Se non esistessero i social-media io manco saprei chi è Rossella Urru. Per questo invece partecipo volentieri all’ appello della sua liberazione.
Rossella è una cooperante italiana che facevo un lavoro utile e bellissimo per i rifugiati del Sahara ed è stata rapita. Da allora nessuno ne parla e non se la fila nessuno, non ci sono notizie e il governo non pare abbia intrapreso passi per sollecitare sue notizie o la sua liberazione. Così, sparita dalla faccia della terra e dimenticata.
I suoi amici e la sua famiglia hanno aperto questo sito: http://www.rossellaurru.it che vi invito a visitare e a scrivergli per lasciare un messaggio di solidarietà, se credete.
Personalmente questa cosa mi fa molto impressione perché credo che avere una persona cara che sparisce nel nulla e non se ne sa più niente sia la tortura peggiore che possa capitare. Se uno muore almeno hai questa certezza basilare e riesci a dargli un posto nella tua vita. Se una persona cara sparisce, resti nel limbo fino a che non ne sai di più. E a volte non se ne sa di più. Quindi c’ è gente che vivrà per sempre nel limbo.
Quindi anche se non conosco Rossella e il suo lavoro, riesco ad immedesimarmi molto bene in chi sta aspettando di saperne qualcosa, e vi invito a non far scendere nel silenzio il suo nome e la sua vita.
Ad Amsterdam sui giardinetti ci investono sul serio. In mezzo ai condomini, davanti alle scuole, dentro i parchi, ovunque veramente ci sono degli spazi attrezzati con giochi ed attività varie per bambini. Un anno mi era toccato constatare, per puro caso, che differenza ci fosse tra i giochi nell’ Indische Buurt, un quartiere popolare a ovest, tutti un po’ graffiati, arrugginiti, buttati lì, e quelli sulle isole, quartiere fighetto sempre a ovest, design ergonomico in acciaio indistruttibile. C’ è da dire che l’ Indische Buurt ha la ricompensa del Flevopark, un parco me-ra-vi-glio-so in cui vi consiglio sicuramente di andare a farvi un giro.
Qui un piccolo elenco dei nostri parchi e parchetti preferiti in caso vogliate farvi un giro.
1) Giardino segreto in centro:
Inutile che vi dia un indirizzo, è proprio nascosto bene, tocca spiegare come arrivarci. Intanto cercate se il vostro navigatore vi indica l’ Oudemanspoort, che in questo caso ce la potreste fare. Altrimenti dovreste arrivare dalla stazione verso la fine dell’ Ouderzijds Achterburgwal, per ritrovarvi davanti il complesso dell’ università. in particolare dovreste cercarvi la galleria coperta con il mercatino dei libri usati che passa internamente tra l’ Ouderzijds e il Klovenierburgwal. Di sera chiudono i portoni e non la vedrete, ma di giorno ci si passa.
Per aiutarvi, direi di trovarvi sulla cartina la via che si chiama Rusland, e pensare che la galleria dei librai è una parallela a sud di Rusland. Fatto? bravi, si vede che siete stati negli scout. Entrate nella galleria e a metà da un lato vi trovate un cortile interno dell’ università, con la statua al centro e le panchine e dall’ altro una porta verso l’ esterno. Ecco, sta lì.
Niente di particolare, ma è un’ oasi attrezzata proprio nel centro di Amsterdam, sul retro della mensa di Oudemanspoort. Voi vi piazzate sula panchina e i figli si arrampicano. Fino a 8 anni direi che è l’ ideale. Va bene, nelle giornate di sole, anche per farsi un pic nic in santa pace.
2) il giardinetto interattivo
L’ abbiamo scoperto ieri ad Amsterdam Noord, davanti alla scuola elementare Mgr. Bekker in Volendammerweg 160.
Poi se voleste darvi agli itinerari bucolici basta proseguire 5 minuti sul Volendammerweg fuori dalla città per scoprire la campagna intorno ad Amsterdam Noord di cui vi parlavo qui (ed eventualmente proseguire in bicicletta verso Volendam, ridente paesino di pescatori, e su cosa si potrebbe fare a Volendam ve lo racconto un’ altra volta).
Ma torniamo al giardinetto: a parte la bellissima panchina in mosaico stile Gaudì e il campetto da calcio con le lucine, la cosa bellissima è l’ arco musicale. L’ arco accoglie gli altoparlanti e il pulsante di inizio, a terra, con dei sensori sotto e vediamo quanto durano, c’ è disegnata una stella con un numero 1 l centro e circoli colorati con i numeri fino a 9 tutto intorno. O l’ arco manda musica su cui si può ballare, oppure ti da indicazioni per giocare, tipo : adesso tutti sull’ uno, o su un numero dispari, o su una casella verde. Oppure invita un bambino alla volta a fare di corsa il perimetro della stella, ti calcola i tempi e fa la classifica del tempo migliore. Una meraviglia, speriamo i teppisti non lo facciano fuori troppo presto.
westerpark
3) La Noorderparkkamer
Il Noorderpark/Florapark è un altro bellissimo parco ad Amsterdam Noord, anzi, ne erano due separati dallo stradone NON pedonale che porta al tunnel. Poi hanno deciso di risistemarli e unirlo con due ponti ciclabili che passano sopra lo stradone. Dal lato Florapark hanno costruito un bellissimo bagnetto con giochi d’ acqua per i bambini e nelle belle giornate vedi una marea di gnorpoli più o meno attrezzati (ci sono i genitori che arrivano in piscinetta muniti della qualunque e ci sono quelli che passavano di lì e lasciano i figli in mutande a spruzzarsi e giocare, poi li asciughi con il tuo maglione o foulard e li rivesti, e corri a casa a fargli fare una doccia, impigiamarli e goderti la serata tranquilla).
