Come aiutare San Felice e l’ Emilia dopo il terremoto

Ricevo questo link da Barbara Damiano, una persona meravigliosa meglio nota in rete come Mammafelice. A suo tempo mi aveva offerto aiuto per varie iniziative che facevo per l’ Abruzzo.

La vita è una ruota che gira, diceva sempre mio padre. Oggi tocca a noi il privilegio di dare una mano. Ma se vogliamo farlo, e imparare dagli errori commessi in passato, abbiamo visto in Abruzzo come sono scomparsi senza rendicontazione i soldi donati dalla generosità immediata di tanta gente. Per questo ho imparato che è meglio aiutare subito persone che conosciamo e ci mettono la faccia. Barbara ce la mette, e con lei tutte le persone che hanno messo su questo sito importantissimo, seguite il link per favore.

Come aiutare.

Un altro progetto mi è stato segnalato da Giorgia, una lettrice di questo blog che ho avuto il piacere di conoscere (e che mi ha rifornita di radicchio rosso, poi uno dice che il blog fa perdere tempo). Anche un questo lei è direttamente coinvolta.

Un altro canale diretto, raccolta e consegna corredini neonati per San Felice e un altro paese, grazie a Cuore di Mamma.

Libri per le tendopoli, vi riporto qui sotto un comunicato stampa:

Ferrara, 31 maggio 2011
Appello alle case editrici per inviare libri per bambini, ragazzi e adulti nelle tendopoli. L’iniziativa è organizzata da Ufficio Stampa Ferrara, di Camilla Ghedini, in collaborazione con Vetrine&Vetrine, di Fabrizio Berveglieri. A poche ore dall’appello hanno già aderito inviando testi la Mondadori, La Linea, agenti letterari, il Rotaract Club Ferrara, decine di privati e insegnanti, non solo ferraresi. E siamo solo all’inizio. Inviate a Camilla Ghedini, Ufficio Stampa Ferrara, presso Vetrine&Vetrine di Fabrizio Berveglieri, via Calvino 28/A, 44122 Ferrara. La sede di Vetrine&Vetrine fungerà da centro raccolta. Saranno tenuti i dati di ogni donatore, che potrà verificare il ricevimento e la bontà dell’operazione. «Vorremmo fare la prima consegna alle tendopoli di San Carlo e Finale Emilia nei prossimi giorni – spiegano Ghedini e Berveglieri – chiediamo la vostra generosità. Pochi libri, da tante persone, possono fare la differenza. Uno sforzo in più chiediamo alle case editrici e alle librerie». Info, info@ufficiostampaferrara.com, cell. 335/454928.    
Inoltre se altre persone sono al corrente di iniziative dal basso, di persone che hanno bisogno, fatemelo sapere scrivendo a barbara@madrelingua.com o su Facebook e farò il possibile per diffonderle. Su Facebook ho già seguito una serie di iniziative varie, ma spero che pubblicandole qui vengano scoperte da più persone.

Stasera il mio programma su Radio Onda Italiana: obiettivo Umbria

Radio Onda Italiana ad Amsterdam da quasi vent’ anni è mandata avanti da un gruppo di professionisti, tutti volontari. Pensate alla costanza che ci vuole per metter su un ottimo programma di contenuti al mese, soli soletti, facendosi da redazione, regia, segreteria e manovalanza varia. Ci autofinanziamo e le birre agli ospiti le offriamo noi.

In qualche modo però un pubblico affezionato siamo riusciti a ritagliarcelo.  I dati si vedono soprattutto da quando Salto, l’ emittente che ci ospita, ha vivaddio messo lo streaming: Immagine

sono più gli ascoltatori italiani che quelli dall’ Olanda. Forse è la dimostrazione che quando ci sono contenuti interessanti messi insieme da qualcuno che è veramente interessato all’ argomento, che si va a cercare le persone da intervistare (cercatevi su Internet l’ intervista di Roberto Bacchilega con Pippo del Bono, per esempio) e gli fa domande che ad altri non vengono in mente.

