Il bello di avere l’ADHD

video“E quindi è tutta colpa tua, io l’ho ereditato da te”. Il ragazzino ride in faccia al padre nello studio della psicologa.
“Embè, di che ti lamenti, non hai sentito la dottoressa che ha appena finito di spiegarti tutte le cose bellissime che hai? Energia, creatività, la capacità di fare 30 cose tutte insieme. Meglio di così. Che volevi ereditare, dei soldi, che a parte che non ce l’ ho, sono pure una cosa tanto volgare?”

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Tempo fa lessi questo articolo di Pietro Barbetta, che tra l’ altro link a all’ inizio alcuni articoli sull’ argomento. Nell’articolo, che sottoscrivo in buona parte, anche se a una prima lettura mi fece incazzare, lo si dice senza mezzi termini:

“Oggi il bambino vivace è diventato un ADHD. Acronimo americano buono per il DSM, altro acronimo americano. Oggi parliamo per acronimi, gli acronimi coprono le origini, gli acronimi svolgono solo funzioni. Oggi non importa più neppure sapere da quali parole sono composti gli acronimi, anzi è meglio che non si sappia.

ADHD significa attention deficit hyperactivity disorder, ovvero disordine da deficit di attenzione e iperattività. I bambini vivaci sono patologizzati e le competenze per il loro trattamento sono diventate tecnologiche. In primo luogo farmaci. Si sostiene che i bambini affetti da ADHD hanno comportamenti impulsivi, che possono diventare adulti con disturbi di personalità (antisociali, borderline). Avete mai incontrato un bambino non impulsivo? Si è mai pensato, prima di quando l’ADHD diventasse una diagnosi diffusa, che l’impulsività non fosse una caratteristica costitutiva del bambino?”

Negli ultimi 2-3 anni ho avuto per caso o per voglia, a che fare con diverse famiglie che si sono trovate a gestire un percorso diagnostico sull’ADHD. E ho imparato alcune cose che in perfetto stile Mammamsterdam non potevo evitare di condividere con tutti voi. Eccoci qui.

*****qui inizia una delle mie ben note digressioni sul tema, se vi volete saltare le verbosissime considerazioni preliminari e andare direttamente alla comoda lista a punti in cui vi elenco il bello di avere l’ADHD, saltate tutto a piè pari e ci vediamo in fondo dopo le altre stellette*****

Non ci sono mancati i casi di diagnosi ad mentula canis, come la mia amica convocata dalle maestre dopo un paio di mesi di prima elementare che con toni allarmantissimi le ingiungevano di drogare il figlio, violento e ingestibile oltre ogni dire, o altrimenti non glielo tenevano in classe. Dopo la prima botta di disperazione, seguita dalla botta di rabbia, è saltato fuori che da due mesi il bambino passava ore e ore a fare i giochetti col computer in corridoio, con l’occasionale supervisione del bidello. Motivo? Boh.

I genitori sempre e comunque disperati, e nel frattempo anche incazzati con la scuola, e preoccupati del futuro scolastico del bambino che intanto aveva perso due mesi, gli cambiano immediatamente scuola, trovandone una privata dalle monache che lo prende, con giardino e supporti vari, a caro prezzo ma non puoi far perdere altro tempo a un bambino in prima elementare. Nel frattempo sempre con grandi patemi e dispendio di nervi e soldi, il bambino è stato esaminato, testato, rivoltato come un calzino da persone competenti, come dire psicologi e psichiatri infantili. Per concludere che non ha assolutamente niente, al limite è un po’ vivace e bastian contrario, ma non si droga la gente per questo. La nuova scuola non ha nulla da ridire sul suo comportamento e se ce l’ ha, se lo gestiscono in altri modi. I genitori sollevatissimi. Io incazzata per la proprietà affettuosa transitiva.

“Ma almeno hai denunciato la prima scuola e le maestre? Con quello che ti costa il diritto all’ istruzione di tuo figlio?”
“Sai com’è, ne siamo usciti talmente sfiniti che proprio non ho voglia più né di vederli né di sentirli.”

E come darle torto. Poi su questa mania di dare il ritalin a normali bambini vivaci ormai se ne leggono e sentono di tutti i colori, che uno è per forza contrario per principio.