Dal lato noorderpark ci sono il roseto, che in genere è rifugio di gruppetti di adolescenti, ogni gruppetto con la sua panchina fissa, il laghetto con le papere, la pista per le bici da cross, in stagione un sacco di sambuchi fioriti e un noce che noi allottoni ci andiamo a cogliere per nutrircene. Poi ci sono l’ orto con i giunchi, aiuole delimitate da muretti di giunchi intrecciati che mi vorrei replicare in giardino, il castello di legno che è bellissimo, la fontana con la pompa dell’ acqua vicino all’ altro laghetto (e il castello ha un ponte di funi che ci passa sopra). La pompa dell’ acqua è un elemento importante per imparare a costruire dighe, un’ esperienza ludica culturalmente determinata, secondo me, perché dove in Italia vedi i bambini al mare che costruiscono castelli, qui li vedi costruire dighe, frangiflutti e altre opere di ingegneria idraulica.
Ma la cosa più bella del Noorderpark è la Noorderparkkamer, un padiglione attrezzato di cucina e bagni (infatti se è aperto ti fanno usare i bagni per i bambini, e altrimenti tocca andare verso nord lungo il parco fino ad arrivare alla Piscina Florabad, che ha al piano di sopra i bagni e il caffè vista vasca per strafocarsi di patatine e robe varie).
La Noorderparkkamer non solo è la sede di attività interessanti per grandi e piccoli, corsi con il falegname per costruire le casette per gli uccellini, cinema, concerti ecc. (di solito nella bella stagione), ma si può anche affittare per feste e riunioni. Mezza giornata con una loro persona che ti riceve costa € 400 + 19% di IVA (verhuur@noorderparkkamer.nl o 020-7370457).
Ci si arriva o in bici prendendo il traghetto per Buikslotermeer dal retro della stazione centrale e costeggiando il naviglio alla vostra destra sulla pista ciclabile (a qualche centinaio di metri dal traghetto ci sono le chiuse che vanno aggirate, ma lo vedete da voi), oppure in macchina fino al Wingerdeweg, dove di fronte ai civici 185 o 229.
Altri nostri giardini e parchi preferiti ve li racconterò mano a mano che il tempo migliora e noi ricominciamo ad andarci. Per adesso ho litigato abbastanza per caricare foto e video e vorrei vedere se ci sono riuscita.
La biblioteca centrale di Amsterdam ve la vi ritrovate per strada se dalla stazione Centrale andate a sinistra verso Nemo, il verde Museo della scienza e della tecnica progettato da Renzo Piano. Tocca passare davanti quell’ orripilante ristorante cinese galleggiante, che uno si chiede sempre: dov’ è la commissione delle Belle Arti quando ce ne sarebbe bisogno?
Fino allo scorso anno si potevano usare i computer e la connessione Internet gratis, da quest’ anno tocca pagare un pass annuale.
Ma il vero motivo per cui io la amo sono queste bellissime poltrone di Gaetano Pesce. A casa non saprei dove metterle (non voglio buttar fuori altre cose che amo tenerci), ma qui, nel reparto per bambini nel sotterraneo, sono uno dei nostri rifugi preferiti.
Quindi se vi avanza un po’ di tempo dalle parti della stazione, io se fossi in voi un giretto ci andrei a farmelo.
A me dei voti dei figli non è mai importato niente. Ma proprio niente. Non mi importava già dei miei, figuriamoci dei loro. Trovo che anche se per loro è importante guardare e fare confronti, a noi piace così tanto imparare cose e scoprire fatti nuovi che davvero che ciò avvenga entro gli orli limitati dei programmi scolastici è l’ ultimo dei miei pensieri.
(L’ amica Vic, che mi ha tenuta sotto osservazione per anni, sostiene che il mio trucco per prendere 30 agli esami non era studiare per tempo, che io da giugno a ottobre lavoravo 16 ore al giorno e mi presentavo isterica a casa sua tre giorni prima dell’ esame urlando che non avevo letto nulla, per poi farli bene. Era che essendomi scelta una facoltà che mi piaceva, io le cose che dovevamo sapere all’ esame me le ero già letta anni prima su altri libri perch`e mi interessava saperlo. Oppure per osmosi. È una teoria interessante).
I bambini certe volte mi attaccano con: mamma ma lo sai che…… e mi spiegano cose che non so dove e come le abbiano imparate (tipicamente, sul Donald Duck di cui abbiamo l’ abbonamento). Anzi, spesso non le so proprio io di mio.
Comunque la pagella e il colloquio di Orso nella nuova scuola sono stati meravigliosi. La maestra lo ama e ammette sinceramente che tra loro c’ è stata qualche chimica dal primo istante, stanno sempre a ridere insieme e quando lui si incapoccia lei sa sempre motivarlo a fare. L’ unica cosa è che spesso si distrae e fa fatica a concentrarsi, ma o se ne va in corridoio, o volta il banco verso il muro, o gli danno la cuffia contro i rumori, che molti bambini come lui provano fastidio per certe frequenze, crescendo passa, ma finché ce l’ hanno meglio mettergli la cuffia per non farli distrarre.
Legge a livello dei bambini di due anni e mezzo più avanti e conosce molte parole difficili (non ho avuto il coraggio di dirle che forse le aveva imparate sul Donald Duck. Che si porta a scuola di nascosto e legge di nascosto sotto al banco.
– Certe volte lo vedo che butta l’ occhio nel suo tiretto, e poi scopro che ci tiene dentro un giornalino. Be, lo facevo anche io a scuola.
– Anche noi, diciamo in coro io e il capo.