Da questo punto di vista uno dei miei momenti di gloria è stato quando Giorgio Locatelli verso la fine di un’ intervista che aveva sforato di almeno tre quarti d’ ora, e dopo tutta la parte istituzionale e il dovecomecosaquadnochi, che per fortuna c’ era la mia collega a starci dietro, io sono per le confessioni a cuore aperto, fece una tirata bellissima su quello che ci sta facendo esattamente l’ industria agroalimentare e come ci riesca, concludendo:

“E poi vengono a mangiare da me e pagano conti da mille sterline, perché quello che è buono lo sanno eccome, è agli altri che fanno mangiare merda”. Che non è niente di eclatante, se vogliamo, ma il tono. Il tono con cui lo dice.

Bene, stasera niente personaggioni di grido e niente di eclatante. Vi racconto l’ Umbria, una regione che amo per le tante affinità che ha con il mio Abruzzo, e che poi invece è un posto completamente differente, perchè è la testa degli umbri che è fatta diversamente dalla nostra. Vi racconto alcune donne. Un’ insegnante prestata per passione all’ assessorato cultura e università di una cittadina umbra. Che in 10 minuti risicati mi ha detto più di 30 comunicati stampa. E una matta dell’ agroalimentare. Ma matta con tre T, non con due. Poi vi dico perché. 

Perché in fondo è così, se vuoi sapere qualcosa chiedilo a chi lavora con i piedi immersi nel fango. E le storie di talpe e suggeritori di questi giorni sembrano confermarlo.

Vi incontro stasera su Radio Onda Italiana, come ogni quinto martedì del mese, che sembrano pochi, e lo sono, ma il quinto martedì, che a volte viene e più spesso no e per questo ti scombina le carte, a suo tempo mi è sembrato il giorno ideale da prendermi io.

Ogni martedì sera dalle ore 20 alle 21 su Salto Wereld FM, potete ascoltare i programmi in italiano di Radio Onda Italiana.

Dalle 21 alle 22 passiamo sul canale di Salto Stads FM per i programmi in lingua olandese.

Dove portare i bambini ad Amsterdam: Jeugdland

Di Jeugdland vi avevo già parlato qui ma nel frattempo l’ hanno appena risistemata e sempre più amici la scoprono come sede di feste di compleanno. Noi ci torneremo a breve per la festa di fine stagione calcistica, sperando non piova come l’ anno scorso, che non si riusciva a fare il barbecue.

A questa ristrutturazione hanno messo alcune aree ben tenute per i bambini più piccoli, senza chiodi in giro per terra.

Le immancabili pompe per giochi d’ acqua.

Insomma, la parte istituzionale di Jeugdland comprende una piccola fattoria con caprette, anatre, fagiani, pecore (a volte fanno i workshop di tosatura per bambini), l’ orto, la sala per le feste, il biliardino, la cucina da affittare se si vuole, i tavoli da pic nic per fuori e hanno uno spazio per i barbecue.

Lo stagno con i pontoni galleggianti, per cui tutti i bambini non organizzati, tipo i miei, si mettono in mutande e fanno il bagno.

“Mamma, e ho preso quattro girini a mani nude e li ho messi nella mia capanna dentro un bicchiere d’ acqua”. (Questo era Orso).

“A mani nude? Mio eroe, però direi adesso di salvarli e rimetterli in acqua, a casa non siamo attrezzati e morirebbero e questo non ci piace”.

Oltre il ponte, l’ isola selvaggia dove sia in workshop organizzati che individualmente, bambini e ragazzi costruiscono le capanne.

Ma anche una nave.

Chi vuole costruire in proprio si fa prestare dei martelli e i chiodi all’ ufficio del club e fa pratica. Oppure partecipa a uno dei workshop con qualcuno esperto che ti fa costruire le capanne grosse a più piani.

L’ altra attività è quella di arrostire i panini sul fuoco. Ti porti la pasta lievitata….

…ne cacci un serpentello che arrotoli a spirale su uno stecco, lo compatti …

…arrostisci sul fuoco…

…e te lo magni.

Insomma a Jeugdland si possono fare un mucchio di cose. Si trova attaccata al Flevopark, venendo dalla Molukkenstraat in Indische Buurt, girate sulla Valentijnkade, la percorrete tutta passando sulla pista ciclabile, superate i campi da tennis, e entrate nel cancello. Dietro a tutto ci sono alcuni parcheggi, accanto alla sede con i bagni, la cucina, il bigliardino e il pronto soccorso per disinfettare chi si infilza in un chiodo sporgente…

… o uno come questo….

