Indiscrezioni dal Melologo di Stefano Benni

Stasera c’ è la prima del Melologo: il Carnevale degli insetti, una pezzo di Stefano Benni (lo trovate nel Teatro 2, di cui per esempio socio peloso possiede diverse copie, quella con dedica del Vate e una da cui di volta in volta, quando ne facciamo un brano, stacca le pagine e usa quelle come copione. Noi invece ce le fotocopiamo infinite volte per ingrandirle, o usiamo altri trucchi per portarcele dietro giorno e notte finché non memorizziamo.

Comunque se vi interessa stiateci alle 20.15, in Sint Janstraat 37 dietro piazza Dam, all’ Astarotheatro, e se volete essere sicuri meglio prenotare per sms allo: 0647 254 144.

Come è arrivato che ho il ruolo della blatta? Io che da un annetto e mezzo avevo dei dubbi sulla mia avventura teatrale, e mi prendo un sabbatico, e quando me lo prendo, e cosa faccio, cosa no, perché voglio scrivere un libro, anzi, tre e lo voglio così tanto che devo, ma perché le giornate hanno solo 24 ore, tocca fare delle scelte. Uno sfinimento.  (Vi risparmio la parte paté d’âme, motivazioni varie che i miei soci secondo me non sono veramente riuscita a spiegargliele come le sentivo, ma diciamo che ci siamo adattati tutti).

È andata a finire che il libro poi la casa editrice l’ ha dato da scrivere a qualcun altro e ne sono felice, perché io invece mi sono scritta un pezzo teatrale in olandese di cui sono ancora orgogliosa, il Tante Pos en Ome Net, storia di una disadattata del web.

E quest’ anno è uscito fuori il progetto di fare il Melologo di Benni, ma ci siamo arrivati in modo così contorto e io avevo capito che i giochi erano già fatti, per cui bon, ragazzi, stavolta voi fatevi il Melologo da soli e io scrivo ‘sto libro, che ci ho preso pure gusto ad avere i weekend liberi per i maschi invece di fare le prove. Vabbè, allora se siamo d’ accordo direi di farci una prima lettura adesso. Bene, già che ci sono resto, mi fa piacere sentirvi che io questo pezzo specifico non l’ ho mai letto. E ci sediamo a tavola.

Ognuno comincia a leggere una parte. Poi arrivati alla quarta, qualcuno mi allunga un copione e mi fa: questa leggila un attimo tu.

Ci ero di nuovo dentro fino al collo. E la domenica mattina, mentre i maschi vanno in piscina e pranzano lì a patatine e hamburger, io vado a fare le prove. E sto bene come prima.

E poi come sempre troviamo qualche professionista che ci crede e ci ispira e stavolta sono state le bimbe, Sara e Ottavia, fresche di studi ed energie ma vecchie di palco, che pur lavorando già a Roma, a questo giro stanno lavorando in Europa con base ad Amsterdam. E ci vengono a vedere e ci hanno dato del gran bel feedback ieri. E ci hanno fatto le foto che vi anticipo.

Pomeriggio nella riserva naturale di t’ Twiske

‘t Twiske è una riserva naturale che si trova incastrata a nord di Amsterdam con l’ ingresso tra Landsmeer e Oostzaan, due paesini che si raggiungono attraverso l’ uscita 118 della tangenziale, basta seguire le indicazioni. Ci si arriva in bicicletta o in macchina (si pagano €3,50 per le prime tre ore di parcheggio)

Ci sono laghetti, prati, boschetti, il Blauwe Poort che una volta era un giardino acquatico bellissimo, ma l’ hanno interrato per via delle spese di manutenzione, però ci hanno messo un caffè ristorante figo e uno snack bar per le patatine, oltre a un sistema di dighe per far giocare i bambini, e un attrezzo giochi a forma di veliero dentro un laghetto fangoso, dove però i bambini si divertono a sguazzare. E hanno un mini-prontosoccorso  per ogni evenienza.

Il tratto che però piace tanto a noi è il giardino delle Avventure, di cui vi posto alcune foto. Adesso che i bambini sanno nuotare e Orso al massimo mi si bagna fino alle mutande sulla zattera che va avanti e indietro su due metri di fosso, io in genere mi sparapanzo al solo e mi limito a fare da touch down per il carburante e gli aggiornamenti. Il patto è che si debbano far vedere di tanto in tanto per dimostrarmi che sono ancora vivi. Per il resto, vai di giochi.

Insomma, domenica abbiamo festeggiato il compleanno di Ennio al Bounz! e alle 13 avevamo finito con torta e tutto, era talmente una bella giornata e avevo sette bambini in macchina da riportare, su plebiscito universale abbiamo deciso di andare al Twiske, tutti i genitori erano d’ accordo e alla fine della fiera mi si sono spazzolati 20 euro in patatine fritte e li ho trascinati via prima che cominciassero a chiedermi il gelato e stavano già litigando, perché troppa vita tutta insieme fa male, ma ci siamo divertiti veramente un sacco.