Il motivo per cui l’articolo citato all’ inizio e altri simili mi fanno un po’ incazzare è che sembrano voler bagatellizzare, in un certo senso chi il deficit di attenzione ce l’ha sul serio. Da persona notoriamente molto distratta, mi rendo conto perfettamente di quello che intende dire una definizione che ho trovato in giro: avere un deficit di attenzione è come avere in testa 40 televisori, tutti al massimo del volume e ognuno su un canale diverso. Non fai a tempo a riconoscere il tuo attore preferito in uno dei televisori che lo schianto del Boeing sulla’ altro, il concerto di capodanno sul terzo e una serie di altre cose interessantissime lottano per portare la tua attenzione sul loro programma. Mi viene il mal di mare solo a pensarci che c’è chi vive così.

Che specialmente in America, e piano piano nel resto del mondo occidentale, si diagnostichino (o si fingano di diagnosticare) sempre più spesso dei bambini con qualche acronimo lo sappiamo. È un bene, è un male? Io penso che lo si possa paragonare alle denunce per stupro: fino a che nel comune sentire uno stupro era colpa e stigma sociale della vittima a cui si rideva in faccia o peggio se provava anche solo a denunciare, secondo le statistiche di denuncia non esisteva quasi stupro nella società e se esisteva, capitava solo alle Marie Goretti che per evitarlo si facevano ammazzare. Chi sopravviveva, per definizione, era consenziente. Adesso che un minimo di sensibilità individuale e comune sentire in proposito è cambiato si assiste al boom di stupri, persino nella lontana India.Si stupra di più, oggigiorno, o si denuncia di più e ci si indigna di più? Ecco, con le diagnosi di ADHD secondo me è la stessa cosa.

Non è che quando eravamo piccoli noi non esistessero i bambini ADHD, dislessici autistici e che in qualche modo emergevano dal contesto e ‘davano fastidio’. Esistevano, ma erano considerati sfaticati o delinquenti a cui spezzare le reni. A bacchettate, se necessario. Mio padre, insegnante alle medie, raccontava dei genitori che gli si raccomandavano di menare al figlio se si comportava male, che poi a casa gli davano il resto loro. Trovateneme uno di quegli ex-bambini terribili che senza una famiglia illuminata e provvista di mezzi economici alle spalle sia riuscito bene nella vita. In genere hanno ripetuto 2-3 volte la terza media e poi hanno abbandonato per andarsi a trovare un qualsiasi lavoro fisico che non li stigmatizzasse troppo per quello che erano. Se gli andava bene.

Provateci adesso a 15 anni a cercare un lavoro in cui esprimersi per un figlio che a scuola ha sempre sofferto. Se ti va bene lo mettono in corridoio dietro a un computer con l’occasionale supervisione del bidello. Il quale bidello, se in età, magari ha avuto il culo di essere uno di quegli ex bambini a cui i parenti con qualche connessione sono riusciti a far avere il posto. Ma un meccanico, tornitore o fabbro che si prenda un ragazzo che poi impara un mestiere e riesce in qualche modo nella vita, e anche bene, non esiste più e se esistesse, lo metterebbero in galera se si prende un apprendista minorenne. Per non parlare delle assicurazioni. Quindi questi sfoghi sociale degli ex bambini senza diagnosi oggi si risolvono con diagnosi più o meno accurate, fino a che sembra che tutti i bambini di oggi abbiano una diagnosi. Nella scuola di mio figlio ADHD è quasi un insulto, come mongolo ai miei tempi.

Uno di questi bambini problematici a scuola l’ho conosciuto a scuola di mio figlio, nelle poco piacevoli circostanze raccontate qui. Il ragazzino che per mesi ha torturato e poi picchiato mio figlio lo conosco da quando aveva due anni, andavano insieme al nido. Sua madre la tenevo nel cuore, perché la vedevo sola a tirare su questi due figli molto vivaci, li vedevo arrivare a scuola sempre sull’orlo del ritardo, con lei che gli strillava di sbrigarsi. E in una scuola piccola come la nostra, dove oltretutto ero molto attiva e conoscevo tutti, sapevo che era un bambino non troppo cattivo, neanche troppo stronzo, ma abbastanza incontenibile, che faceva sempre a botte e si ficcava sempre nei guai. E quando comunicarono i problemi con nostro figlio, la scuola in nome della privacy si rifiutava di dirci cosa stesse succedendo, facendo accenni vaghi a una situazione che non erano in grado di risolvere come avrebbero voluto, e a un tirocinante assistente del maestro di ginnastica che lo avrebbe seguito durante le pause e in altri momenti, quando rischiava di non tenersi, non per sua volontà.