Perché si sarà capito, Jeugdland nonostante il restyling resta un porto libero per giocare secondo lo spirito olandese anni ’60, ovvero libertà-felicità, prendendosi le proprie responsabilità e stando attenti. A me sembra ancora incredibile che non l’ hanno fatta fuori in nome delle norme di sicurezza e palle del genere. Ma il successo che ha tra genitori e bambini dimostra che in fondo nella vita ci vuole qualche volta anche qualcosa di più di un gonfiabile, per crescere grandi e sani (l’ antitetanica qui te la fanno standard tra le varie vaccinazioni).

Madre di figli maschi (oh, yeah! Ma tanto yeah!)

OK, ho due figli maschi e questo si sa. A me è sempre piaciuto un sacco giocare con i maschi da piccola, e secondo me questo aiuta. Le amiche femmine le ho scoperte più tardi nella vita. Non so se sia tutta colpa di mio padre. Diamoglielaqualche responsabilità e qualche colpa pure ai padri.

Insomma, tutta questa premessa per dirvi che oggi è uscito un mio articolo per Genitori Crescono in cui vi racconto un libro che mi è stato, cum grano salis, molto utile. Si chiama Raising sons, in italiano tradotto come Crescere figli maschi di Steve Biddulph.

Il grano di sale lo raccomando a tutti nel leggerlo, in questi manuali ognuno tende a cercarci e trovarci quello che gli serve al momento o che gli conferma qualche sua opinione, e io non ho fatto eccezione. Mi piacerebbe sapere cosa ci avete trovato voi.

A suo tempo nel blog vecchio avevo raccontato anche questo in proposito.

Il bello è che io ho in grossa parte rimosso tutto un periodo della vita dei miei figli tra i 12 mesi di Orso e i tre anni di Ennio. Uno aveva appena iniziato a camminare ecercava regolarmente di buttarsi nel canale, mentre l’ altro si faceva venire tutte le paturnie dei terrible two e terrible three.

Io ai giardinetti, quelle pochissime volte che ci andavamo, perché non ne avevo più il coraggio, ci arrivavo sfinita e speravo solo che si mettessero a giocare con le amichette nella vasca della sabbia per darmi il tempo di raccogliere le forse per poi toglierli via di lì e riportarli a casa. Immediatamente me ne scappavano via uno aest e uno a ovest.

Le amiche madri di femmine mi guardavano pietose e cercavano di dirmi qualche parola buona:

“Eh, è proprio vero quello che dicono, che i maschi sono più vivaci”.

Io annuivo ma dentro di me pensavo: fra dieci anni le femmine preadolescenti le avrete voi e saranno tutti cazzi vostri.

Io sono stata una femmina preadolescente e poi tutta adolescente e infine adulta. So quello che dico. Dio dà, dio toglie. Alleluja. Io adoro i miei maschi, sono una madre di figli maschi, non poteva andare diversamente.

(Mica sarà per questo che certe amichette dei miei figli mi adorano?}

Dove andare con i bambini: la Fantapasseggiata alla cascata delle Marmore e il soft rafting

In questi giorni sono in Umbria per il Water Festival insieme a un gruppo di giornalisti olandesi. Ieri ci hanno portati in giro per tutta la Valnerina e anche se la cascata delle Marmore l’ abbiamo già vista un paio di volte, con o senza Gnorpoli, a questo giro ho scoperto cose bellissime che mi fanno venire voglia di tornarci anche quest’ estate scendendo dall’ Abruzzo.

Una delle prime cose che vorrei fargli fare – astenendomi a questo giro per offrir loro uno splendido momento padre-figli, che in vacanza ci vuole più che a casa, e poi diciamocelo, io vivo in Olanda e non sono più abituata a salite e discese, come mi ricordano i miei poveri polpacci in questi giorni – è la Fantapasseggiata.

La Fantapasseggiata è una visita animata per bambini fino a 8 anni lungo i sentieri della cascata sul filo della storia d’ amore tra il pastore Velino e la ninfa Nera.

La Fantapasseggiata viene condotta da un folletto locale, lo Gnefro, che in questo caso era una Gnefra.