Immagini a parole: In bici sull’ argine cantando

Come ci siamo ritrovati al calar della notte a correre in bici sull’ argine, io e Ennio, lui in piedi sul seggiolino di dietro, in calzoni corti e senza mutande, ma col mio spolverino che gli arriva ai piedi, e io con uno sciallino antracite e cioccolato all’ uncinetto nuovo di pacca e che mi serviva tutto contro il freddo?

È cominciato tutto mercoledì con il primo giorno di primavera davvero caldo. Che l’ amichetto terribile Tom Waits era di turno da noi. Però mi aveva anche telefonato una ragazza con accento romano per dirmi: sono la mamma di L. che sta in classe con Orso, ci siamo appena trasferiti in questa scuola, e mi sono ricordata che anni fa ci siamo conosciute da Tina. E quando mi ha detto il suo nome assolutamente esotico mi sono ricordata.

Così ho scaricato su loro richiesta Ennio e Tom Waits subito a casa che si volevano fare una pizza ai funghi surgelata per pranzo e quando siamo tornati l’ avevano cotta e mangiata (yeah! Il giorno che tuo figlio si sa mettere in forno una pizza e aspettare che sia cotta e cacciarla e tagliarla con la rotella senza ustionarsi, allora si raggiunge davvero l’ emancipazione della madre).

E io me ne sono andata a ciacolare e rinnovare la conoscenza a scuola di Orso. E poi con Orso siamo passati al forno turco a spararci una pizza doner, lui di pollo senza niente altro e io di agnello con tutto il tuttibile che ci mettono (insalata, cipolle, pomodori e salse).

E mentre stavamo abbioccati al sole, in panchina nel parco di fronte al forno lui mi fa: ho un’ idea, andiamo in spiaggia a Blijburg. Ed era un’ ottima idea, a casa hanno recuperato i costumi, io asciugamani e la coperta imbottita da pic nic, impermeabile da un lato e umidiccia della baracca invernale dall’ altro, un pallone, fragole e prugne, appena comprate anche loro che anche per lo stomaco è primavera, preso le robe del calcio e partiti.

E a Blijburg, la spiaggia di città, non eravamo gli unici ad aver avuto l’ idea, il baretto lo stavano sistemando, e io ho inaugurato le gambotte bianchicce, pelose e tremule del primo sole della stagione, in mutande in un angolino tranquillo (dio benedica le mutande vintage dell’ hema che sono scure, colorate e di dimensione hot-pants, ecco, ho fatto outing).

Che poi i maschi giovani in costume si erano scordati le mutande di ricambio e allora Ennio si è infilato l’ uniforme del calcio così, nature, pure le calzette ci siamo scordati, ma i parastinchi ton sur ton coprivano i calzini di cotone verde acido a righe bluette che sparivano nelle scarpe.

“Quando finite stavolta non restate a giocare, vi aspetto al parcheggio, venite subito qui che devo portare Orso a casa e fare altri giri”.

Dopo i vari giri che vi risparmio, ritorno. Quello che Ennio non sa è che la macchina Greenwheels che ho oggi non è quella sotto casa, ma una presa in centro, vicino alla stazione, per via degli altri giri che ho fatto al mattino (ho costruito un supplemento di palco e rimesso in careggiata i corsi di vino di cui vi dicevo un paio di giorni fa).

Ovviamente io li aspetto un’ ora al parcheggio, decisa a non incazzarmi che il sole era troppo bello, ma neanche a scarpinare fino al campo, che l’ ho fatto al buio per tutto l’ inverno al freddo e al gelo. Mi godo il caldo sauna del primo sole in macchina e finisco di sferruzzarmi uno scialletto sobrio fatto con tre gomitoli del cesto rimasugli. Ho prolungato 4 volte il noleggio, poi sono andata a prendermeli.

“Non sono arrabbiata, ma avevamo un accordo” esordisco in perfetto stile mamma olandese.

‘Scusaaa, me ne sono dimenticatooo”, etticredo figlio mio, con questo  bel sole, mica ti do torto?

Tom Waits è stato più stronzo del solito in spiaggia e comunico ai due che intanto adesso non si fanno più gli appuntamenti insieme, ognuno va per conto suo a calcio il mercoledì, perché io avere quel sabotatore tra i piedi, mi costa davvero troppa energia mentale. Poi spiego alla madre che finché mio figlio non impara a prendermi sul serio, meglio stiano lontani intanto che riflettiamo sui nostri peccati e lei mi da ragione.

Arriviamo in centro a riconsegnare la macchina che è notte, Ennio ha addosso solo l’ uniforme del calcio senza mutande, lo avvolgo nel mio spolverino e decide di mettersi in piedi così non gli finiscono i lembi nelle ruote. Poi scendiamo dal traghetto, abbiamo preso quello breve per non aspettare 11 minuti l’ altro, che fa freddo adesso che è notte, e ci lanciamo sull’ argine scorciatoia per rientrare a casa.

