Westertoren di notte

Westertoren di notte

Ho una storia sentimentale con questo angolo di Amsterdam di fronte alla casa di Anna Frank. Nella casa ad angolo ottuso tra Bloemengracht e Prinsengracht hanno abitato per anni dei cari amici, i secondi ereditati dal primo che se ne andava. Su quel ponticello a Capodanno fanno i più bei fuochi d’ artificio di Amsterdam, pagati da un’ associazione di abitanti e in quella casa abbiamo fatto feste e cene a gogo quando ancora non avevamo figli (l’ ultimo capodanno c’ era Ennio nella culletta pieghevole da campeggio, che ha dormito pacifico per tutta la durata degli spari, poi uno dice i bambini e il loro sonno insondabile).

Poi sono tornati in Italia anche Pina e Adriano e la cosa è morta lì. Resta un posto molto centrale, ma sul Prinsengracht in genere ci passo poco. Sono proprio passata poco per il centro in bici negli ultimi due anni, ma è un’ altra storia.

Poi un’ altra amica ci compra casa, quasi accanto, tutta da ristrutturare, una fatica improba, una bimba in arrivo, due lavori impegnativi, fregature e incazzature, ma anche un paio di belle cene nella loro soffitta. E come ogni volta a me di notte piace andarmene sul terrazzino sul tetto e vedermi questo scorcio di Westertoren e ascoltarne il carillon, e ieri per una combinazione perfetta il cielo era limpido e le impalcature del restauro finalmente non c’ erano più e quelle del prossimo supplemento di restauro che ci resteranno, dicono, per i prossimi 4 anni ancora non le mettevano e cogli l’ attimo, e insomma, io ho fatto questa foto pensando anche a voi per condividere questo angolo privilegiato.

Perché la parte migliore di Amsterdam centro sono le viste a volo di uccello, quella che una volta si poteva fare dalla caffetteria di Mets & Co, in Leidsestraat, che da quando l’ hanno ristrutturato non ci sono più entrata e non lo so se c’ è sempre una caffetteria all’ ultimo piano con finestre su 4 lati. Ma se ci fosse, andateci.

Blog Action Day: i diritti dei bambini all’ amore

155x250bad13bloggerbadgeVoi lo sapevate che oggi è Blog Action Day, e che il tema di quest’ anno è quello dei diritti umani? Eh, se non fosse stato per quella santa donna di Supermambanana, neanche io lo avrei saputo.

Allora vi lascio con due dei miei blogger preferiti, perché ognuno a suo modo, ma poi il loro modo è molto simile e gli argomenti che usano sono gli stessi (poi uno dice le affinità elettive, per forza) parlano di una cosa che avrei voluto dire io, ma loro lo fanno meglio, io non ho tempo e quindi mi attacco al buon vecchio adagio (eeeeeh, signora mia, i buoni tempi andati) dello sparagn’ e cumbarisce.

Intanto, visto che si parla di blog, diciamo che la cosa nasce da un blog del Corriere della Sera, che signora miaaaaaah, il Corriere della Sera, che bel giornale reazionario, io ho smesso di leggerlo dal lontano ’91 quando secondo loro un giovane pilota con aereo impazzito sbagliava a 21 anni a lanciarsi col paracadute, che la tradizione dell’ aviazione è schiantarsi con l’ aereo, e allora uno si chiede pure: e perché non risparmiano sui paracaduti allora, che così risanavamo il debito pubblico? se il parcadute c’ è, uno si lancia, l’ inchiesta scopre che non ha colpa, proprio il Corriere deve mettersi a gufare il poveretto? Ecco, da quella volta ho capito che io e il Corriere parliamo lingue diverse, senza rancore.