Ora voi capite che già un nome così, Gnefro, a me fa simpatia perché non è altro che la traduzione nella lingua elfica locale del nomignolo che io do ai miei figli, Gnorpi. La -e- che si trasforma in -o- non è altro che una consequenza della terza rotazione vocalica tra elfico umbro e mammamsterdammismo abruzzese, che come tutti sanno sono zone anche geograficamente contigue. Lo fpetacismo che porta la -f- a diventare -p-, è un fenomeno consueto e non ci perdiamo tempo a illustrarlo ulteriormente. La metatesi -fr- che diventa -pr- a causa di detto fpetacismo e poi appunto per metatesi -rp- si spiega da sé.

Insomma, lo Gnefro non è altro che uno zio degli Gnorpi, ovvio che devo portarceli. E poi lo Gnefro oltre a raccontargli la leggenda e portarseli per sentieri, inseguiti da genitori vari che pure loro vogliono sentire come va a finire, insegna un mucchio di cose utili ai bambini.

“Che c’ è, stavo mangiando, perché, voi non le mangiate le piante?” faceva lo Gnefro richiamato a gran voce dai suoi fan.

“Noooo, io mangio la roba normale” gli rispondeva un bambino. per poi elaborare tutti insieme che si, insomma, le verdure le mangiamo tutti e anche quelle sono piante.

“E il ketchup”, gli rispondeva un altro.

O, trovatelo voi in mezzo ai boschi uno che spiega a certi figuri minorenni che a mangiar verdure si sta tutti meglio. A me serve senz’ altro.

La parte che però a me è piaciuta di più, andando per sentieri, è stato vedere i rafter in azione, perché è una delle cose che farei io per prima tanto volentieri. Ci rientro giusto giusto, età dai 18 ai 54 anni (perché proprio 54? perché si), peso entro i 100 kg. e se mi spiccio dovrei rientrare anche in quelli (anche se con tutto quello che sto mangiando in questi giorni, non ci giurerei). Certo, toccherebbe far fatica a tenere la prole, che sono sicura si vorrebbe precipitare subito.

Per quello, in acque molto più tranquille, c’ è il Centro attività che oltre al soft-rafting, canoa e tubing (praticamente scendi con il sedere infilato in un grosso salvagente, ma vuoi mettere il nome inglese come fa più figo?) ha anche un bellissimo spazio per pic-nic e barbecue, tenuto bene dai gestori del centro in cambio di un obolo (la carbonella però tocca portarsela in proprio).

Che dirvi, io che arrivo dall’ umida primavera olandese e avevamo beccato ieri una giornata bellissima, un giro in tubing me lo sarei fatta molto ma molto volentieri, se non altro per dovere di giornalismo partecipativo. Mi sono dovuta accontentare di saggiare la temperatura dell’ acqua, che secondo me andava benissimo.

Tanto in acqua con le attività ci entri vestito e calzato e incaschettato, quindi posso stare tranquilla.

Comunque per lo Gnefro si pagano € 4,50 o € 90 per gruppi di meno di 20 partecipanti (questi su prenotazione). Ma non è che verso fine luglio qualcuno si unirebbe a noi per una botta di Gnefro e discesa in gommone? Fatemi sapere che ci organizziamo.

Mollo gli ormeggi (avviso ai naviganti)

Lo chiedo a chi mi leggeva da prima, ma voi che ne dite del nuovo corso di Mammamsterdam su questa piattaforma? Perché mi sono rivista velocemente con mamma e zia e abbiamo fatto una scappata a Ofena e mangiato da Stefania la sera e Alla Sorgente a pranzo il giorno dopo e ci siamo bevute del vino buono e in vino veritas, la mia mamma mi fa:

“A me piaceva di più come scrivevi nel blog di prima, eri più tu. Qui ti trovo un po’ asettica”.

“Pure io”.

Ora, se ce lo diciamo noi che ci conosciamo da tanto tempo io sono sicura che è vero.

Il punto è che ci volevo pensare un po’, quando ho aperto Mammamsterdam su questa nuova piattaforma. Volevo farne un blog ordinato, correggere gli errori prima di postare, rendere la vita più facile a chi viene a trovarmi, anche un pochino più leggibile, perché in fondo tanta gente mi trova perché  ha bisogno di informazioni concrete su Amsterdam, e io quelle le ho sempre messe, sia quelle normali che quelle fuori dal coro, ma sempre affidabili. Ma il fatto è che ci metto tanta altra roba.