Ennio, tutto il contrario. La sua maestra non fa che dirgli che da lui si aspetta maggiori risultati perchè sa benissimo che lui ce la può fare, gli aveva dato il programma extra perchè finiva troppo presto le cose obbligatorie nel suo planning e toccava tenerlo occupato, a questo giro niente. Tutte sufficienze (meglio di un calcio in culo, chi dice di no), niente programma extra perché finisce a malapena quello che ha, niente entusiasmo, una opacità generica che non è da lui. Ed `e questa mancanza di entusiasmo per la scuola a impensierirmi.
Per forza, è insonne da mesi. Per forza, sono mesi che ci dice in tutte le salse dei bulli e mi chiede di fare qualcosa e parlare con i loro genitori. Ma visto che queste cose succedono a scuola, io prima di andare dai genitori è con la scuola che devo parlare.
Tanto la scuola le risposte che vogliamo noi non me le ha date finora e non è in grado di darmele neanche se aspetto ancora. Adesso abbiamo un appuntamento dopo la settimana di vacanze che inizia lunedì. Ma io gli ho già fatto un’ iscrizione provvisoria a scuola del fratello e lui ha tempo fino a giugno per capire da sé che vuole andare lì.
Il mio problema innanzitutto è il bullismo e il fatto che lui a scuola non si sente sicuro e ogni mattina mi fa una pianto greco e ogni sera non riesce a dormire se non nel mio letto e comunque tardissimo. Adesso le logopediste lo hanno anche messo alle strette per fargli smettere di ciucciarsi il pollice che ne ha già l’ impronta nel palato.
Il mio secondo problema sul profitto, che mi importi o meno dei voti, è che il prossimo anno è in settima. La settima è la penultima classe prima delle superiori e ti fanno il test di preingresso, in base al quale ti indicano il tipo di superiori che puoi fare. Ad Amsterdam i licei che vorremmo noi per lui, quelli categoriali (cioè che hanno solo il liceo e non fanno parte di un gruppo scolastico con tutti i tipi di indirizzo, professionale, tecnico ecc.) sono pochi, strarichiesti e hanno standard di ingresso alti, tanto devono respingere non so che percentuali di aspiranti.
Non è che se non esci bene con i voti in settima non potrai mai andare al liceo, ma non in uno di Amsterdam, o ti tocca andarci via allungatoie di anno integrativo in anno integrativo. Non esattamente l’ iter scolastico stimolante ed esigente che funziona così bene per lui, che sotto pressione e negli standard alti ci nuota come un pesce nell’acqua e da il meglio di sé senza neanche sudare.
Qui con il fatto che quasi ogni anno cambiano maestra si ritrovano spesso in settima che ti dicono che va bene, va bene, fino a che non fa un test disastroso e cominciano a farti le cassandre. Il mio consiglio è che se i genitori sono in grado di vedere il figlio spassionatamente e sanno se ha o meno le capacità e la motivazione per andare avanti, le maestre manco le devono stare a sentire, perché hanno un modo di dirtele le cose che fa venire l’ ansia senza che concretizzino il problema.
Allora il consiglio che mi hanno dato negli anni diversi amici con figli più grandi è stato questo: tieni le copie di tutte le pagelle del figlio, soprattutto se è un bambino che è sempre andato bene. Nel momento in cui in settima gli fanno il pretest e, dioneliberi, o perché ha una giornata no, o perché ha l’ ormone che impazza o per qualsiasi altro motivo lo fa male, e ti dicono che invece del liceo che pensavi tu loro gli consiglierebbero le professionali (giuro, pare che non ci siano vie di mezzo), devi presentare i voti precedenti, dire di tener presente che quel risultato lì non è congruo con il resto della carriera scolastica del bambino e che se l’ esame finale in ottava dovesse confermare quel giudizio voi genitori non avete intenzione di accettarlo, pertanto hanno ancora un anno di tempo per rimetterlo a pari.
La scuola elementare olandese di suo è meravigliosa perché non è basata sul nozionismo ma sulla capacità di imparare a trovarti da solo le informazioni che ti servono, sull’ apprendimento di una autonomia di studio, sullo sfruttamento dei talenti del bambino piuttosto che mazzolarlo per quello che non sa fare. E siccome stanno a scuola fino alle 15 in genere non hanno i compiti per casa, gli insegnano a cercarsi libri in biblioteca e a fare le ricerche al computer con le presentazioni in power point.
Ma ha il grosso difetto di prendere i bambini di 11 anni e impostarli su quello che credono vada bene per loro nella vita e farti prendere decisioni definitive. A 11 anni, proprio l’ età cerniera in cui quel po’ di certezze che ti eri costruito le stai buttando a mare per fare spazio a quelle nuove. L’ età in cui ti salgono gli ormoni, il tuo corpo cambia e il tuo cervello cerca disperatamente di tenergli dietro.
A 11 anni ti dicono se andrai o no all’ università. E anche se di tanta gente a 11 anni tutto questo è anche abbastanza evidente, questo sistema non lascia spiragli a tutti gli infiniti giri di banderuola che ci possono essere tra gli 11 e i 18 anni. E a me fa paura, perché in quegli anni devi solcare le onde, anche quelle di tempesta, per trovare il tuo porto, non cominciare a rassegnarti a quello che ti dicono che non sai fare. Perchè sono energie sprecate.
Per questo se da qui a luglio la scuola non mi da risposte soddisfacenti dovremo prendere grosse decisioni. Meglio adesso però che l’anno dopo.
Perché la differenza tra me e l’ olandese medio è che lui ha l’ impronta calvinista e crede nella predestinazione. Io invece ho l’ impronta cattolica e credo nella remissione dei peccati. Per cui non mi faccio scrupoli a mazzolare quando serve, tanto poi mi appello all’ articulo mortis. Ma è il sistema qui che ho contro e allora tocca prevenirlo.
(Oh, poi se vuole fare il falegname, un mestiere in cui vedo molto bene Orso per esempio, non sarò mica io a oppormi. Ma intanto prima fa il liceo).