Lui sta in piedi con il mento appoggiato alla mia spalla urlandomi a presa diretta nell’ orecchio. Teneri questi momenti con il mio figlio sempre più grande e sempre più coccolo. mi sa che se ne sta accorgendo anche lui e cerchiamo di prolungare stralci di infantitudine, come tutte le sere che mi chiede di raccontargli qualcosa di lui neonato o piccolo.

“Lo sai che parte faccio al prossimo spettacolo? La blatta, che sarebbe lo scarafaggio, che ne dici?”

Comincia a modulare in diverse salse:

“Sono u-na blat-ta”.

Al quarto tentativo gli esce un po’ tipo : “everybody dance now!”. Glielo faccio notare.

Così il resto dell’ argine, compresa la salitina prima del ponte, ce lo facciamo cantandoci:

“everybody blatt now!” con lui che ci aggiunge un “uuh!” acuto peggio di Michale Jackson buonanima e io vado di tunkete tunk! tunk tunk tunk!, sparati in bici sull’ argine, con il mio spolverino che gli sventolava dietro e io con lo scialletto ultimato mentre li aspettavo nel parcheggio, non solo zen ma pure caldo.

Insomma, quando ad Amsterdam vedete in giro gente strana che fa cose strane non vi dovete formalizzare. C’ è sempre una ragione perfettamente logica dietro al loro comportamento. È il primo giorno di primavera calda.

Di scuole e di ville, citazioni orsabili

“Sai mamma, mi faceva Orso ieri sera nel lettone, io a scuola di solito non faccio niente, ma ieri quando è venuto quel signore a guardare mi sono messo subito al lavoro e fingevo di darmi tanto da fare, perché voglio la festa”.

Stamattina abbiamo portato insieme Orso a scuola perché c’ era una festa. Ieri la commissione visitatrice ha completato le ispezioni e ha conferito alla scuola De IJsbreker la certificazione come scuola secondo il metodo Dalton. Diciamo che per la sua breve esistenza di un anno e sette mesi è un bel risultato, normalmente le scuole hanno cinque anni per mettersi in regola. Siamo andati quindi a festeggiare con ciambellone, champagne per bambini e succhi di frutta, l’ amichetto L si è presentato i giacca blu gessata, camicia bianca e cravatta, altre bimbe inauguravano i vestitini fiorati delle feste, abbiamo lanciato mazzi di palloncini che facevano un bel vedere, per quanto io sia contraria visto che stiamo lanciando monnezza che ricadrà non sappiamo dove, forse in acqua, ad ammazzare uccelli e pesci. Ma lo so che sono io e il maschio alfa ha fatto foto e video dei palloncini che vi aggiungerò.

“Nostro figlio si considera imbrogliato” riferisce il capo dopo aver recuperato Orso e L. che si stavano arrampicando sulla cancellata della scuola dal lato del canale.

“Perché?”

“Ha detto che quello del rinfresco non è vero champagne ma succo di mela con le bollicine”.

“È figlio di sommelier, che ci vuoi fare?”

L’ altro giorno poi siamo andati a Landsmeer dal ferramenta e per strada guardavamo le casette oltre il canale.

“Belle le casette, vero?”

“Ma quella è una villa. Sai mamma, la voglio anch’ io una villa”.

“Come mai, cosa ci vuoi nella villa?”

“Perchè avremmo la piscina e il maggiordomo e allora anche a me e Ennio dareste una paghetta settimanale più alta”.

Io veramente devo disdire l’ abbonamento al Donald Duck, trovo che zio paperone abbia una pessima influenza su mio figlio. E comunque tutte e tre le citazioni qui sopra, so che stanno cercando di dirmi qualcosa sul mio secondogenito, ma non riesco ancora a capire cosa.

Comunque oggi andiamo per l’ ultima volta allo zoo a salutare gli animali, da quest’ anno abbiamo il pass dei musei e non più quello di Artis. Ci siamo sempre andati troppo poco, ma già mi dispiace non poterci andare più tanto facilmente.

Terre e vini d’ Italia, i miei nuovi corsi per l’ Istituto Italiano di cultura

Comincio col dirvi che le foto fantastiche di questo post sono state fatte da Barbara Zonzin, un nuovo acquisto tra gli italiani d’ Olanda che fra poco si trasferirà definitivamente da queste parti. Per conoscerla leggetela su www.foto370.com.

Lunedi scorso c’ è stata ad Amsterdam la Giornata Professionale dei vini italiani, come sempre ottimamente organizzata da Heleen Schreuder.  (No, ma guardate che posto splendido, e quanto mi piacerebbe a me organizzarci qualcosina come si deve una volta o l’ altra).

Ci siamo rivisti con amici e colleghi sommelier e importatori, Giuseppe Migliacci che è il solito tesoro di uomo ci ha regalato un barattolo dei suoi favolosi pomodorini di Corbara, una cosa che se l’ hai assaggiata puoi fare a meno dello zucchero nella tua vita, e Fred Nijhuis, il guru dell’ enogiornalismo olandese ha invitato i sommelier aIS ad unirsi ai colleghi olandesi della NGS alla sua degustazione guidata di bianchi italiani. Qui sotto ci vedete trafficare con i moduli e gli appunti.