Poi però oltre ai blog arriva Facebook e siccome da due giorni non si parla che di un post su un blog del Corriere, io che ho poche idee ma chiare: i miei figli me li bacio e me li spalpazzo fino a che essi me lo consentono.  Per fortuna mia madre (e mio padre) non si è mai rifiutata di baciarmi sulle labbra perché sarebbe poco igienico, e non ha mai evitato di dirmi che mi ama per paura di cosa potesse pensare la gente. Capite che cresciuta in una famiglia così affettuosa (mia suocera, per la cronaca, ancora si sbaciucchia sulle labbra i figli quando ci stanno, che sono tutti degli omoni alti 2 metri e gli tocca chinarsi) potevo solo venir su deviata e innaturale, come sostiene l’ articolista che non ha figli ma ha chiesto a sua madre e ha fatto domande a trabocchetto alle amiche e una ancora si chiede come faccia ad avere delle amiche, ma ognuno ha i suoi problemi.

Io rivendico i diritti dei bambini ad essere amati, ad essere amati apertamente e anche fisicamente, a non avere genitori che si vergognano di fargli le coccole e dirgli che li amano. A casa nostra è sempre stato così, da tutti i rami di parentela e attraverso alcune generazioni (quanto siamo degeneraaaaaatiiiiiiii, signora miaaaah, altro che le coppie gay con figlio).

Poi per fortuna c’ è chi lo dice meglio di me: Lorenzo con le sue ben note e infallibili decostruzioni.

E Polly, che Polly è Polly, non si discute, è una fede. 

E visto che questa è la giornata dei blogger, vorrei aggiungere anche una parola sui diritti dei blogger, il diritto di farsi pagare quando bloggano per delle testate commerciali, come appunto il Corriere della Sera. Perché quando la gente la paghi, magari ti scrivono quelli che sanno farlo, non le mezze cartucce in cerca di fama e onore (a parte che dato il livello attuale del Corriere, manco mi meraviglierebbe se qullo fosse un articolo pagato, non è che il resto sia meglio, Ferruccio mio ben).

Ma per ora, rivendico anche il mio diritto di spalpazzarmi i miei figli quando me lo permettono o me lo sollecitano. Chi ci vede una confusione di erotismi, non meglio specificati incesti emotivi e altro, cosa volete che vi dica: ognuno ha i suoi traumi e se li risolve come può, e aver paura dei figli degli altri è un modo come un altro.

Mica dico che deve piacere a tutti. Ma evitare di dibattere sul nulla, senza argomenti e senza capire di cosa stiamo parlando e cosa stiamo leggendo, che dire, mi toglie la fiducia nelle testate nazionali e me la riconferma nei blog. Che sarebbe anche giusto, per un Blog Action Day.

 

 

Pimp your bike: trasporto promiscuo cartelle e bambini del doposcuola

BSO-fiets Nijmegen

Un altro bellissimo ciclo usato da un doposcuola per recuperare i bambini. I doposcuola qui sono gestiti da organizzazioni commerciali, le stesse in genere che gestiscono anche gli asili nido. Spesso sono situati nei locali di un edificio scolastico, ma anche in altre sedi, e ospitano bambini provenienti da diverse scuole elementari dei dintorni.

A volte i genitori, per motivi logistici, preferiscono un doposcuola vicino casa, se per caso già hanno scelto una scuola un po’ più in là. e non tutte le scuole finiscono alla stessa ora, dipende dal tipo di orario che scelgono. cxi sono scuole che dal lunedi al sabato chiudono alle 14.45 o alle 15, tenendo il mercoledì pomeriggio libero, come da tradizione, e ce ne sono altre che scelgono di fare l’ orario continuato, tutti i giorni si esce alle 14 o alle 14.30. L’ importante è che alla fine dell’ anno abbiano realizzato il monte-ore previsto dal ministero, per cui possono gestirsi in questo modo anche i giorni extra di vacanza. La scuola di Ennio chiude ogni giorno alle 15, tranne il mercoledì, ma poi gli appiccicano sempre qualche venerdì o lunedì in più alle vacanze canoniche. Quella di Orso gli lascia libero anche il venerdì pomeriggio, poi però non hanno giorni extra di vacanza.