Il comune di Amsterdam Noord organizza durante le vacanze delle attività sportive per bambini. E siccome incombono le vacanze di primavera, oggi ho ritirato in piscina il nuovo depliant e li ho iscritti. Per iscriversi basta presentarsi allo sportello sport che si trova alla piscina Floraparkbad, appena entrati a sinistra e pagare, per cui se qualcuno si trova ad Amsterdam in questo periodo e vuole provare a fare questa esperienza, noi la consigliamo caldamente.
Mi sono accorta negli anni che il comune non è che brilli in comunicazione, se hai fatto una volta il corso ti mandano il programma dei successivi a casa o per e-mail (a parte che ultimamente per un errore hanno perso tutto l’ indirizzario). Insomma, se non hai figli a scuola ad Amsterdam Noord o non ci vai in piscina, rischi di non venire mai a saperlo. Vi metto quindi il programma, hai visto mai:
Sportmix
27-28 feb. + 1-2 marzo dalle 13.30 alle 16.00. Gratis a partire dai 4 anni nella sala sportiva Elzenhagen in J.H. Hisgenpad 1
Fatti un tuffo
Piscina Floraparkbad, Sneeuwbalweg 5, si organizzano tante attività e giochi in acqua per grandi e piccoli dal 27 febbraio al 2 marzo, dalle 13.30 alle 16.00. L’ ingresso costa € 3,30 fino a 16 anni e € 3,85.
Urban X-perience
Breakdance e streetsoccer con due tizi evidentemente un pochino famosi, e poi freerunning che spero di scoprire cos’ è e graffiti, che farà la gioia di Orso. solo il pomeriggio del 29 febbraio dalle 13.30 alle 16.00. Per ragazzini a partire dagli 8 anni nella sala sportiva Elzenhagen in J.H. Hisgenpad 1, si pagano 2 € all’ ingresso.
Streetdance/Hiphop
Funk, Oldschool o HipHop (?, però loro specificano) dal 27 al 29 febbraio dalle 10 alle 12.30 alla Bekkerschool, Volendammerweg 160, a partire da 8 anni, costa € 11.10 per le tre mattinate.
Volleyball
dal 28 febbraio al 1 marzo, 13-30-16.00, alla Bekkerschool, Volendammerweg 160, a partire da 8 anni, costa € 11.10 per i tre pomeriggi, dicono, quindi c’ è un errore da qualche parte, meglio chiedere all’ iscrizione, perchè o sono 4 giorni o bisogna capire quali sono i tre precisi.
Badminton
1 e 2 marzo, dalle 10.00 alle 12.30, a partire dagli 8 anni nella sala sportiva Elzenhagen in J.H. Hisgenpad 1, costa € 7,40 per le due mattine.
Un paio di estati fa i ragazzi hanno fatto tennis, calcio e skateboard ed erano corsi organizzati molto bene, con tanti istruttori e tutte le attrezzature necessarie a disposizione. bisognava solo portare i bambini, con magari un panino e una bevanda, e andarli a riprendere.
Adesso vedo che Giulia e Antonella vogliono iscrivere anche i loro, così ci divertiamo. No, perché inutile girarci intorno, le vacanze scolastiche in cui i genitori devono ricavarsi dei buchi per lavorare diventerebbero una troppo facile scappatoia per TV a manetta e giochi al computer se una non si organizza.
Il Nemo, museo della scienza e della tecnica, progettato da Renzo Piano
Visto che ho aperto questa nuova piattaforma allo scopo dichiarato di usarla per lavoro, sarà bene che mi chiarisca come vedo il discorso del blog come strumento di promozione in proprio o al servizio di uno sponsor. Devo innanzitutto chiarirlo a me stessa, questo è il motivo per cui ho aperto un blog in primo luogo, e quindi lo faccio qui.
Quello che mi aiuta in questo senso è che da 25 anni faccio la traduttrice e l’ interprete, mestieri che sono il braccio armato della comunicazione dei miei committenti, e in cui ci metto come professionista la faccia e la firma. Devo quindi chiedermi ogni volta se la mia faccia e la mia firma valgono l’ importo sulla fattura. (Spesso lavoro gratis, a volte alzo i prezzi).
Sembra semplice ma non lo è e per spiegarlo parto da un esempio semplice semplice del tipo: se il cliente mi dà un testo fonte scritto male, pieno di errori logici, linguistici e di contenuti, sono tenuta a correggerglieli? In fondo ci sta sopra la mia faccia. Nessun utente fa l’ esegesi delle fonti di una traduzione, leggono, dicono: come è scritto male, chi è il cane che l’ ha tradotto? E sono fatti miei.
Oppure: se mi danno da fare una traduzione giurata di un documento che a me dà l’ idea di poter essere stato falsificato, cosa devo fare? Perché la traduzione giurata rischia di conferirgli l’aura dell’ autenticità.
Come vedete, si parte da riflessioni quotidiane nel mio lavoro. Il motivo per cui proprio oggi ho deciso di esternare tutto questo è che per caso negli ultimi giorni ho letto alcune cose che messe insieme giustificano una riflessione sull’ argomento: può un blogger cambiare il mondo? E se fa il portavoce dei reparti marketing di un’ azienda che ce l’ ha a libro paga, quanto vale tutto ciò?
Il primo è un vecchio post di Francesca Sanzo, che a suo tempo mi era sfuggito. La cosa più interessante sono le reazioni viscerali che ha scatenato. Per quanto alcune di queste fossero dolorose da leggere, credo che ci abbia fatto bene. Due anni dopo stiamo ancora a parlarne, ma in modo leggermente diverso.
Poi oggi ha risollevato la questione un post di Loredana Lipperini, mia maitresse à penser (posso anche dire che grazie a commenti da lei ho rimorchiato un bonazzo che quest’ estate è venuto ad aiutarmi a fare i pomodori? E son cose).