Solo che ecco, io lo so che non rendo la vita semplice a chi mi legge, che sono la funambola delle disordinate e delle subordinate (la prima era un lapsus che mi è piaciuto troppo e ce lo lascio), e si, esagero in effetti con un “che” discorsivo che mi piace usare a ogni piè sospinto (e quando a suo tempo Maura correggeva le bozze di Statale 17 lo sa solo lei quanti me ne ha tolti di “che” e non mi sembra affatto che il libro ne abbia sofferto, viva gli editor). A me serve come pausa di respiro, non so se voi la percepite così (in fondo anche Pirandello usava l’ interpunzione allo stesso modo).

Lo so che c’ è gente che ama leggermi ma prima deve fare il vuoto mentale, staccare il telefono e ritirarsi in una stanza nascosta e insonorizzata. e respirare profondamente prima di attaccare.

Lo so che ci ho messo anni a imparare a scrivere in questo modo e mi costa, si mi costa anche del lavoro non retribuito, perché è vero che a volte scrivo posseduta dalla trance scrittoria che si, questa cosa deve proprio uscire ed uscire adesso, ma prima di mettermi alla tastiera o segnarmela su un taccuino, ci rimugino giorno e notte per dei mesi (“Mamma, perché non mi ascolti?”, “Ma si amore, ti sto ascoltando, cosa credi?” e invece ai figli non puoi mentire, io sto pensando a come vi racconterò la tal cosa, proprio alle parole che metto prima e quelle dopo e effetto mi fa come ritmo).

Lo so che questo è un blog e non è un libro stampato e certe volte un sacco di gente fa confusione, ma fidatevi, non vi piacerebbe se sul blog cominciassi a scrivere come faccio sul libro.

Quindi non so come la pensiate voi e spero di non offendere nessuno, io su come strutturare e riordinare il blog e il resto ci sto ancora pensando e ho un modello a cui ispirarmi e il marito tecnico del modello a cui prima o poi devo mandare il materiale che mi chiede se voglio attaccare.

Ma il fatto è che da quando ho aperto qui mi stanno succedendo un mucchio di cose di cui qui non posso e non voglio parlare, perché io avrò pure il senso della privacy di un esibizionista con l’ impermeabile spalancato al parco, ma tengo famiglia e amici e certe volte mi tocca pensare a loro, che meno di me hanno l’ esigenza di trovarsi sbattuti in rete urbi et orbi, che poi se uno lo fa almeno la soddisfazione di scriverselo in proprio.

E queste cose che succedono mi hanno impedito di pensare a come lo voglio fare questo blog, ma per ora rimane così un po’ zoppicante come un tavolino spostato e messo lì, appena posso lo raddrizzo come volevo. Nel frattempo vi chiedo di volermi bene uguale, ma io ricomincio un po’ com’era. Poi vediamo.

Anche perché a parte qualche occasionale minaccia di divorzio, uno pseudocugino che non osa rivolgermi la parola perché pensa che poi metto tutto qui e le maestrine dalla penna rossa che ogni tanto devono proprio venirmelo a dire, che non gli piace come scrivo, o perché lo trovano veramente troppo colloquiale, o per i che, o per il periodare in apnea. E io mi incazzo e vorrei rispondere di pancia, poi lascio che lo facciano le lettrici storiche che sono meno coinvolte, però mi incazzo, perché per rigore intellettuale io un minimo di ragione gliela do, anche se non condivido. E poi ci rimugino. E perdo del tempo, sinceramente, che non ho.

Perché ad avere Mammamsterdam com’ era mi sono capitate tante cose carine, chi mi regala una ciotola della Koziol perché avevo raccontato di aver squagliato inavvertitamente il fochettone nell’ olio con cui friggevo le oliebollen e in negozio il forchettone non c’ era più, chi tornando in Olanda con scorte di radicchio rosso me ne regala un po’ e mai dono più gradito, chi incontro a Orvieto per lavoro, la donna in rosso che a pelle mi era piaciuta tanto e mentre le spiego che del glorioso consesso di giornalisti olandesi io ci sto soprattutto come blogger, perché sai, ho dei blog ma quello con cui mi diverto di più si chiama Mammamsterdam e lei fa: Ma sei tu Mammamsterdam? Ti conosco, ti incrocio sempre sul blog della Zanardo.

