molle e già mi vedevo il bambino infilare le dita nelle spire mentre qualcuno si sedeva sul divano, tranciandogli di colpo le ditine, e insomma, La Ola non è più in produzione ma ne ho già viste passare 5 in due mesi su e-Bay a un quinto del prezzo da nuovo. E mica posso lasciare un Bretz lì a un quinto del prezzo?

Per dire che bisogna sempre seguire gli impulsi, che comprare pezzi buoni e costosi che durano una vita di secondamano per me è meglio di comprare nuovo un pezzo da poco (anche se poi vivo praticamente dentro l’ Ikea e come si fa altrimenti?) ma l’ impulso lo paghi in altri modi, basta esservi preparati. Poi, ovviamente, ci sono anche le persone metodiche, organizzate, che si scrivono il budget e comprano solo quello che vogliono quando gli serve, ma se io fossi stata così adesso non avrei scritto i post sull’ economia domestica minima. O come dicono gli olandesi: il canottiere rema con le cinture che ha, ovvero quando ti tocca remare ti tocca, ed è inutile pensare a come lo avresti fatto meglio se.

O come dice chiunque entri per la prima volta in casa nostra: questa casa ha tanta personalità e a seconda dal tono in cui dicono: tanta, si capisce se quel giorno avevo dato una mezza pulita o era esplosa la bomba.

Insomma, con questo spero di avervi fatto venire voglia e convinto che ne vale la pena (o avervela tolta del tutto, tanto cosa c’è di male in una casa serena, ordinata e al diavolo la personalità? che c’ è tanto di buono da dire anche su queste).

E ve l’ avevo detto che il presupposto a tutto ciò è stato regalare la mia vetrina bellissima, amatissima, scomodissima, comprata prima dei figli ai saldi (il design cerco sempre di comprarlo ai saldi) a mio fratello che invece a casa ha una nicchia in cui ci entra talmente bene che sembra fattapposta? Che nella vita i sogni, i desideri, la bellezza e l’appagamento, vanno e vengono e tornano e ripartono, l’ importante è goderseli al momento con un occhio all’ eternità e uno al portafoglio.