Il bello della discussione da Lipperini è che lei è fuori dai giochi, non è una mommy-blogger anche se è entrambe le cose, ma il trattino fa tutta la differenza del mondo. È un posto dove ci si può appassionare e fare discussioni interessanti senza alzare la voce e senza litigare. E siccome le api vanno al miele, mi ci sono ritrovata tante amichette di blog, che conosco di persona, telefonicamente o solo virtualmente, e il costringerci a tenere lì una discussione che noi sappiamo a memoria, ma che ci rendevamo conto di dover esporre per chi era fuori dai nostri giri, ci ha dato la misura di due cose:
ognuno il blog e le scelte di marketing se le fa come gli pare, riflettendoci o meno
siamo molto più avanti delle aziende che ci vorrebbero attaccare al loro carro, perché del mezzo blog conosciamo vita, morte e miracoli, al contrario del markettaro che si sveglia la mattina e spedisce una mail generica esordendo con: cara mamma-blogger, ecco una proposta che non puoi rifiutare. E noi gli facciamo prrrrr e poi cominciamo a sentirci fra noi e tutte quelle che hanno avuto la stessa mail spediscono risposte dolce-sarcastico, e chissà che prima o poi ci arrivino. È un lavoro duro ma qualcuno deve farlo, una mica è madre per niente dopo che hai passato i migliori anni della tua vita a soffiar nasini e pulire culetti si tende a farlo con tutti gli incapaci che incontri. E QUESTO È MALE.
Le aziende ci provano a giocare con il senso di gratificazione delle mommy blogger, specie se hanno tanti followers e tante visite, regalano loro una cosina e ci sono quelle che ci cascano. Ci sono anche quelle che invece ci hanno messo anni a costruirsi una credibilità sul web e mica la svendono per mezzo piatto di lenticchie? Le più brave la vendono e più sono brave, più sono prodighe di consigli. Non faccio nomi, le conoscete.
Perché se non si era capito, io ho un’ enorme diffidenza per il marketing e chi lo esercita, fatte salve lodevoli eccezioni. Il problema di chi fa marketing per professione è che delle volte perde di vista il fatto che stai parlando a delle persone come te. O meglio, a persone che sarebbero come te fatta salva la non disprezzabile differenza che loro lavorano nel marketing e vedono il mondo da quell’ottica lì.
Sembrava una cosa bellissima il web come strumento per avviare conversazioni tra azienda e consumatore. Ma la maggior parte delle aziende ancora non ci arriva a capirlo e il risultato è che le aziende continuano a parlarsi addosso, sempre convinte che le conversazioni avvengano a senso unico da loro al popolo bue, e i consumatori consapevoli parlano tra di loro e non sempre parlano bene dell’ azienda. Il caso McDonald su Twitter è solo un esempio recente.
I blogger bravi invece lo capiscono benissimo, fanno scelte coerenti se le fanno e non si fanno sfuttare da una multinazionale in cambio della Goodie’s bag. È possibile diventare professionisti del blog e guadagnarcisi da vivere, anche se devo ancora vedere una mommy-blogger italiana che ci si arricchisce, ma è come il discorso che facevo sulla professionalità dei traduttori. Non basta conoscere bene le lingue per farsi pagare come traduttore, devi conoscere il mercato della traduzione, come funziona una traduzione, avere i mezzi per offrire un prodotto professionale e poter farti pagare (quindi: emettere fattura e conto in banca).
Tutto il resto, perchè in realtà questo post ho iniziato a scriverlo tra i miei commenti su Lupperatura potete vedervelo lì.
Per quanto mi riguarda, l’ idea di farmi pagare per tutto il tempo e l’ impegno che metto ad aiutare gente che non conosco e che tramite blog chiedono dritte, consigli ecc. la sto ancora elaborando. Già sarebbe tanto se la gente che mi consulta perché di Amsterdam e dei Paesi Bassi so davvero un sacco di cose che a loro serve sapere, si ricordassero di me quando devono fare i documenti, portarsi un interprete dal notaio perché comprano casa o vanno a convivere o a fare testamento, cosa che per ora non fanno e allora magari è colpa mia che devo spiegarmi meglio.
Però se dovessi ricorrere a degli sponsor per potermi permettere il lusso di scrivere post molto più completi e informativi e non solo le mie cose di pancia, io ecco, sceglierei il modello di Soulemama. Mi permetterebbe di avere il controllo sulle pubblicità che compaiono sulla mia pagine, mi permetterebbero di segnalare prodotti e aziende di cui conosco il modus operandi e nel cui valore credo, mi permetterebbe di non sputtanarmi. Tutte cose che cerco di fare da quando mi devo mantenere da sola e non vedo perché cambiare ora un modello che mi ha dato tante soddisfazioni e opportunità nella vita.
Ma voi, e mi rivolgo a chi già mi seguiva dal vecchio blog e quindi mi conosce da un po’ di tempo, cosa ne pensate? Cosa mi suggerite? Cosa vi serve davvero sapere su Amsterdam che io finora, in nome del diritto al blog come hobby, mi scordavo di dirvi?
E pure quest’ inverno ci siamo goduti quel po’ di giorni di canali ghiacciati, biciclette che sgommavano sulla neve e notti a meno di -10 di temperatura. Adesso, di colpo, dall’ altroieri a ieri si è sciolto tutto.
Ma ce la siamo goduta, perché gli olandesi come si comincia a formare un po’ di ghiaccio naturale, inforcano i pattini o corrono a comprarseli. In ufficio il lunedì vedevi gente con le guance viola e sapevi subito come avevano passato il weekend (e cosa io ne pensi del mito tutto olandese delle sane guanciotte rosse, lo si legge qui). A parte che te lo raccontavano nei dettagli.