Insomma, la scuola è piccola e un anno e mezzo dopo il segreto di Pulcinella è stato svelato pure a me: a quel ragazzino era stato diagnosticato una ADHD, la madre rifiutava di farlo medicare, la scuola, il medico e l’ assistente sociale che li seguiva avevano le mani legate e potevano solo contenere i danni. Con l’intervento della polizia sollecitato da noi (la mia amica avvocata mi aveva rassicurato, all’epoca, dicendomi dei tanti ragazzini difficili salvati da una denuncia al momento giusto) evidentemente la madre ha capito che la cosa rischiava di sfuggire ulteriormente di mano. Io all’ epoca non lo sapevo, ma entro una settimana quel ragazzino l’ abbiamo visto cambiare da così a così (giro il palmo della mano verso il basso), tornando il bambino che conoscevo all’ asilo, l’amichetto del calcio di mio figlio, quello che raccoglieva da terra e accarezzava i piccoli che inciampavano e piangevano. È andato alle superiori, pare vada bene anche se, mi dicono, si fa le canne e continua con gli atteggiamenti da piccolo macho de noandri, ma insomma, un diploma lo ha preso, poi ognuno fa sempre a tempo a rovinarsi la vita nei modi che preferisce.

Insomma, a volte mi viene da pensare che in quel po’ di casi in cui la diagnosi viene fatta da esperti con cognizione di causa, alla medicazione si accompagna una terapia adeguata, un intervento per insegnare a chi ce l’ha a gestirsi imparando quelli che il medico scolastico mi definì “i trucchetti”, non c’è motivo per cui non si possa avere una vita e un percorso scolastico normali. E siccome evidentemente il discorso delle medicine non piace davvero a nessuno, si ricorre ad alternative in corso di studio. Un’altra amica mi aveva accennato alla mindfulness e tracchete, ho scoperto anche quella: un percorso che si chiama: Meditazione o medicazione?

*****fine della digressione*****

E poi mi sembra più costruttivo pensare in termini di opportunità. Eccovi quindi alcune cose che ho imparato sul bello di avere l’ADHD:

  • si ha una grandissima energia, fisica e mentale, che se ben incanalata e supportata dai “trucchetti” che dicevo (ognuno si inventa i suoi) può farti raggiungere tutti gli obiettivi che vuoi e magari anche un paio di quelli che non pensavi di raggiungere
  • si è molto creativi
  • si riescono a mandare avanti diversi progetti e idee e ragionamenti contemporaneamente. Magari è stancante per chi sta intorno, ma i risultati ci sono e si vedono, basta non perdersi i pezzi per strada (il cosiddetto multitasking comunque esiste anche scisso dall’ ADHD, capiamoci)
  • si riescono a fare cose che gli altri si sognano proprio perché metti insieme dei pezzi del puzzle che altri non noterebbero
  • molti ADHD sono mediamente più intelligenti della media
  • il cercare di compensare la distrazione, la memoria a breve termine, il perdersi tra gli infiniti canali TV che stanno accesi nella tua testa, ti insegnano a trovarti e usare automaticamente un sacco di strategie che chi funziona in maniera più regolare manco si sogna, anche se a volte servirebbero a tutti
  • impari a fare molte più cose con il pilota automatico

La cosa fondamentale, per chi ha (un bambino con) l’ ADHD è di non perder mai di vista questi lati positivi invece di concentrarsi solo su quelli negativi. Cercare le opportunità, costruirsi le scorciatoie (o allungatoie). E soprattutto accettare serenamente l’evidenza dei fatti, che ci sono delle cose che forse ti vengono meno bene, ma sono appunto piccoli aspetti del tutto. E il tutto in generale è che comunque hai quelle 39 marce in più, basta imparare a innescarle quando ti servono.

E infine, come disse il terapeuta di una famiglia che ho seguito: Per dirla proprio come sta, la diagnosi di XY si chiama XY. Lui è una persona completa con tutte le sue caratteristiche, non ce n’ è un’ altro come lui e quindi non si pu`ø ridurlo a un’ etichetta.

Ecco, sapere come sono fatte le etichette è un ottimo punto di partenza per poi farne a meno.

Street Art ad Amsterdam: il graffitaro degli angeli

La settimana scorsa, per via dello sciopero dei dipendenti comunali, lungo le strade si sono accumulati rifiuti grossi di ogni tipo: frigoriferi, porte e mobili vecchi.