Quindi i vari doposcuoila si organizzano in modi diversi per rirpendere i bambini. Alcuni hanno un furgoncino, altri le bicicarro normali per i piccoli, e gli altri bambini seguono con le loro bici, altri li portano a piedi se la distanza lo permette. E altri, come questo a Nimega, hanno un ciclocarro più esagerato del solito.

E voi i figli a scuola come li portate?

Naming and shaming: come violare le regole di Facebook e vivere felici (però, se mi votate…)

foto baNon so voi, a volte per le preoccupazioni mi viene la botta di insonnia e allora gioco a Candy Crush fino a che non mi riaddormento. Così una di quelle notti incappo su facebook su un casting della Galbani in Benelux alla ricerca di una mamma italiana e così tra insonnia e delirio di onnipotenza mi sono iscritta al casting. Che poi Galbani vuol dire fiducia e zia Filomena, quando ormai le erano rimasti solo un paio di denti, si nutriva di Galbanino, che da allora per me ha da un lato quest’ aria di casa e nido, dall’altro mi ha sempre dato l’ impressione di essere fatto con i derivati della cera con cui viene ricoperto, ma vabbè. Sono sempre i motivi sentimentali che ti fregano.

E ci ho messo questa foto tirata fuori dal profilo che mi aveva fatto la Zonzin, che lei si che è una signora fotografa. E già che devo indicare due ricette e cosa vuoi indicare alla Galbani, ci ho messo una ricetta al mascarpone e una al gorgonzola of course (il Galbanino no, non ce l’ ho fatta).

Poi me ne dimentico, fino a che non mi arriva una mail che dice che ho superato il primo giro di selezioni, fargli una liberatoria e passare alla fase in cui mettono i profili delle partecipanti sulla pagina facebook per farle votare.

Qui apro una parentesi, se voleste votarmi potete andare lì tranquillamente, e potreste vincere un Kitchen Aid. Sotto la foto del Kitchen Aid c’ è un tasto con su DOORGAAN e se lo cliccate arrivate in una gallery di 4 profili alla volta di aspiranti mamme italiane. Se vedete me e vi volete togliere lo sfizio di cliccare su STEM, non sarò io a impedirvelo, visto che sono già qui in ginocchio a pregarvi di farlo, e poi vi si allarga la foto, ci dovrebbe essere STEMMEN e voi cliccate anche quello.

Ora, quello che è successo a un po’ di gente e pure a me quando ho fatto votare un parente con il suo profilo, è che immediatamente dopo Galbani vi chiede l’ accesso ai suoi dati. E questo a parecchia gente, tra cui me, non piace, quindi decliniamo gentilmente. Bene, Galbani insiste: o mi dai i dati o il tuo voto non vale. Se insistete un paio di volte a dire di no, vi compare un messaggio di facebook che vi dice: guardate che se un’ applicazione non accetta un no come risposta, sta violando la nostra normativa. Segnalaci chi sono. Ecco, se vi succede, io vi invito a segnalarli.  Li ho pure avvertiti che non si stanno comportando bene e di non meravigliarsi se i miei infiniti contatti su Facebook (ooh, sono o non sono Mammamsterdam? Qualche contatto web ce l’ avrò al mondo) li segnalano, perché non è bello quello che stanno facendo.

Però a me piacerebbe anche venir votata e vincere. Non tanto per diventare la Mamma Galbani, che già era una cosa su cui avevo dei dubbi e ho chiesto ai miei amici su Facebook di non percularmi troppo per questa botta di debolezza, e poi, adesso che scopro di quali mezzucci fanno uso, voglio vedere come si pongono nei confronti di una candidata che da un lato ha un sacco di voti e dall’ altra gli ricorda che si comportano male. Perché non so vi, ma io da brava mamma frustrata adoro sculacciare i bambini discoli, purché non siano i miei (e infatti si vede che dalla frustrazione di non poter sculacciare i miei, mi cerco la Galbani per sfogarmi 😛 ).