Tutto ciò mi ha ispirata moltissimo per il tema dei nuovi corsi che terrò da aprile per l’ Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam. Quest’ estate ci siamo divertiti moltissimo con le nostre cenette (si, perché alla fine quello erano diventate, anche se io interrogavo e facevo domande a trabocchetto per vedere se seguivano con attenzione o si stavano solo bellamente sbronzando, seguivano, bravi) e quindi adesso si ricomincia.

Questo il programma, perché in realtà si tratta di due corsi: uno di geografia dell’ Italia e l’ altro proprio di lezioni serie con cena e degustazioni a gogò.

L’ idea del corso di geografia mi è venuto perchè a ogni santo corso per sommelier AIS per cui ho fatto da interprete negli scorsi anni, si capiva che per gli olandesi la cosa più difficile da mettere insieme erano proprio gli accenni geografici. Se a un italiano dici Veneto, dici Monti Lessini, dici Vulture, dici basalto, dici Montalcino, comunque sa già collocarti quella parola non solo in un contesto geografico, ma anche climatico, storico se proprio abbiamo voglia, ed enogastronomico. Gli olandesi queste informazioni se le dovevano cercare, assimilare e imparare ad usare e comunque restava una conoscenza limitata (eh, le belle gare di geografia a scuola maschi contro femmine, quante cose ti rimangono).  E quindi con questo corso ho pensato di sopperire, così non solo si chiariscono le idee su dove andare in vacanza quest’ estate, ma anche su cosa riportarsi come souvenir commestibile. E già che ci siamo il territorio lo scopriamo degustando due vini e spiegando perché li possiamo considerare il vino-simbolo della zona.

Bello? Bellissimo, solo che c’ è un  problema, per puri motivi di sopravvivenza io questo corso ho pensato bene di non farlo di più di cinque lezioni o mi muoiono su “Ma-con-gran-pena-le-re-co-giù, marittime, cozie graie, pennine, lepontine, retiche dolomitiche, carniche e giulie (e mentre ve lo dico mi faccio scorrere davanti i vini).

Come cavolo fai a trovare cinque vini simbolo di cinque macroregioni italiane, se noi siamo la terra dei vitigni autoctoni e delle denominazioni solitarie? Infatti non si può e qualsiasi scelta in questo senso è arbitraria e discutibile, infatti voi siate clementi (calendario e temi sotto).

Il secondo corso, già che ci eravamo, ha anche un approccio geografico, ma trasversale. Quindi scelgo delle caratteristiche morfologiche che si trovano in tanti posti e faccio un excursus sui vini che crescono su quel tipo di terreno o clima lì, solo che a questo giro ne stappiamo almeno 4 tipi o anche di più se siamo in tanti, e ci mangiamo cosine buonissime sopra.

Fondamentalmente al prezzo di una cena (mediocre) in qualsiasi ristorante di Amsterdam assaggi diversi vini del tipo che se non te li regalano tu ci pensi ben bene sopra se comprarli o meno, per via del prezzo, mica per altro, e ci mangi qualcosa come si deve, che non per nulla ho fatto la gavetta con tutti i cuochi pazzi che hanno lavorato all’ albergo dei miei. Perché diciamoci fuori dai denti pure questa, a me cucinare per e con i corsisti piace un sacco soprattutto perché finalmente posso fare quelle cose che o i vegetariani-minorenni di casa mia non apprezzano, o che hai davvero bisogno di un grosso gruppo di commensali perché vengano bene. (Evvai di impepata di cozze e insalata di polpo, che qui gli omega-3 mi scarseggiano).

E visto che abbiamo tempo a questo giro posso finalmente mettere al corrente importatori e produttori e enoteche regionali e APT, che ogni volta che racconto di quello che ho in ballo tutti a dire: fammi sapere, mi interessa, hai bisogno di un partner. Beh, cocchi, a questo giro vi prendo sul serio, hic Rhodus, hic salta.

D’ altronde con un programma così bello, che fai, ti tiri indietro?

10-04             19.30-21.00 geografia: Nord-ovest: le terre del Nebbiolo, € 25

17-04             18.30-21.00 corso con cena: I vini del freddo, € 39

24-04             19.30-21.00 geografia: Nord-est: le terre del Griso, € 25

08-05             18.30-21.00 corso con cena: I vini del vulcano, € 49

15-05             19.30-21.00 geografia: Centro: Le terre del Sangiovese, € 25

22-05             18.30-21.00 corso con cena: I vini del fiume, € 39

05-06             19.30-21.00 geografia: Sud: Le terre dei Greci, € 25

12-06             18.30-21.00 corso con cena: I vini della sabbia, € 39

19-06             19.30-21.00 geografia: Isole: Le terre in mezzo al mare, € 25

26-06             18.30-21.00 corso con cena: I vini del caldo, € 39

Informazioni: Barbara Summa, barbara@madrelingua.com, 0647 254 144

Iscrizioni: Istituto Italiano di cultura, Keizersgracht 564 
1017 EM Amsterdam

iicamsterdam@esteri.it http://www.iicamsterdam.esteri.it

tel.020 6263987 e 020 3302 683

fax 020 6383596

 

Il quartiere a luci rosse (De Wallen) la mattina presto, romance sans paroles

Ho detto altre volte come il quartiere del vecchio porto, De Wallen, sia uno dei miei posti preferiti ad Amsterdam.