Dopo un po’ mi sono accorta che qualcuno aveva iniziato a disegnarci degli angeli. Una sera mentre rientravo in macchina sullo stradone deserto, perché nonostante siano iniziate le lunghissime sere d’estate a una certa la gente si rintana in casa per guardare la partita (o va per festival, come questo in mezzo ai campi) l’ho visto.

Un uomo in maglietta bianca accovacciato accanto a un mucchio di rifiuti che stava disegnando su una fiancata bianca in laminato di un mobile.

Avrei voluto parcheggiare, saltar giù, conoscerlo, andarci a parlare, ma rientravo da un catering e anche se c’è una luce bellissima e le lunghe sere d’estate, quando hai lavorato fino a sera tardi e la mattina comunque hai due individui da avviare verso la scuola, e devi scaricare la macchina e i parcheggi comunque non ci sono, alla fine lasci perdere.

La mattina mentre andavamo a scuola cii ho guardato, era un gattone accovacciato disegnato con lo stesso tratto fluido e ininterrotto degli angeli.

Se siete in giro guardate un po’ se per caso è passato di lì.

La cosa che mi è più piaciuta di questo progetto è il suo senso di effimero: si è preso la briga di abbellire una strada inaolitamente coperta di rifiuti, che poi alla fine sono stati portati via.

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Leiden e il Museo delle Antichità (e Pietro Antonio Locatelli)

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Leiden oltre ad esssere la sede della <a href="https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=541683569275053&id=100003002430610“>più antica università olandese ha un gran bel Museo delle Antichità in cui si è formato professionalmente come egittologo il nuovo direttore del museo egizio di Torino, Christian Greco.

Questa sera, per il festival musicale in onore dei 250 dalla morte di Pietro Antonio Locatelli si terrà un concerto nel museo. I musicisti Luca Fanfoni, Federico Caldara e Luca Simoncini eseguiranno brani tratti dall’ Arte del violino di Locatelli ( che visse ad Amsterdam per 39 anni consolidando la propria fama europea come compositore e virtuoso violinista).

19 giugno, 20.00,, Rijksmuseum van Oudheden, Rapenburg 28 Leiden

20 giugno, 20.00, Istituto Italiano di Cultura, Keizersgracht 564 Amsterdam

Sciopero dei dipendenti comunali in Olanda

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In questi giorni i dipendenti comunali olandesi sono in agitazione. Alcuni servizi allo sportello sono garantiti ma occorre tener conto di tempi di attesa più lunghi del solito.

Lo si vede anche dai rifiuti grossi, quelli che non entrano nel cassonetto e una volta al mese (da noi, altrove una volta alla settimana) si mettono in strada dalla sera alla mattina.

Con il fatto che stanno lì il graffitaro dell’angelo ha fatto in tempo a lasciare un segno su ogni mucchio dello stradone.

Le migliori patatine di Amsterdam

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Quando venni a sapere, nel giro di una mattinata, che dovevo partire per l’Università di Groningen entro al massimo due giorni, mi venne un colpo. Che avevo vinto la borsa Erasmus lo sapevo, che il 22 settembre avremmo incontrato, tutti noi borsisti, i nostri tutor da paesi diversi e li avremmo incontrati all’ Aquila tutti insieme affettuosamente, anche. Poi la mia tutor, una signora gentile con corti capelli grigi, mi consegnò un pacco di opuscoli in inglese sulla città e l’ università di Groningen, e mi disse che loro avevano iniziato ai primi di settembre e che se non volevo perdere il trimestre mi dovevo spicciare.

A sera, dopo aver comprato il biglietto del treno e cercato di fare mente locale, insieme all’amica Vic che il primissimo Erasmus della storia se l’era fatto l’inverno prima a Costanza, introducendolo e organizzandoselo lei, praticamente, in cerca di conforto stavamo alla spaghetteria a sfogliare informazioni su questa città sconosciuta in cui avevo chiesto di andare.

E la frase in uno degli opuscoli “il centro di Groningen è pieno di caffè e trattorie per studenti in cui assaggiare le specialità locali, come ad esempio patat met mayonaise“, niente, io a queste prime tre parole in olandese che leggevo e che sembravano dette da Totò che cerca di parlare olandese, io mi sono fatta venire un attacco isterico di risate. Fino a che Vic non mi disse di piantarla, che si capiva che era lo sfogo per la partenza repentinissima a farmi ridere così.