Dietro le chiuse del Prinsengracht
Persino la febbre del tour in pattini delle 11 città in Frisia, orgoglio nazionale e che non si tiene dal 1997, ha fatto il suo decorso. L’ annuncio del disgelo ce l’ ha dato il comitato dei 22 capisettore che dopo aver monitorato il ghiaccio per dei giorni (deve essere almeno di 15 cm. di spessore su quasi tutto il percorso, e non era) hanno dato per primi l’ annuncio del disgelo.
Ma non disperiamo, l’ inverno ancora non è finito e chissà che entro fine mese non ritorni una bella ondata di gelo, che ci risistemiamo tutti le guanciotte.
Intanto io sto pensando di cucinare una bella ertwensoep. Cos’ è? Stay tuned, appena l’ ho fatta vi posto foto e ricetta.
Buon San Valentino a tutti, che festeggiate o meno, spero che tutti voi maggiorenni abbiate un bel rapporto consensuale e che ve lo godiate come vi meritate. Spero anche che non finirete seminudi e abbandonati sanguinanti di notte in mezzo alla neve e ritrovati per puro caso dal proprietario della discoteca che per fortuna ha fatto un ultimo giro di controllo.
Avvertenza: quanto segue è una mazzata nello stomaco, se siete sensibili e se di stupri e femminicidi per il 2012 ne avete già sentite abbastanza, magari non leggete, ma fate però qualcosa.
E spero anche che ve lo possiate godere con un partner che non venga trovato coperto di sangue e sostenga prima di non conoscervi e non saperne niente, e poi ammetta che però si è trattato di un rapporto consensuale e quindi che c’ entra lui se poi i suoi due amici magari sono intervenuti?
Vi auguro di non ritrovarvi a vent’anni, ma fossero pure ottanta è uguale, solo che magari a ottanta un paio di bei rapporti d’ amore appaganti li avete pure avuti e sapete che la vita può essere bastarda ma anche darvi tante cose belle, ecco spero non passerete la mattina dopo con i postumi dell’ anestesia, i vostri genitori e la psicologa accanto, e la polizia tenuta a bada fuori dalla porta per sentire la vostra testimonianza, perché i vostri amanti, con cui avete naturalmente avuto un rapporto consensuale, vi hanno ridotta in maniera tale, non si sa se con un coltello o solo con i loro potentissimi membri a lame rotanti, in modo che vi debbano ricucire laggiù. Un bel punto erba, punto croce o punto chirurgico, che poi lo mandiamo a Rakam per la prossima copertina.
Scusatemi se vi sto rovinando la festa, ma ieri me la sono rovinata da sola sentendo della studentessa massacrata all’ Aquila. I tre militari, tra cui quello coperto di sangue, sono stati sentiti dalla polizia, rilasciati e stamattina rientrano in servizio. Nella mia fiducia nelle istituzioni immagino che abbiano fatto subito le analisi del sangue che il tizio aveva addosso e che questo sia risultato incompatibile con quello della vittima. E tanto poi la Cassazione l’ ha detto che il carcere preventivo per stupro è incostituzionale, e mi associo a questo punto di vista, a meno che non sussistano fondati elementi per far pensare che mandare un sospetto a piede libero possa inquinare le prove.
E quindi se stasera vi godete un rapporto consensuale del genere state molto attenti a non averlo con un albanese, marocchino, rumeno o altre razze sospette. Rischiereste ve lo lincino prima ancora della sopravvenuta tristezza postcoitale. Viceversa, se potete scegliere, scegliete divise, figli di papà e altre specie protette, che li mandano a casa a mettersi comodi e tranquilli.
E vi consiglio anche di non leggere i giornale, perché a passare dall’ efferata aggressione, in cui però, per fortuna, non sono coinvolti uomini di Pizzoli, come diceva il sindaco (per cui direi: fatevi un giro a Pizzoli, che ci saranno tanti bei ragazzi insospettabili) al presunto stupro, come se ritrovarti al pronto soccorso sbudellata e ricucita, i dettagli sono importanti, ammettesse la benché minima presunzione.
Ragazza, io che faccio la traduttrice giurata te la traduco se ce ne fosse bisogno: ti stanno dicendo di non provarci neanche a fare denuncia o ti massacrano. Lo stanno già facendo, lo hanno pure già fatto gli ignoti, e hanno detto urbi e orbi da quale cittadina vieni e dove studi, ergo tutto il tuo paesello sa che sei tu.
Di questa storia, di cui ho letto prima su Femminismo a Sud e poi da Matteo Grimaldi, e poi su tutte le testate online e ovviamente nelle bacheche facebook dei miei amici aquilani, tutti stravolti, so solo che a ogni dettaglio mi veniva un nuovo travaso di bile. Aggiungici che ho fatto l’ errore di andarmi a leggere i commenti a cui aveva invitato Lorella Zanardo, chiedendo a uomini il loro parere su femminicidio e stupro e mi viene voglia di piangere.
Una sola cosa ci è stata finora risparmiata: la madre, moglie fidanzata del presunto che viene a dirci che lui è un angelo e la troia è lei che l’ha provocato. Non so se la reggerei, forse quindi è meglio che finora il fatto sia ad opera di ignoti.
Ma al peggio non c’ è mai fine.
Poi, che lo devo dire? La studentessa ventenne fuori sede all’ Aquila che andava in discoteca e ci ha persino rimediato qualche rimorchio venticinque anni fa ero io. È chiaro che mi indentifico come donna e come madre. Lo stupro di gruppo per fortuna mi è stato risparmiato. Ma non credo ci siano meriti nella sfortuna di incontrare dei criminali delinquenti.
Non mi appello al giustizialismo, non vi dico che tutte le ragazze che vanno in discoteca sono troie così come no vi dico che tutti i militari, specie adesso che lo sono per scelta, sono dei violenti che godono solo alla vista del sangue.