I valli di difesa costruiti successivamente, la torre di guardia Montelban che nella mia prima stanza in soffitta affittata ad Amsterdam mi faceva da orologio e sveglia, così vicina che sembrava quasi che bastasse allungare la mano fuori dalla finestra per rimettere le lancette all’ ora legale.

Tutte le case storte come un sorriso che sarebbe dovuta andare per tempo dal dentista ma non l’ ha fatto e ha il suo charme lo stesso, i canali che fanno curve ed angoli, i cigni che nuotano, le imprese che rinnovano.

Questa mattina di sole per arrivare al lavoro mi sono fatta a piedi dall’ angolo di Oude Waal, lungo la Geldersekade e poi Zeedijk, Nieuwmarkt, Kloveniersburgwal, Koestraat, Stoofsteeg en Sint Janstraat.

Un sole bellissimo, i ristoranti e i negozi cinesi ancora chiusi, il macellaio e il pesciarolo olandesi già aperti, come anche i caffè, con un signore che legge il giornale e il gatto sul tavolo che guarda il Nieuwmarkt inondato di sole, la nettezza urbana che urbanizza, i cigni che difendono il territorio e la città che si sveglia.

Vi regalo qui una romanza senza parole del mio quartiere preferito e un’ immagine a parole, visto che non l’ ho scattata quella foto, di un ragazzo giovane a torso nudo visto dalla finestra di uno degli hotel su uno degli Ouderzijds -wallen che si china sul lavandino con un orlo di boxer o pigiama verde nel sole a quadri della finestra.

Perché certe immagini non hanno bisogno di parole e per altre bastano le parole. E di colonna sonora un romano che mi è appena passato davanti l’ ufficio, a cui ho lasciato la porta aperta per far entrare quel po di sole di sguincio di questo vicolo, urlando nel telefono che tu ti chiedi poi: ma si devono sempre far riconoscere?

Bas Heijne: il miglior opinionista dei Paesi Bassi colpisce ancora

Ultimamente il mio settimanale di riferimento, Vrij Nederland ha avviato una serie di interviste dal titolo: il migliore nel suo campo, chiedendo a una serie di persone considerate i migliori nel proprio campo, di citare i colleghi che a loro avviso meritassero il primo posto. Ogni volta quindi ci ritroviamo con una serie di considerazioni di esperti che riflettono sul proprio mestiere e i propri colleghi e su quello che considerano istruttivo per rimanere essi stessi i migliori.

Una bellissima idea con cui prima o poi mi piacerebbe fare qualcosa. Il primo numero è stato dedicato a una riflessione sul proprio mestiere intervistando gli opinionisti olandesi, quelli che hanno una rubrica fissa da qualche parte da cui pontificano sullo stato del mondo. Un bell’ articolo perché mi sono stati ricordati nomi che magari non rileggo da tempo e ho letto cosa pensano i miei opinionisti preferiti di sé e dei colleghi.

Uno dei più apprezzati dai colleghi è Bas Heijne, di cui vi propongo un pezzo recente che vi spieghi come stiamo messi in Olanda da quando abbiamo la destra populista al governo. Ricordo che al momento comanda una coalizione di liberali con Mark Rutte come premier, affiancati dai cristodemocratici che erano al potere allo scorso governo che poi è caduto, sono stati quarti, ovvero hanno perso le elezioni, ma sono stati riciclati. Ci mancava un pezzettino pur di evitare un governo con qualcosa, anche alla lontana, di sinistra (le opzioni più logiche all’ indomani delle elezioni erano quelle di un governo di centro con leggero scappellamento a sinistra, ma si sono rifiutati per dei mesi per poi arrivare con questa meraviglia) e si sono dovuti coì prendere in casa un partitino xenofobo, il PVV, capitanato da Geert”tuttimidiconobionda” Wilders, che oltre ad avere come missione nella vita quella di rompere l’ anima ai musulmani e, adesso, agli europei dell’ est – si capisce che ha la moglie ungherese? Magari è solo incazzato con la suocera, porello -, viene finanziato dalla destra xenofoba, quella brutta assai, degli USA e a suo tempo gli era stato impedito l’ ingresso in UK. Un tipetto conciliante che ultimamente si è inventato un sito per denunciare anonimamente il fastidio che ti danno i polacchi. Lo Sportello Notifica contro gli stranieri.