Mi consolò l’amica Monica, grande appassionata di calcio: “Groningen? Ma si, hanno una squadra in serie A” e confortata dal fatto che se aveva una squadra in serie A allora questa cittadina sconosciuta in fondo esisteva, partii.

Ora con tanti anni di Paesi Bassi alle spalle c’ è da dire che le ubique patatine con la maionese ti vengono servite in tutte le salse, ma che bisogna anche stare attenti dove mangiarle. Vi segnalo quindi i miei tre posti preferiti, accuratamente selezionati da me e dagli Gnorpoli e Maschio Alpha, e confortati dalle statistiche sui siti culinari.

Preparazione e cottura
Sappiate prima di tutto due cose: le patatine migliori sono quelle sbucciate e tagliate sul posto e fritte due volte. Tutto il resto sono palatine surgelate fatte non con la patata intera ma con la polpa (in genere residuato di altre lavorazioni patatose, praticamente un rifiuto aziendale) schiacciata e formata. Gli stecchini veri sono quindi inevitabilmente di lunghezze diverse, quelli industriali imitano anche questa caratteristica, ma spesso hanno molti bastoncini lunghi.

Mayonese
La maionese (per gli amici, in breve, mayo) in Olanda è dolciastra e collosa, la trovate più spesso sotto il nome di fritessaus. Non aspettatevi quindi la maionese al limone o all’aceto come la conosciamo noi. Spesso quella a cui siamo abituati noi la trovate come Vlaamse mayonaise.

Altre salse
Oltre ai tipici maionese e ketchup ci sono diverse altre maniere di condire le patatine: le nostre preferite sono la curry (spesso anche curry-ketchup), la Joppie-saus (una salsa gallina con dentro quelli che sembrano minicubettini di cipolla, ma quasi impercettibili sotto i denti), pepe verde per il Maschio Alpha, satè-saus che è la salsa indonesiana leggerissimamente piccante a base di arachidi in purè, tipica della cucina indonesiana dove viene servita su spiedini di pollo, e quindi qualcuno si è inventato di metterla sulle patatine. Buona se vi piacciono le arachidi, io non sono amante per esempio del burro di arachidi, ma la satèsaus la adoro. Insomma la mayo cerchiamo di evitarla come la peste. Poi fate voi e sbizzarritevi. Esiste anche la Wietsaus e se vi dico che wiet è il soprannome locale della cannabis, fate voi.

Poi c’ è una specialità che tocca spiegare ed è la salsa oorlog, che vuol dire guerra. La salsa oorlog consiste in patatine condite con satè-saus alle arachidi, mayo e cubetti di cipolle fresche tagliate finissime.

Un’altra specialità (terrificante, a mio avviso) che però si trova più dai kebabbari che dai patatari è il kapsalon, che vuol dire il salone del parrucchiere. Questo perché a Rotterdam c’ era questo parrucchiere capoverdiano, Nathaniël Gomes, che ordinava telefonicamente il pranzo al kebabbaro vicino, e si faceva mandare il seguente piatto in vaschetta di alluminio: strato di patatine coperto da strato di shoarma coperto da formaggio Gouda gratinato al forno. Sopra veniva completato con insalatina verde e condito con salsa all’ aglio (maionese liquidina all’aglio) e samba, la salsa indonesiana al peperoncino, entrambe condimento standard della pizza turca allo shoarma.

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Siccome ogni volta l’ ordine veniva mandato al corriere dicendo: questa è per il salone del parrucchiere, il nome è diventato kapsalon e viene servito ormai in tutta l’ Olanda e spesso in Belgio. Esiste anche una competizione annuale a Rotterdam per il miglior kapsalon, e anche la nuova stazione ferroviaria è stata chiamata station kapsalon perché la nuova pensilina pare assomigli a una vaschetta di alluminio rovesciata. Attenzione che una porzione di kapsalon arriva facilmente a 1800 calorie, se pensiamo che una donna media di solito non dovrebbe consumarne più di 2000 al giorno, anche qui fate tanto voi.

Detto ciò, vi passo i nostri indirizzi preferiti ad Amsterdam, se ne avete degli altri voi per cortesia aggiungeteli nei commenti.