Vorrei solo che esistesse una giustizia divina, il che vi dice quanto sto alla frutta, visto che sono atea. Su quella mana, scusatemi se i precedenti finora non mi confortano.
Comunque la soluzione si è già trovata. Chiusura della discoteca. Con tanti ringraziamenti al proprietario che dopo il coccolone di trovarsi un cadavere insanguinato e salvarlo, perché non ci scordiamo che con tutti i discorsi sul “presunto” stupro, a me il tentato omicidio sembra invece chiarissimo. L’ hanno massacrata e abbandonata sanguinante nella neve che se non la trovavano subito la ritrovavano al disgelo.
Ma le ragazze scopano e le discoteche chiudono e stasera è San Valentino. Buoni rapporti consenzienti a tutti.
Come forse avrete notato non c’ è ancora una pagina di Abruzzo nel cuore in questo nuovo blog, ma adesso iniziamo subito. Dal gruppo Aquilano Animammersa è partita questa iniziativa bellissima: per il 6 aprile, terzo anniversario dal terremoto, si terrà una sessione di urban-knitting all’ Aquila. Chi vuole partecipare a distanza può realizzare ai ferri o all’ uncinetto pezze da 50X50, 40×40 o 20×20 in qualsiasi materiale e filato si desideri e mandarle entro il 24 marzo presso:
Associazione Culturale Animammersa
c/o Patrizia Bernardi via Strada Statale 17 Bis SNC
67100 Paganica L’AQUILA
Come mai? Be, perché una città in cui manchino gente e vita diventa subito molto grigia. E contro quel grigiore occorre metterci una pezza. Così si chiama il progetto: Mettiamoci una pezza (cliccate sul nome e arriverete al loro blog).
Ad Amsterdam sto organizzando 3 knit-cafè e possono partecipare tutti, anche se non avete mai tenuto in mano ferri e uncinetti, e anche se non avete intenzione di imparare, perché ci sono altri lavori utilissimi che potete fare per aiutare, se solo sapete tenere in mano una forbice o un taglierino. Leggete oltre cosa e come.
Gli knit-cafès si tengono nei seguenti giorni e luoghi:
9 marzo, dalle 20.00, alla Scuola d’ Italia, sint Janstraat 37
10 marzo, dalle 18, all’ incontro con la comunità italiana presso l’ Associazione Portoghese di Amsterdam, Willem Schoutenstraat 1, Amsterdam, ci sarà una cena autogestita, se vi interessa contattatemi che vi metto in contatto con i responsabili
11 marzo, dalle 15, sede da stabilire.
Cosa portarvi: lane, cotone e qualsiasi altro tipo di filato abbiate sottomano, oltre a ferri e uncinetto. Chi non li ha, ma vuole imparare, potrà comprare sul posto le Lane d’ Abruzzo e i ferri e uncinetti in faggio fatti a mano, dalla collezione di Roberta Castiglione.
Ma intendo usare anche materiali alternativi, così se avete vecchie t-shirt e in generale qualsiasi cosa in tricot che abbiate in casa, portatele. Le t-shirt si possono tagliare – vi insegno la tecnica – in strisce da 1 cm. per poi lavorarle con uncinettoni di grosse dimensioni. Le vecchie maglie in disuso possiamo disfarle e ricavarne nuovo filato. Come vedete quindi c’ è da fare per tutti. (Mai fatto, ma cosa non si impara a frequentare i blog di gente creativa).
Ci saranno cosette da mangiare e bere vendute a prezzi popolari, così mettiamo insieme anche le spese di spedizione delle pezze. Si chiacchiererà, ci si conoscerà e se trovo qualche amico musicista disposto, ci sarà della musica dal vivo (o se siete voi gli amici – anche futuri – musicisti, fatevi sentire).
Spargete la voce, sarà una roba internazionale, e se intendete venire fatemelo sapere mandando una mail con in oggetto: mettiamoci una pezza presso: orsovolante@gmail.com
Vi aspetto. E inoltre se conoscete gruppi di quartiere, case di riposo, scuole e comunità di vario genere nei Paesi Bassi che vogliono partecipare, intanto proponeteglielo e per i dettagli fatemi contattare. Oppure gestitevelo voi e mandate le pezze a:
Associazione Culturale Animammersa
c/o Patrizia Bernardi via Strada Statale 17 Bis SNC
67100 Paganica L’AQUILA
Non so se per motivi professionali siate mai finiti a un evento stampa e/o per operatori turistici. Io ne ho fatti tanti, come interprete, giornalista o organizzatrice, il tutto visto dalla mia ottica di ex-albergatrice (oh, all’ epoca non mi invitava nessuno, come mai?).
In genere si affitta una sala in qualche albergone figo, se è previsto un workshop per gli operatori anche due, in una si mettono tavoli e mini-stand dove far incontrare offerta e domanda, qualche interprete se ce n’ è bisogno, dei rinfreschini. Poi segue la conferenza stampa, quando va bene c’ è sempre qualche autorità, assessore, presidente, ambasciatore, chargè d’ affair o console che porge saluti, ringrazia per la presenza, illustra quanto è bella la zona che si sta promuovendo, mostra spesso film o foto e alla fine il rinfresco, cena in piedi o seduti a seconda della presenza e del budget. All’ uscita una bustina con la cartella stampa, un gadget, e talvolta segue una mail di ringraziamento e proseguimento contatti.
Si tratta di una cosa piuttosto standard, anche se recentemente ho visto anche variazioni tipo una cenettina intima per 20 persone, in cui i 7-8 giornalisti presenti si sono detti commossi e deliziati proprio perché finalmente è stato possibile uno scambio personale. Perché poi diciamocelo, a parte la cena, tutto quello che si apprende poteva benissimo venir riassunto nel comunicato stampa o un sito istituzionale. I giornalisti vengono per la cena e gli operatori pure.