Noi si è cercato di boicottarlo lanciando azioni tipo rispondere a tutte le domande tipo: pensi che i polacchi ci portino via lavoro, siano tutti criminali ecc. ecc, del sito, ecco di rispondere no a tutte le domande, ma ci siamo poi accorti che si fa solo il suo gioco quando annuncia: ecco, vedete, 40.000 risposte in due giorni e non dice quali siano le risposte.

Ecco cosa scrive in proposito Bas Heijne, un maestro della penna intinta di perfidia. Un gran bell’ articolo di cui vi offro una modesta traduzione fatta di corsa.

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Reputazione

Eccoci qua: che i paesi Bassi amassero fare gli anti-Europei, a quello c’ eravamo un po’ abituati, ma adesso è l’ Europa che comincia ad essere anti-Nederlandese. Una brutta cosa. In una risoluzione dall’ ampio consenso il Parlamento Europeo ha definito il dibattuto Sportello Notifica contro gli stranieri deplorabile e discriminatorio.  Al primo ministro  Mark Rutte è stato richiesto di condannarlo. Il governo dei Paesi Bassi “non deve chiudere gli occhi nei confronti delle idee politiche del PVV che vanno radicalmente contro i principi europei.”

Non sarebbe dovuto essere così: da una palla da boxe mica ci si aspetta che ti risponda a pugni.

E i colpi di risposta sono particolarmente duri. Si vede come la frustrazione nei Paesi Bassi sia radicata a fondo. Non può essere un caso che proprio due fiamminghi siano quelli che hanno distribuito i colpi più forti: il presidente del Consiglio d’ Europa, Herman Van Rompuy, ci è venuto a dire in televisione che adesso dobbiamo proprio cominciare pure noi ad attenerci alle regole di bilancio con le quali abbiamo per anni rotto l’ anima agli altri stati membri. Van Rompuy è un maestro dell’ insulto elegante, il suo messaggio ai Paesi Bassi ha preso la forma di un umiliante incoraggiamente: coraggio, ce la potete fare, veramente.  Questa settimana invece è stato il liberale Guy Verhofstadt che in tono stridente ha lanciato una filippica contro gli olandesi.

Naturalmente, è tutta politica, i principi sono meno importanti degli interessi. I polacchi, rumeni, bulgari che formano il pretesto del casino, è da un bel pezzo che non è quello il punto.  Ho già scritto che lo sportello notifica è un simbolo. Per il PVV si tratta semplicemente di uno scandalo creato ad arte per stare in prima fila. L’ Europa adesso fa vedere che il coltello può tagliare da due lati. Oggettivamente il parlamento non può intervenire sullo Sportello Notifica e neanche sulla posizione presa dal governo olandese: ma tutto questo può portare a un danno alla reputazione.

E quest’ ultimo è esattamente quello che è accaduto.

La risoluzione del Parlamento europeo può soltanto aumentre la recalcitranza olandese, ovvero: ma di che si impicciano questi?  Il PVV non diventerà più piccolo a causa di ciò. Ma di questo agli europei non importa un accidente, semplicemente perché dei Paesi Bassi gliene importa sempre meno.  La loro palla da boxe adesso sono i Paesi Bassi. Perchè gli stati piccoli sono, per l’ appunto, stati piccoli.  Gli stati piccoli possono permettersi molto di meno di stati più grandi di avere una cattiva reputazione fuori dai propri confini. È molto semplice: quando non sei molto forte devi piacere, ti tocca. Per uno stato del genere un danno di reputazione si traduce sempre in un danno economico.  Prima o poi bisognerebbe calcolare quanto ci è costato finora Geert Wilders senza considerare nel conteggio le sue spese di protezione.

Quando i tuoi ideali e i tuoi principi ti costano soldi, nulla da eccepire, si può fare, e il disprezzo dell’ estero, noblesse oblige, te lo tieni. Ma quando il tuo paese viene portato alla distruzione da un opportunista politico la questione è ben diversa.

L’ europarlamentare liberale del VVD Hans van Baalen vi ha accennato questa settimana: “Da quando ha fatto il film Fitna (un film estremamente insultante nei confronti dei musulmani e del Corano che ha fatto scalpore, ma è stato amato dall’ estrema destra americana che gliel’ha appunto finanziato, precisazione mia) Geert Wilders sta di nuovo scherzando con il fuoco e mette in pericolo appalti e commesse per l’ industria olandese.”

Peccato che van Baalen lasci fuori tiro il capo del suo partito.

Perché che Mark Rutte neanche un anno e mezzo dopo il suo insediamento si sia fatto manovrare in una posizione del genere fa temere il peggio. Che uno sia abile non vuol dire che sia automaticamente un buon stratega. Il VVD ha voluto mantenere il PVV piccolo facendolo entrare nella coalizione, ma nel frattempo è evidente chi sia stato sequestrato da chi. Rutte dice di non voler far crescere ulteriormente il PVV condannando lo Sportello Notifiche stranieri, ma fa poi subito a condannare un senatore del proprio stesso partito a causa di un libro che è stato critico sul PVV. „Da questo mi distanzio” ha dichiarato. E durante la giornata per i giovani del partitino ultracristiano SGP ha definito il PVV “un partito fighissimo”.  Il suo pauroso ministro Rosenthal il mese scorso ha umiliato pubblicamente il nostro ambasciatore in Sudafrica perchè quest’ ultimo aveva osato dichiarare “Mi piace” sulla pagina Facebook del gruppo anti PVV Nederland Bekent Kleur.