1) Mannekenpis, Damrak 41, aperti dalle 11 alle 23
Per ricordarci che le migliori patatine le fanno i Belgi, anche in Olanda è bene seguire, in caso di incertezza, la belgitudine, quindi ben vengano tutti i patatari che te lo indicano (al limite va bene anche un Vlaamse frites nell’ insegna. MannekenPis non fa eccezione e ad Amsterdam lo trovate praticamente apnea usciti dalla stazione. Basta andare sempre dritto in direzione di piazza Dam e ve lo ritrovate sulla sinistra.
http://www.mannekenpis.nl

2) Vlaamse Friteshuis Vleminckx dal 1959, Voetboogstraat 33
Anche questi chiaramente belga, basta guardare con che consonanti finisce il nome e ricordarsi di Eddy Merckx. Anche loro come i precedenti offrono al cliente una finestra aperta sulla strada da cui ordinare e una tettoia in caso di pioggia, ma è cibo da strada, lo prendi, paghi e te lo mangi camminando.
http://vleminckxdesausmeester.nl

3) Snackbar Eiburgh, Zuiderzeeweg, vicino al P+R tra uscita tangenziale A 114 e Piet Heintunnel
(è quello nella foto in cima). Si capisce che qui ci si arriva in macchina, o se siete ospiti del camping Zeeburg, o con il tram 26, la fermata, venendo dalla stazione, subito dopo il lungo tunnel. Attaccato al parcheggio ai margini della città, chi viene ad Amsterdam in macchina paga meno lasciando la macchina qui e gli danno gratis i biglietti del tram per andare in centro, in realtà è il posto che frequentiamo più spesso perché un po’ di strada tra la scuola di Ennio e il calcio, o la casa degli amichetti ad Ijburg e Diemen, o chissenefre, stiamo in macchina facciamo una deviazione e andiamoci. È fondamentalmente una cucina in un container a cui hanno appiccicato una tettoia, una toilette chimica fuori, alcune sedie e panche all’esterno. Tenuto da degli Amsterdammer duri, ruspanti e cordiali, quasi sempre vedi il papà, un vecchietto tondo, nella baracca accanto, con un grembiule in similpelle e tre secchi davanti, a pelare patate, l’ omone o la moglie che friggono, servono, e intrattengono. Offrono oltre alle patatine tutti i vari piatti veloci da snackbar, ovvero varie crocchette e altre robe surgelate e fritte (ma le crocchette le consiglio, sono di una buona marca) e anche piatti casalinghi come la polpetta (gehaktbal) sul panino.

Hanno l’airone residente e le papere che vengono sempre a mendicare patatine e si fanno fotografare. Intorno grandi spazi verdi, piacevolissimi da farcisi un giro in bici, li ho descritti in un vecchio post.

Non hanno neanche un sito, in un paese in cui anche il senzatetto che vende i giornali in strada lo potrebbe avere, solo una pagina Facebook secondo me manco fatta da loro, ma da qualche fan. Perché gira e rigira, si scopre che è il patataro preferito di tutti quelli che abitano tra Zeeburg, Ijburg, Amsterdam tra Noord e Oost e dintorni. nhttps://www.facebook.com/pages/Snackbar-Eiburgh/194817873886734

Insomma, se venite ad Amsterdam una patatina in uno di questi posti vale sicuramente la pena farsele, per tutto il resto, eviterei come la peste, in particolare il fast-food nazionale, FEBO, che sarà tanto pittoresco, ma se ne può anche fare a meno, perché la vita è breve, le calorie inguaribili limitate, e allora meglio scegliersele bene, queste calorie.

Pimp your bike: velocissima

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Maschio alfa a 12 anni è andato al liceo nella Grande Città e si sparava ogni giorno in bici 18 km. all’andata e 18 al ritorno. Il tutto grazie alle piste ciclabili. Io mi facevo Tortoreto-Giulianova sulla nazionale con i camion che sfrecciavano, ma potevano essere 3-4 lm. massimo.

Averla avuta, una bici come questa. Adesso cara grazia che figlio 2 è abbastanza grande e autonomo da andare e tornare da casa in bici, figlio 1 secondo me per l’anno prossimo facciamo prima a fargli l’abbonamento. Che lui a scuola in bici non pare ci voglia andare.

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Ogni primo venerdì del mese, in Meeuwenlaan ad Amsterdam Noord, accanto al supermercato, dalle 16 alle 17 la polizia con il poliziotto di quartiere e gli addetti alla sicurezza in strada (dei ragazzoni che pattugliano a piedi e tengono d’occhio quello che succede) sono a disposizione per quanto attiene cittadini e sicurezza.

Vi riporto i numeri di telefono per segnalare problemi:

Emergenze= 112
Polizia generale= 0900-8844
Segnalazioni suolo pubblico = 14020 per segnalare per esempio lampioni rotti