Quindi io ho fatto la cosa seguente: alla fine il parente ha votato accettando di condividere i suoi dati con la Galbani. Poi siamo andati alle sue impostazioni sulla privacy, abbiamo cercato alla voce App e abbiamo impietosamente eliminato la Galbani. E siamo a posto.

La morale di questa storia è che non conviene violare le regole dei giochi che accetti di fare. Vuoi farti pubblicità su Facebook? Ne accetti le regole. Le violi? Ti becchi la segnalazione. Pensi di essere furbo? Mi possono ancora votare senza darti i dati. Hai violato delle regole per niente. Volete mettere la soddisfazione di farlo rilevare agli olandesi, che da 23 anni mi ammorbano con il loro mantre: regels zijn regels, le regole sono regole. E allora rispettatele.

Ne valeva la pena? No.

E ne valeva la pena per me montare questo ambaradan per chiedervi di votarmi? Si, voglio vedere come va a finire.

E poi le ricette dei miei gnocchi al gorgonzola e della mia torta mascarpone e caffè la volete, no? Votatemi, che la posto.

E poi quante altre mamme italiane paradigmatiche conoscete in Olanda? Appunto. Vi lovvo tutti, tanto una volta che prendo la deriva bimbaminkia, meglio andare fino in fondo. (Come si postano i cuoricini?)

Shaken, not stirred: parliamoci chiaro sulla decrescita (e poche palle)

Vi hanno intortato pure a voi con la storia delle decrescita felice? Be, a me non fa molto piacere. Prima di tutto per quel sottotono da: femmina torna a casa, impasta il pane di pasta madre, sferruzza, fatti l’ orto, segui i figli e sii felice. Cioè, con il mito della decrescita felice stanno sdoganando dei miti reazionari che si fa proprio fatica a eliminare. Nel senso proprio di eliminarli come miti reazionari.

Perché intendiamoci, io la pasta madre in frigo ce l’ ho e nonostante la mancanza di disciplina che mi contraddistingue, sopravvive, migliora e talvolta la uso pure.

Non solo sono socia del Social Crochet, da cui ho imparato cose nuove, ma non c’ è una borsa una, delle mie, che non contenga uncinetti e filati per far scorrere via i momenti morti.

E vi risparmio il periodo in cui mi sono messa a sperimentare con formaggi fatti in casa con il latte bio del contadino fuori dalla tangenziale a Zunderdorp (no, anzi, siamo onesti almeno con noi stessi, NON ve l’ ho affatto risparmiato).

E l’ orto in giardino e l’ orto nel pallet, non c’ è trend bloggeristico, Pinteristico, Instagrammico che mi sono negata in questi anni, compreso il riciclo creativo.

Che io poi me conosco a sfracello di donne che la decrescita felice la applicano quotidianamente e in modo convincente, ma guardiamo in faccia la realtà, io non ci sono tagliata. Perché io amo il mio lavoro, e sono pure bravissima, se ne avessi di più e invece ce n’ è sempre di meno.

Allora me ne invento un altro, di lavoro. Che anche quello mi viene benissimo e finora lo facevo come hobby.

Però l’ altra sera ho aperto un barattolo di vermi, nel senso che mi si è aperto da solo perché i vermi crescevano e ormai non ci stavano più e spingevano il coperchio. E voi non avete idea che fastidio gli ultrasuoni di tutti questi vermetti che urlano, mi ci sveglio la notte. E questo barattolo mi si è aperto su Genitori Crescono, che questa è la volta che gentilmente mi declinano un post, mi sono detta. Invece gli è piaciuto. Pare che questo barattolo di vermi fosse pieno di lombrichi, e i lombrichi, si sa, per l’ orto biodinamico sono una mano santa.

Parliamone. Ditemi un po’ quanto ci credete alla decrescita, quanto ve la siete scelta, quanto ve la impone la vita e che strategie avete adottato per godervela. Per quanto mi riguarda, la mia nel frattempo è chiara anche a me. me le scrivo di dosso, le paturnie e le avvisaglie di winterblues.