Ecco, queste soddisfazioni qui, mica qualcuno stava a controllare la direzione dell’ accento o il numero di subordinate o di “che”?

Mammamsterdam è fatta così, se volete qualcosa di più serio rivolgetevi a Barbara Summa con gli estremi per la fatturazione. Che le cose migliori nella vita in genere sono gratis.

E le porte che c’ entrano? Niente, ma le ho fotografate venerdì mattina a Ofena e mi piacevano così.

Amstelveld, romance sans paroles

Amstelveld è la mia piazza preferita ad Amsterdam. Infilata tra Utrechtsestraat, uno dei tre canali, Reguliersgracht e dietro la Kerkstraat (anche lei, una delle mie vie preferite), così grande ma accogliente,

il campetto e la vasca della sabbia dove i bambini stanno sempre a giocare, a volte il mercatino delle piante, la chiesa bianca nel centro in cui ho assistito al recital di Carla Regina, mi sembra la più italiana delle piazze d’ Olanda.

Non ci passo spesso, in genere la attraverso in bici mentre vado di corsa da qualche parte.


Mercoledì invece ci sono andata apposta in un’ ora di buco, per conoscere un giovane importatore di vini che mi aveva telefonato.

E qualche volta ho bisogno di una scusa per rifarmi un giretto intorno al Reguliersgracht e la Utrechtsestraat, con tutti i suoi negozi e ristoranti che amiamo, da Concerto, il negozio di musica preferito dal maschio alfa, a Zenza, dove abbiamo comprato il lavandino in rame che prima o poi Santosuocero ci istallerà, al Segugio, il ristorante del pescarese e uno dei migliori italiani ad Amsterdam (fidatevi, Adriano ha fatto anche il corso da sommelier con me) e una serie di negozi di design. Anche se da quando ho fatto i figli non ci sono pi`u andata, ed è un vero peccato. Qualcuno mi procura una scusa anche per questo? Supermambanana, adesso che arrivi, vogliamo saltare il solito Thai e andarcene al Segugio? A piedi dal tuo solito albergo.

E comunque farsi un giretto lungo uno dei canali minori da questo lato di Amsterdam, con la pioggia o con il sole su di me ha sempre un effetto rilassante. Ma meglio con il sole.

Lo stato sociale e le attività per bambini

Come forse saprete, da qualche anno viviamo in un quartiere in via di gentrification, ma tradizionalmente un quartiere ex-popolare (di fronte casa nostra sui bacini dei cantieri navali ci hanno costruito degli appatamentini tristi, e ogni tanto incontro qualcuno che è cresciuto qui, nel Vogelbuurt, con tutti i padri che lavoravano ai cantieri, le madri a casa e i figli praticamente cugini tra di loro. Un paesone.

Poi sono arrivati gli emigranti, una casa Amsterdamse school d’ angolo 200 mt. da noi è stata piastrellata in turchese ed è una moschea, quando è bel tempo e il venerdì pomeriggio si affolla, stendono i tappetini sullo slargo del marciapiede e vedi tutti questi uomini, anziani, ma spesso anche ragazzi con le sneakers sotto la djellaba, che socializzano.

Ci sono un mucchio di giardinetti e di attività per bambini e ragazzi, sospetto per togliergli dalla strada e dargli una botta di coesione sociale all’ olandese. Abbiamo gli street coach che pattugliano per controllare che non succedano casini nei parchetti giochi.

E quando ci sono le vacanze, che siano le sei settimane estive o le settimane intermedie nel corso dell’ anno, il comune organizza una serie di campi sportivi e di attività varie per i bambini. Così anche la settimana scorsa, tralasciando la tre giorni di atletica che si prevedeva per Orso, che in fondo voleva solo fare il lancio del giavellotto e so che si sarebbe opposto a qualsiasi altra attività, siamo andati al pomeriggio dell’ Urban Outdoor. Con BMX, breakdance, pallastrada organizzata (che è una contraddizione in termini) e muro da arrampicata. I miei si sono dati al BMX.