Ora, io sono una festarola per inclinazione persona, mestieri vari e vizio di famiglia, in vita mia ho organizzato molte più feste di quelle a cui ho partecipato (hint, hint: quando accidenti mi vuole invitare qualcuno, che comincio a invecchiare e a volte mi farebbe pure piacere mettermi in tiro, comprare dei fiori e fare l’ ospite, invece di arrivare ai primi ospiti che mi entrano in casa e io ancora non ho fatto la doccia o sono vestita, e alla fine va bene pure così, che intanto ho avuto la scusa per pulire bene casa o ufficio e cucinare cosette buone).
Ne approfitto per annunciare che quest’ anno compio 45 anni, gradirei moltissimo che chiunque mi organizzi un surprise party di qualsiasi tipo e a qualunque titolo, possibilmente entro il 15 maggio che sennò entro in fibrillazione e me lo organizzo da me, come è successo per i 40 anni (per quelli ho implorato e supplicato un paio di maschi della mia vita, che rispondevano cose del tipo: sii logica, come facciamo ad organizzarti una festa a sorpresa se ce la chiedi tu? e io: non me ne frega niente, sorprendetemi, sono una ragazza semplice, che ci vuole a sorprendermi?) comunque la mia festa dei 40 anni è stata bellissima, per la prima volta con una cena seduti per 24 adulti e svariati bambini che abbiamo fatto cenare prima al piano di sopra.
Dicevo, da festarola incallita e con un lungo stato di servizio, nonché ex-albergatrice, a me metter su l’ hardware di una festa qualsiasi ci metto mezz’ ora per l’ organizzazione e a seconda delle dimensioni, da uno a quattro giorni per l’ esecuzione. Che ci vuole? Sala, tavoli, sedie, tovaglie, decorazioni più o meno floreali, tirapiedi vari per l’ accoglienza, l’ entertainment, il servizio e le pulizie, attrezzature da cucina e tecniche. Tutta roba che si compra o si affitta o ci si fa prestare dagli amici, tanto più se il budget non è un problema (e se lo è, trovo sempre un modo per aggirarlo). Io mi ci diverto proprio.
La cosa per cui bisogna essere un po’ più addentro è il software, lista invitati, giornalisti da invitare, coccolare, sollecitare, operatori da blandire, VIP da coinvolgere, ma dopo tanti anni pure questo mi viene abbastanza automaticamente, nonostante i clienti italiani facciano fatica a capire che in Olanda tocca mandare l’ invito tre settimane prima e dei reminder e/o conferme almeno una o due volte dopo.
Ieri però è successa una cosa che non ho mai visto prima: una coalizione di abruzzesi che mi ha sconvolta, un produttore di vino, Zaccagnini, che dopo aver regalato delle bottiglie buonissime per la serata, quando gli abbiamo detto che non bastavano, ha spedito l’ importatore con delle altre.
La gallerista abruzzese ad Amsterdam, Rossana
Due galleristi che all’ ultimo giorno di una mostra hanno spostato opere, ricoperto di plastica trasparente un’ installazione che abbiamo usato come buffet, invitato amici e giornalisti e messo a disposizione la qualunque (combinando anche le bottiglie extra.
Un veneto che normalmente mi paga per seguire le mie lezioni di vino che si è infilato un grembiule, ha inforcato un cavatappi e ha passato la sera a servir vino e raccontarlo manco ci fosse nato in mezzo a quei filari di Montepulciano d’ Abruzzo (per le cose alcoliche, i veneti non ti deludono mai). Gratis.
Antonella Barbella, la mia chef preferita
Una chef, per per orgoglio patrio ha prodotto un buffet che poteva costare il quintuplo. Il tutto il giorno in cui la mattina ha tenuto due workshop e preparato un altro catering.
Degli ospiti che nonostante la neve, il ghiaccio, il sabato che è una giornata altamente sbagliata per questi eventi qui professionali, sono arrivati (grandi sms e mail nei due giorni precedenti: va bene se porto qualcuno? Eccome no, siamo abruzzesi ospitali o non lo siamo?)
Un fisarmonicista in dreadlocks e piercings che mentre il resto del trio è rimasto bloccato da aerei mancati da Roma, è arrivato in treno da Parigi e ha tenuto banco da solo.
Un direttore di parco (belli questi montanari dei parchi) che ha iniziato a dirigere una quadriglia (e hanno ballato tutti). Un altro, che per non essere da meno, ha preso il microfono delle presentazioni e ha cantato cose popolari, tra cui una roba con tremila strofe a doppio e triplo senso che gli olandesi erano deliziati, ma gli italiani piegati in due (Quand’ è bellu llu primme ammò, per i filologi tra di noi).
Le pescaresi expat, due signorine magre, aristocratiche, e in orecchini di perla, che hanno riscoperto l’ anima delle pecore e della transumanza che alberga in ognuno di noi, e mi hanno afferrata per ballare il saltarello, che io ho annunciato e spiegato, ma che onestamente quasi nessuno sapeva ballare, però abbiamo fatto finta e ci è venuto bene.
La chef che alla fine ha confessato che le sembrava di essersi ritrovata a uno di quei matrimoni in famiglia di paese.
I miei antichi contatti degli eventi ufficiali con cui alla fine, in un angolo, ci siamo detti: Certo che quando c’ era ancora l’ ENIT ad Amsterdam, col cavolo che si organizzavano queste cose.
Il che mi conferma che quando uno le regole le conosce molto bene, poi può anche scombinarle, e viene bene lo stesso. Anzi, meglio.
(Mi hanno promesso o minacciata di mettere su Facebook dei film in cui ballavo, spero di no).