È chiarissimo: all’ Europa si oppone una testarda resistenza mentre ci si inchina a fondo davanti al PVV. Qualsiasi commento critico nei confronti del PVV viene immediatamente punito da Rutte, mentre sui commenti da parte del PVV si tace ostinatamente.

La puoi chiamare strategia. Io dico Sindrome di Stoccolma.

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Bas Heijne su NRC-Handelsblad, per l’ originale vedasi link sopra. Per i commenti, anche miei, rimando al commentario.

Quanto è emancipata la madre olandese emancipata?

Per GenitoriCrescono ho scritto sporadicamente in passato, ma da ieri è iniziata una collaborazione fissa in cui insieme a Floriana Grasso ci occupiamo di famiglie fuoruscite per una rubrica che abbiamo voluto chiamare GC International.

Ammiro moltissimo il risultato raggiunto da Serena Nobili e Silvia Tropea, le fondatrici di GenitoriCrescono, che in pochi anni sono riuscite a costruirsi un’ ottima reputazione sul web come compendio di risposte, recensioni, interviste, dubbi, conversazioni sul mai abbastanza sviscerato mondo della genitorialità. Ancora più ammirevole se si pensa che questo risultato altamente professionale è iniziato per passione e il lavoro ‘vero’  di Silvia e Serena è un altro. Ma hanno saputo circondarsi di persone appassionate e competenti come loro, (ahem, ahem) per cui vi invito a leggere gli articoli di questo bellissimo blog.

Questo mese si parla di femminile, e il mio contributo è stato un’ analisi basata sulle mie esperienze e osservazioni nei Paesi Bassi, corroborate da facts and figures di pubblico dominio. Magari interessa anche a voi, appassionati di Olanditudini, capire in che modo si declina nel quotidiano l’ emancipazione delle donne olandesi.

Perchè non dimentichiamoci che quello dell’ emancipazione, a volte a oltranza e persino, come dicono loro, tegen wil en dank, ovvero a dispetto dei desideri dell’ oggetto di tale emancipazione, è una delle missioni nella vita dell’ olandese medio. Se abbiamo emancipato i poveracci, adesso tocca alle donne, abbiamo emancipato le donne, tocca ai bambini, alle minoranze di tutti i tipi a turno e persino al gatto di casa, perché chi l’ ha detto che i gatti non vadano emancipati? Dio forse? E allora è giunto il momento di emancipare pure Dio. E il bello è che ci credono e lo fanno.

Però io che provengo da altri modelli di emancipazione non posso fare a meno di metterli a confronto e chiedermi: ma non si sono persi qualche pezzo per strada, intanto che emancipavano il gatto? Ecco cosa ne è venuto fuori lo potete leggere qui.

Dei gatti vi racconto un’ altra volta. Perché l’ emancipazione delle donne è come le tette, ognuna ha le sue (quando non sono costretti ad amputargliele causa lunga e penosa malattia e comunque per il suo bene. O a fargliele rifare, anche questo, si presume, per il loro bene)

Ottto (si, con tre t)

Avvertenza, questo è un post matritudine e intanto che stiamo lavorando alla visione definitiva del blog in cui se volete sapere i fatti miei ve li dovete cercare nella sezione apposita, per adesso ve lo sparo tel quel  in faccia.

“Dai un bacio a mamma intanto che hai ancora sette anni”, fa ieri il maschio alfa mentre cercavamo di portare a letto i figli. Cioè, lo faceva lui perché io ho avuto una giornata tale all’ interno di una settimana tale, che avevo dichiarato al mattino e reiterato la sera che me ne sarei andata a letto, a questo giro per favore farmi dormire e non come ieri sera un certo primogenito insonne mi ha svegliata due volte al primo abbiocco e poi ero feroce, sveglia, stanca e incazzata (poi mi ha risvegliata al mattino presto ed è venuto a infilarsi nel lettone, ma ormai il peggio era passato).

Per fortuna ieri il maschio alfa era malato a casa e allora figlio 2 da scuola lo ha ritirato lui, con la maestra hanno parlato di compleanno e festicciola in classe, e i regalini da distribuire ala classe ci hanno pensato loro. Io stamattina ho dovuto solo mettere tutto in una ciotola e consegnarli. Per fortuna.

Io mi ero impegnata a comprare una tortina per noi quattro stasera e ce la farò, ho un planning oggi che un decimo basta, ma la torta ce la faccio e pure una buonina.

Intanto mi sono ritagliata una mezzoretta a rileggermi i vecchi post di compleanno di Orsetto mio, e per semplificarmi la vita per il prossimo anno li ho pure linkati qui sotto. Buona lettura a tutti, io parte con la Nimbus 2000 che mi preme dietro al coccige.