Il tutto, gratis.

Adoro viverein un quartiere svantaggiato.

Dove andare con (o senza) i bambini: Corpus, viaggio nel corpo umano

Chi è passato per l’ autostrada A 44 all’ altezza di Leiden non può non averlo visto. Corpus Experience è un museo interattivo che presenta un viaggio all’ interno del corpo umano. Noi ci siamo andati il 1 maggio visto che questa settimana abbiamo le vacanze. Ennio (beata preadolescenza) abbiamo dovuto trascinarlo fuori casa, pensare a un’ alternativa proponendo lo Space Expo a Noordwijk perché il Corpus lo rifiutava a prescindere, litigarci in macchina, farci due chilometri di mutismo offeso, tentare carezzine casuali riconciliatorie (il tutto guidando) per poi sentire un:

“Mpff blbr blr Crp”.

“Scusa puoi ripetere?”

“Mpff blbr blr Corpus”.

E allora siamo andati al Corpus, abbiamo pranzato prima al McDonald perché io non ho nessuna fiducia nel cibo proposto dai baretti dei musei, e parcheggiato cantando nell’ edificio (€5 per le prime 4 ore).

Per scoprire nell’ ordine che:

– al Corpus se prenoti online paghi un euro in meno (prezzo alla cassa: €17.50 gli adulti e € 15 la gioventù bruciata a partire dagli 8 anni)

– l’ ingresso lo compri per un orario preciso e devi stare lì almeno 20 minuti prima o rischi di perdere il tuo gruppo

– ogni 7-8 minuti parte un gruppetto di max. 16 persone, ognuno con i suoi auricolari e istruzioni in inglese o olandese (tanto poi si capisce tutto)

– alla fine del giro nel corpo umano che dura circa 55 minuti, e ogni tanto ti puoi sedere con gli occhialini 3D (cioè, lo spermatozoo o il globulo rosso che si muovono nel corpo in 3D è tutta un’ altra cosa), c’è la discesa e a ogni piano una serie di attività interattive e giochi, su cuore, polmoni, resistenza, vista, udito, sangue eccetera.

A noi è piaciuto il videogioco in cui corri con la macchina e a seconda degli elementi che calpesti ti tocca guidare con uno dei sintomi della sclerosi multipla, ovvero stanchezza, e vai lentamente, o abbassamento della vista e ci vedi tutto sfuocato eccetera. Io ho risposto benissimo al quiz per i donatori di sangue e i bambini hanno fatto dei test di resistenza che io sono schiantata dopo 3 pedalate (beata gioventù, preadolescenziale o meno.

Ci siamo iscritti a uno dei computer per cui poi reinserendo il nome e la data di nascita come password ci hanno mandato a casa i link ai giochi, i risultati ottenuti e alcune foto che ci avevano scattato in certe attività, ma ancora non siamo riusciti a scaricarle.

Siccome siamo arrivati alle 12.30 e il primo turno libero era alle 16, con il navigatore dell’ auto mi sono studiata i musei nei dintorni e grazie alla Museumjaarkaart siamo entrati gratis da Naturalis per ammazzare il tempo. Ma di Naturalis vi parlo ala prossima.

Ci è piaciuto troppo, abbiamo tutti voglia di tornarci ma aspetto di trovare qualche offerta speciale sui biglietti e l’ unica cosa che ha fatto impressione ai bambini è stato all’ inizio la scheggia che entra nel muscolo e gli elementi del sangue che provvedono a tappare la falla. Orso ha paura del sangue e ha detto che gli sarebbero venuti gli incubi, ma sono sopravvissuti.

Per tutte le informazioni seguite il link che ho messo all’ inizio.

 

Il sesso spiegato a bambini e ragazzi e loro genitori da R.H. Harris e me

Al negozio del museo corpus ho comprato questo bellissimo libro illustrato che spiega sesso, riproduzione, sentimenti, passaggio da vita infantile a quella adulta eccetera a bambini e ragazzi. A orecchio direi che va bene dagli 8 ai 17 anni, perché affronta proprio il tema del cambiamento di corpo, anima, ormoni ecc. con cui gli adolescenti si trovano a lottare. È un libro pieno di buon senso, con stacchetti umoristici, che rimanda a persone di fiducia (genitori, insegnanti, medico di famiglia, fratelli e sorelle e cugini maggiori ecc.) per ulteriori informazioni, che da spazio a chi la pensa diversamente, ma che dice le cose come stanno non solo sul tema della riproduzione e del sesso, ma delle relazioni, della differenza, dell’ AIDS e altre malattie sessualmente trasmissibili, contraccezione, aborto, pedofilia, sesso e Internet e altre cose importantissime.

L’ ho comprato al volo, Ennio in macchina se lo leggeva e ne discutevamo anche alla luce di quello che avevamo imparato durante la visita a Corpus, l’ ho lasciato in bagno, è scomparso e l’ ho ritrovato accanto al letto di Orso che ieri sera è venuto nel lettone per chiarirsi dei punti su cosa succedesse ai semini che non arrivavano nell’ uovo per primi (“Perché mamma, a corpus, quel primo semino che è caduto tra le ciglia e non si poteva più muovere, mi ha fatto tanta pena”, e “Mamma, ma l’ uovo che non incontra il semino allora poi muore? Poverino” e capite che tocca intervenire o a 8 anni rischio mi diventi un pro life). Lo consiglio a tutti.

Come mai, tutto ciò? Il fatto è che questa settimana abbiamo le vacanze di maggio (seguiranno quelle dell’ Ascensione e quelle di Pentecoste a giugno, poi le vacanze vere a fine luglio, ditemi che ha un senso perchè io non ce lo vedo) e martedì ce ne siamo andati a Leiden per musei. Siamo andati subito al Corpus a prenotare i biglietti, perché la visita iniziale si fa guidati e in gruppo in una ricostruzione dell’ interno del corpo umano. Ci toccava alle 16. allora per ammzzare il tempo e grazie alla carta dei musei che almeno lì ci faceva entrare gratis, abbbiamo fatto un giretto per Naturalis.nl.

Tout se tient, aggiungeteci che la notte prima avevo spedito al mio editore l’ intro e i primi tre capitoli di quello che per ora ha come working title “Il sesso degli angeli” (mannaggia a Maura che gli ha ricacciato questo che poi lo so che me lo ritroverò fino alla 30sima ristampa, e che invece sarebbe la mia guida semiseria e scientificamente approvata da nonna medico, che ancora non lo sa ma le tocca farmi da consulente scientifico, sennò che ci ha lavorato a fare 40 anni al consultorio pediatrico? E leggere le bozze le fa bene per l’ italiano), la mia prossima fatica scrittoria.

Che meno male, mi contraddico, che ci sono le vacanze dell’ ascensione, perché i figli li spedisco dai nonni, io vengo in Italia per lavoro e mi ricavo un buco buco di tempo a Roma per vedere l’ avvocata nostra e altre amiche/i blogger se almeno a sto giro si riesce, e parlare del libro. Quindi capite che ho due settimane scarse per finire di metter giù gli altri capitoli prima di metterli in mano a editor e commissione scientifica.

Il che mi offre questa occasione di chiedervi: su cosa potreste usare un consiglio nel parlare di sesso ai figli? I figli vi hanno fatto mai domande di quelle che resti lì e non sai bene cosa dire? Ci sono argomento di cui magari ti sembra urgente parlare ma non sai come e comunque non vuoi e non puoi aspettare che la vita (o la sfiga) te ne dia l’ occasione? Per esempio il post di Silvia di ieri, che ha lanciato un brivido in mezza blogosfera genitoriale? Hai dritte da darmi se mi sto dimenticando qualcosa di essenziale?

Però anche se ai genitori gli posso spiegare la qualunque, trovo che un manuale come Sex en zo sia indispensabile a chiunque abbia in casa bambini che già sanno leggere, da lasciare in giro con discrezione e parlarne insieme quando hanno dei dubbi. Quindi io questo ve lo consiglio caldamente e grazie a Cristina che mi ha mandato il link per l’ italiano: eccovelo  e vi lascio con quella olandese e quella inglese:

Robie H. Harris, & Michael Emberley (illustrazioni)

Let’s talk about sex, Walker Books, London, 1994

Seks en zo, Gottmer, Haarlem, 1995-2010

ISBN 978 90 257 4625 4 / NUR 226