Lo scorso anno eravamo a questo punto.

Però due anni prima si parlava di caffè a letto, cos’ è poi successo che ci siamo persi? Si, vabbè, i soliti alti e bassi della crescita dei figli.

Questa festa qui me l’ ero scordata, ma adesso che ci ripenso è stata bellissima pure lei: Orso ivnece pare se la ricordi perché l’ ha detto che quest’ anno vuole la festa al TunFun ma la torta da Astaroth. Si tiene il Tun Fun però, e basta (con il lasergame, però).

E l’ ultimo giorno di nido e conseguenti festeggiamenti con ricetta dei minicake, che nel frattempo si decorano e si chiamano cup-cakes? Anche se il post successivo con la ricetta del risotto offre da solo uno spaccato di presente e passato che non ne avevo idea.

Stamattina comunque eravamo un attimo sotto le coperte abbracciati e gli stavo raccontando di quando è nato, 8 anni fa.

“Però io adesso ho praticamente 9 anni vero? Perché ho anche avuto un anno zero”.

(Ecco, questo tipo di visione numerica mi sarebbe tanto servito ieri, che ho fatto la prima prova per il concorso a traduttore a Bruxelles – si, mi sono messa anche a fare questo, non credo di averlo detto prima per scaramanzia – e alla prova logicomatematica una domanda alla fine l’ ho lasciata lì, e meno male che ho fatto lo scientifico e meno male che sabato il maschio alfa ha guardato due delle domande di prova insieme a me e mi ha spiegato il trabocchetto dell’ eccesso di informazioni, che devo ignorare e fare solo il calcolino semplice che richiedono nella domanda).

Insomma, si, ne ha finiti ottto. E sono ottto così importanti, almeno per me che so ben io come ci siamo arrivati, che le tre t ci vogliono tutte.

(Ora che ho fatto il ripasso mi dovrei studiare la congiunzione astrale per cui tutti gli anni, tutti i marzi, come mai succede che il mondo sta per finire e tutte le cose da fare per salvarlo pare le debba fare io? Cavolo, ma che ha marzo che sto sempre affogata?)

Pranzo da De Drie Graefjes

Un locale che mi ha fatto scoprire Roberto in pieno centro, dove fanno cose buone e dignitose senza concessioni al turista da spennare, sta all’ angolo di una traversa tra Nieuwendijk e Nieuwezijds Achterburgwal, proprio dietro la Nieuwe Kerk, che è la chiesa di fianco al palazzo Reale in Piazza Dam. L’ indirizzo preciso è Eggertstraat 1 

Siccome da un paio di giorni, con o senza sole, le temperature si sono addolcite molto ieri dopo le prove della domenica siamo andati a mangiarci una cosetta proprio lì e non siamo neanche entrati, ci siamo presi il primo tavolino libero fuori. Ma vale la pena entrare ed andarsi a sedere nella saletta di sopra di quest’ edificio del 1860, molto carino in mezzo ai vicoli del centro.

Siccome durante le prove io avevo riassaggiato il favoloso salame al cioccolato fatto da Ida, come pranzo ci siamo contenuti, io con le tostadas alla mozzarella e una spremuta per le vitamine, e Roberto con la minestra di asparagi. 

Insomma, siamo stati eroici se si considera che oltre che come Lunchroom e High tea questo posto è soprattutto famoso per l’ adiacente American Bakery specializzata in cupcakes da tempi non sospetti.

Ma il fatto è che eravamo reduci da una prova bellissima del Melologo o Carnevale degli insetti di Stefano Benni, che porteremo in scena il 31 marzo, e che ci eravamo già nutriti d’ arte e di teatro, oltre che di salame al cioccolato.

Quanto mi piace questo pezzo e soprattutto quanto mi piace fare la blatta. Non so perché, ma dopo La Signorina Papillon, che pare sia stato il mio ruolo migliore, fare la presentatrice scarrafona mi piace assai.

Speravo di potermi mettere un bel vestito da sera nero, invece mi suggeriscono il latex.

“E le gambe, guai a te se ti copri le gambe”.

Non so perché ma da quando faccio teatro con questi individui, questi insistono che il mio maggior pregio interpretativo sono le gambe. E la cosa peggiore è che non me lo dicono per sarcasmo o sessismo o altro. Faccio teatro con della gran strana gente, sapevatevelo.

De Drie Graefjes ha anche un secondo locale in Rokin aperto dalle 8 alle 19, mentre quello in Eggertstraat è aperto dalle 9 alle 18, in estate dal giovedì al sabato anche fino alla 21. Servono panini vari, insalate, zuppe e torte, tutto fatto in casa, il che è più di quanto si possa dire del 95% delle lunchroom di Amsterdam. 

De Drie Graefjes (I tre contini, per chi ama le traduzioni)

De Dam: e-mail info@dedriegraefjes.nl,020 626 6787

Rokin: e-mail info@dedriegraefjes.nl, 020 625 4575